«Via i capannoni dai vigneti»

«Via i capannoni dai vigneti» IL «PATRIARCA DEL BAROLO» LANCIA UNA CROCIATA PER RIVALUTARE IL TERRITORIO DEI GRANDI CRU PIEMONTESI «Via i capannoni dai vigneti» Bartob Mascarello: anche il bello fa la qualità il caso Vanni Cornerò LA domanda che il «patriarca del Barolo», Bartolo Mascarello, pone nella sua lettera a «La Stampa» chiede risposte e, nelle terre dei più grandi vini piemontesi, l'allarme è condiviso, ma le speranze nel futuro non mancano. «Un grande prodotto deve avere alle spalle una grande cultura, ma questo, molto spesso, si dimentica sotto l'assalto del benessere dice Giacomo Oddera, produttore storico di Barolo e Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo -. Fortunatamente il prezzo deUe vigne di grande qualità ha frenato l'ampliamento delle aree fabbricabili. Comunque bisogna tener presente che il nostro territorio tradizionale non è solo fatto di vigneti. Oggi - prosegue Oddera, che è anche presidente del Centro studi sul tartufo rischiano di scomparire quelle piccole macchie boschive che sono elementi di equilibrio del paesaggio e con esse anche le "mimere" dei pregiatissimi tartufi. Ogni Comune dovrebbe varare un piano regolatore del verde neUe aree rurali». Da parte sua Bruno Coretto, barolista e assessore alTImmagine del Comune di Alba sottolinea: «L'ho sempre detto: quando si è poveri si commettono errori. I viticoltori francesi erano già ricchi unnsecolo e mezzo fa, noi abbiamo cominciato a crescere davvero da poco più di vent'anni e, inevitàbilmente, sino ad un certo momento ci siamo portati dietro un po'di "mentalità da capannoni". Ma il futuro è dei giovani, che hanno logiche estetiche più rigorose. I capannoni scompariranno, ma non dimentichiamoci che anche queUe brutte strutture hanno dato lavoro a tanta gente. Ora - continua Coretto, nei cui terreni sorge l'ormai celebre chiesetta rivisitata dall'arte di Sol Lewitt e David Tremlet - è arrivato il momento di investùe nel bello e mi auguro che i produttori vitivinicoli facciano un po'di mecenatismo con i molti soldi che negh ultimi anni sono arrivati in Langa». Dal suo ufficio nel cuore dei «Beni di Batasiolo» Fiorenzo Dogliani, amministratore delegato dell'azienda commenta: «Siamo tutti d'accordo: il territorio va salvaguardato da costruzioni che non hanno nulla a che fare con il paesaggio. Le cose però non si possono cambiare daU'oggi al domani e ci vogliono regole certe per tutti. Se prima si è fatto qualcosa di poco consono certo ora si cambierà. Ai tempi in cui si sono commessi certi errori il Barolo si vendeva ad un terzo dei prezzi di oggi. Adesso ci sono capitah da investire in behezza, allora si pensava solo alla praticità ed ai costi». «Siamo giunti anche noi, qui in Langa, a rimpiange le vecchie colture - constata Luigi Cabutto, presidente dell'Enoteca regionale del Barolo - . Così va il mondo agricolo quando è obbligato a seguire solo e comunque le tendenze di mercato. Il paesaggio è prima di tutto dei contadini che devono fame una loro bandiera di qualità, ma anche il turista che ci visita non cerca ormai solo l'enogastronomia vuole sensazioni ed emozioni che poi approdino alla sua tavola come un giusto e naturale complemento eh un percorso dell'anima. Vuole sentùe prima palpitare l'arte della natura e la storia modehata dalla cultura deh' uomo. Quella che qui possediamo e che come in pochi altri luoghi esiste. Forse tutti abbiamo maturato la convinzione che il contatto diretto con la bellezza non sia più soltanto una necessità dello spirito, ma stia diventando un fatto essenziale anche per il benessere fisico. La ragione d'essere del nostro enoturismo è questa». Fuori dai confini della Langa si avvertono gh stessi problemi: così l'Enoteca Regionale del Roero ha avviato un progetto di censimento fotografico e di studio dei «ciabòt», spartani ripari nei vigneti interessantissimi esempi di architettura spontanea contadina. «L' omaggio "Roero: vino e territorio" nasce dalla considerazione della forte personalità del paesaggio viticolo di quest'area e la volontà di accompagnare il processo di crescita del vino Roero - racconta Luciano Bertello, presidente dell'Enoteca - .L'obiettivo è quello di stimolare un senso di emulazione verso il bello. E il progetto per il censimento e il recupero dei "ciabòt" va proprio in questa direzione: un omaggio ed un piccolo aiuto finanziario ai contadini del Roero che recuperano queste costruzioni con interventi ortodossi, anziché abbatterle per far posto alle viti. Ovviamente si guarda anche fuori dal Roero, allargando gh orizzonti, confrontandoci con altre realtà viticole ed agrarie. Questo, credo, è l'unico modo per progredire e mighorare». Vino e territorio sono strettamente legati. Da sempre lo sanno bene i francesi del Bordeaux e •della Borgogna il cui territorio ha subito negli anni quelle poche trasfprmazioni necessarie, ma sempre nel rispetto e nella continuità con un paesaggio rurale che, nel complesso, viene conservato nel tempo. Lo sanno anche alcuni produttori della California lo sanno: gli americani se non hanno alle spalle la storia di un territorio se la inventano. Nelle nostre zone i produttori che hanno una chentela selezionata ricevono la visita di molti dei loro clienti. E' opinione diffusa che un vino come il Barolo, il Barbaresco, il Brunello o altri, bevuto conoscendo di persona l'habitat di produzione, offra sensazioni diverse. Ancora una volta vino e territorio. Ma se questo assunto è, come sembra, vero, ammini¬ stratori e produttori delle nostre zone dovrebbero viverlo con coerenza sino in fondo. E' sempre così? Alla confluenza delle colline Brunate e Cannubi, dove si producono grandi Baroli, a suo tempo vennero costruiti, in modo peraltro assolutamente legittimo, capannoni degni delle peggiori periferie industriali. [...] Mi si dice che queste cose non vanno rese pubbliche, altrimenti ne va di mezzo il buon nome dei nostri vini. Ma se tutto continua ad andare avanti in silenzio, ferita dopo ferita al paesaggio, magari nel rispetto di leggi, norma, procedure, combinati, disposti eccetera dove andremo a finire, o meglio vini impegnativi come il Barolo e il Barbaresco cosa saranno tra dieci o venti anni? E'iegittmo chiederselo senza essere tacciati di conservatorismo? Bartolo Mascarello Sii Bartolo Mascarello, figura storica del Barolo

Luoghi citati: Barolo, Brunate, California, Comune Di Alba, Cuneo