Iran, in ventimila sono ancora sotto le macerie

Iran, in ventimila sono ancora sotto le macerie SI SCAVA FRENETICAMENTE, EVASI SEICENTO DETENUTI DAL CARCERE SEMICROLLATO DI BAM Iran, in ventimila sono ancora sotto le macerie sopravvissuti temono nuove scosse e fuggono in massa dalla città distrutta TEHERAN Centocinquanta persone sono state estratte ancora vive dalle macerie provocate dal terremoto che venerdì ha sconvolto l'Iran sud-orientale e ha distrutto quasi completamente la storica città di Bam. Il bilancio delle vittime cresce, ma si basa solo su supposizioni: i morti e dispersi forse sono 25.000. Ventimila potrebbero ancora essere sotto le macerie. Nessuno tuttavia è in grado di fornire dati certi. Tra i 150 salvati ieri, venti sono stati rintracciati grazie al fiuto dei cani, in Iran amati come nel resto del mondo, ma che lo sciitismo considera «impuri». I morti estratti e già seppeUiti, senza badare ad alcun tipo di rito, nelle fosse comuni, sono circa 5500. Troppi per poter ritardare l'inumazione correndo il rischio di un'epidemia. Bisogna pensare ai feriti, che sono decine di mighaia, forse 50.000, ed ai senzatetto. Con il gelo notturno che minaccia di fare altre stragi. A mighaia i superstiti ieri sono fuggiti dalle rovine di Bam: anche i pochi che hanno avuto la fortuna di avere l'abitazione risparmiata dal sisma non si fidano. Temono che ima nuova ondata di violente scosse di assestamento possa tirare giù quanto è rimasto in piedi. E gli esperti non possono certo assicurare che questo non avvenga, se non assumendosi una responsabilità terribile. Un agente della polizia stradale, intervistato in televisione, ieri riferiva: «Da oggi pomeriggio, e soprattutto questa sera, la gente se ne parte in tutte le direzione: vanno verso Kerman, Zahedan, Yazd e Shiraz». «La gente - commenta - se ne vuole andare alla svelta: sono tutti terrorizzati dall'eventualità di un altro terremoto». E la conferma è visibile sulle strade ancora agibili che collegano Bam al capoluogo provinciale Kerman (200 chilometri verso NordOvest). Mighaia di veicoli carichi all'inverosimile si allontanano in colonna il più lontano possibile dall'epicentro del sisma. Intere famighe cercheran¬ no rifugio presso i parenti, gii amici, o si sistemeranno in ripari di fortuna. Tutto, piuttosto che vivere nel terrore di sentire ancora una volta la terra che trema sotto i piedi. Frattanto la macchina della solidarietà intemazionale si è messa in moto bruciando i tempi: i primi aerei con gli aiuti sono giunti già ieri mattina all'aeroporto di Kerman che è l'unico nella zona in grado di assorbire un traffico intenso. Ottocento, tra soccorritori e personale medico provenienti da moltissimi Paesi dovrebbero sbarcare entro oggi. Impegnate anche tutte le principali organizzazioni internazionali, dalla Croce Rossa, alla Mezzaluna Rossa, alle Nazioni Unite, all'Unicef ad altre organizzazioni non governative. I primi soccorritori di Medici senza fron¬ tiere arrivati in zona testimoniano che «due strutture sanitarie allestite dopo il terremoto sono sovraffollate, prive di acqua, elettricità e medicine». Il regime degli ayatollah ha chiesto aiuto e si è detto disposto ad accettarlo da chiunque, anche dal «grande Satana» americano. Un «chiunque» da cui è stata esplicitamente esclusa soltanto Israele. I soccorritori - hanno comunicato ufficialmente le autorità - non avranno bisogno di visto per varcare le frontiere. Dal carcere di Bam, parzialmente crollato, circa seicento detenuti sono evasi, altri 700 sono stati mandati «in licenza» dalle autorità carcerarie. Settemila agenti inviati a Bam di rinforzo dal governo centrale garantiranno che tra le rovine non si aggirino saccheggiatori: d'altro canto - affermano le autorità - gli evasi non penseranno jrobabilment^ : r ammettere deitti, perché «troppo impegnati nella ricerca dei loro familiari». E in queste ore drammatiche si pensa anche alla possibile riparazione dei danni al prezioso patrimonio storico-archeologico andato distrutto. LEgitto si è reso disponibile a partecipare alla ricostruzione della cittadella di Bam, tutta edificata in argilla rossa con sassi e paglia. Il ministro della Cultura egiziano, Faruq Hosni, ha detto che «gli esperti di archeologia del ministero sono pronti a dare assistenza tecnica per aiutare a salvare e conservare le parti della cittadella che sono sfuggite al disastro». La drammaticità della situazione è riassunta nel commento di un funzionario della Mezzaluna Rossa al problema delle migliaia di bambini rimasti senza genitori. «La questione» ha spiegato al momento neanche si pone: «Può sembrare grossolano, ma non abbiamo altra scelta che darci deUe priorità». Prima dovranno essere affrontati i problemi dei feriti, dell'elettricità, del ripristino delle linee telefoniche. «Non ha importanza sapere - diceva ieri Moharram, un'adolescente, davanti alla sua casa distrutta - se le vittime siano dieci, venti o centomila: siamo tutti morti». [s.rot.] Centocinquanta estratti ancora in vita dalle rovine delle case Venti sono stati salvati dai cani delle squadre di soccorso Un uomo accanto al corpo avvolto in un lenzuolo di un parente morto nella tragedia di Bam: sono già stati sepolti oltre 5500 corpi

Persone citate: Mezzaluna

Luoghi citati: Iran, Israele, Teheran