Tregua tra premier e Colle Ma la verifica si fa dura di Fabio MartiniGianni Letta

Tregua tra premier e Colle Ma la verifica si fa dura IL LEADER E LETTA ESCONO DALLA STANZA AL MOMENTO CLOU Tregua tra premier e Colle Ma la verifica si fa dura Il Cavaliere soddisfatto della «ricucitura» con il Quirinale. Nel Polo reddezza, e l'Udc annuncia: a gennaio non basteranno strapuntini retroscena Fabio Martini ROMA SI svolge tutto in un attimo, come se nulla fosse: il Presidente del Consigho si alza dalla "poltronissima" del Consigho dei ministri, si alza anche il sottosegretario Gianni Letta, si schiudono le porte del salone e i due si ritrovano assieme nel corridoio che conduce allo studio del Presidente. Dentro, senza batter ciglio, tutti i ministri restano al loro posto, il vicepresidente Gianfranco Fini assume i "pieni poteri", Maurizio Gasparri si alza e parla brevemente per illustrare il contenuto del decreto legge. Ma attorno al ministro dehe Comunicazioni c'è il palpabile fervore di chi non aspetta altro che tagliar la corda e affettare il panettone: qualche ministro si alza, qualcun altro bisbiglia. D'altra parte l'istruttoria sul decreto per le tv è stata completata nelle ore precedenti e infatti, dopo un breve intervento di Gasparri - non più di 15 minuti - nessuno chiede di parlare e si approva il testo. Prosaicamente può calare il sipario: i ministri si alzano, Berlusconi riappare nella sala del Consigho e fa «tantissimi auguri» a tutti. Si è consumato così il passaggio simbolicamente forse più critico per il Presidente-proprietario da quando si trova a palazzo Chigi: Berlusconi non ha partecipato al dibattito e al voto, ma sarà lui a mettere la firma sotto il decreto che "salva" Rete 4. Certo, non è stata una prima volta. La stessa scena si era consumata il 6 settembre del 2002, quando al Consigho dei ministri si era discusso il disegno deha legge Gasparri: anche allora presidente e sottosegretario erano usciti e su di loro era piovuta la sulfurea ironia del presidente Cossiga: «Spiritosi...». Ma a Berlusconi stavolta stava a cuore soprattutto lanciare un messaggio distensivo verso Carlo Azegho Ciampi. Durante la giornata, ma anche due giorni fa, ci sonò stati intensi contatti col Colle e in serata Berlusconi confi- dava di essere soddisfatto: «Il decreto funziona, col Quirinale abbiamo ricucito». E ieri sera, almeno sul decreto, sembrava essere tornato per qualche ora il sereno anche nella maggioranza: a fine giornata, a chi chiedeva a Maurizio Gasparri se le novità del decreto (procedura sanzionatoria, tempi certi per la verifica, più poteri all'Authority) basteranno a compiacere Ciampi e la Consulta, il ministro dehe Comunicazione rispondeva col sorriso suhe labbra: «In un campo come questo, non è tutto bianco o nero: molte cose sono a colori. Come la televisione». Ma la luna di miele nella maggioranza è destinata a durar poco. Passato Natale e subito dopo il messaggio di fine anno del Capo dello Stato, Berlusconi e i suoi alleati saranno chiamati ad una maxi-verifica nella quale hanno via via finito per depositarsi temi corposi: legge Gasparri, par condicio, squadra di governo, poteri del ministero dell'Economia. Dice il leader Udc Marco Pollini: «Per la Gasparri occorre una riscrittura», «mantenere la legge sulla par condicio è una idea intelligente» e quanto aha pohtica economica «serve una maggiore collegialità». In queste ore Gianfranco Fini sta più al coperto, ma l'asse con Casini e Pollini per ora tiene. E Berlusconi? Il Presidente ironizza sul teimine democristiano usato per il confronto di gennaio («verifica, una brutta parola deha vecchia pohtica...»), ma anche lui deve decidere se affrontare ah'attacco un inizio anno che si preannuncia decisivo per i rapporti nella maggioranza. Per il momento Berlusconi ha diffuso un generico invito per gennaio ai segretari della maggioranza e ai ministri, lo ha fatto via etere («nessun invilo formale ci è arrivato sinora», fanno sapere dall'Udc), anche se il presidente del Consiglio ha intenzione di disinnescare la mina-Gasparri prima che il testo del decreto e quello del ddl affrontino in parallelo il passaggio parlamentare. Ma cosa metterà sul piatto della bilancia il premier? Berlusconi sa bene che gli alleati, a partire dal 26 gennaio quando la Gasparri tornerà aha Camera, hanno a disposizione decine di votaziom segrete e dunque deve disporsi ad un compromesso suhe altre questioni. Ma lui lo ha ripetuto anche in queste ore: «Si tolgano dalla testa un Berlusconi-bis». Riproporrà un restyling con la promozione di Adolfo Urso a ministro e l'ingresso al governo di Sergio D'Antoni? I centristi storcono la bocca. Nel dibattito a porte chiuse deha Direzione Udc di due giorni fa, uno degh uomini di punta del partito. Bruno Tabacci, lo ha detto chiaro : «A noi gh strapuntini non interessano. Con che faccia poi andremmo in campagna elettorale? Serve un nuovo governo e un nuovo programma». Ma anche Berlusconi è intenzionato a giocarsi tutto alle Europee del 13 giugno: «Forza Italia - ha dettq ai suoi - è e resterà il partito-guida deha coalizione e il nostro obiettivo deve essere quello di superare il 30 per cento». I centristi chiedono «maggiore collegialità» in politica ed economia, decisi a mantenere inalterata la legge sulla par condicio: «Serve un nuovo governo e un nuovo programma» Il sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta

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