Putin «perdona» il debito all'Iraq in nome del business di Anna Zafesova

Putin «perdona» il debito all'Iraq in nome del business LA RUSSIA POTRÀ' PRENDERE PARTE ALLA RICOSTRUZIONE Putin «perdona» il debito all'Iraq in nome del business Cancellati 4,5 miliardi di dollari di tassi di interesse ma Mosca potrebbe dire sì alla cancellazione totale Anna Zafesova MOSCA La Russia ha accettato di «perdonare» all'Iraq il suo debito pur di rientrare nella grande partita delle commesse irachene. Ieri, dopo aver per mesi rifiutato perfino l'idea di cancellare il debito accumulato da Saddam Hussein, Mosca - che rimane il maggior creditore di Baghdad con 8 miliardi di dollari - ha accettato di ristrutturare il debito. «Abbiamo avuto una promessa, una promessa molto ouona», ha annunciato ieri il presidente del Consiglio di governo provvisorio dell'Iraq Abdel Aziz al-Hakim dopo aver incontrato al Cremlino Vladimir Putin. La «buona promessa» consiste, secondo le j-rime indiscrezioni, nella cancellazione dei 4,5 miliardi di dollari di tassi d'interesse, mentre i 3,5 miliardi di debito base verranno ristrutturati nell'ambito del club di Parigi". Ma pare che Putin sia disponibile a «perdonare» - questo è il termine che i russi preferiscono usare parlando del debito di Baghdad - anche il resto, a condizione che le compagnie russe abbiano accesso alle commesse per la ricustruzione postbellica nel golfo Persico. Una fonte anonima del Cremlino si è confessata ieri sera con l'agenzia «Interfax», mettendo le cose in chiaro per chi non avesse capito: «L'alleviamento del fardello dei debiti dell'Iraq è strettamente connesso ai nostri interessi laggiù». Fino a pochi giorni fa la Russia si rifiutava di discutere la cancellazione del debito iracheno, e solo la settimana scorsa il ministro della Difesa Serbej Ivanov ha escluso perfino la possibibtà di discutere l'argomento. Ma venerdì scorso a Mosca è arrivato James Baker, portando a Putin il consenso alla ristrutturazione del debito di Francia e Germania. Poco prima è uscita la «lista nera» del Pentagono che vedeva esclusi dalla ristrutturazione irachena Mosca, Berlino e Parigi, ma Sean McKormick, rappresentante del consiglio di sicurezza nazionale Usa che accompagnava Baker nel suo tour europeo, ha fatto capire che i Paesi esclusi potrebbero nonostante tutto rientrare in gioco, «se cambiano le loro condizioni». Un'allusione che Mosca ha colto e interpretato nel modo giusto, anche perchè era evidente che il nuovo potere iracheno avrebbe disconosciuto i debiti contratti da Saddam. Il calcolo ha vinto su eventuali ragionamenti politici, e ieri Putin ha prospettato alla delegazione irachena 4 miliardi di dollari di investimenti russi nell'immediato futuro. La risposta di alHakim è stata immediata: l'Iraq, ha detto, «è aperto a tutte le compagnie russe». La presenza russa nel golfo, soprattutto nei campi petroliferi, era stata una delle principali carte che Mosca aveva giocato nei mesi precedenti alla guerra, cercando di salvare i contratti già firmati ai tempi di Saddam e bloccati dal regime delle sanzioni. Ieri alle trattative con i rappresentanti del governo provvisorio iracheno è miracolosamente resuscitato l'ormai sepolto progetto di Ruma ovest-2 : un giacimento stimato in 20 miliardi di barib, per il costo di 6 miliardi di dollari, per la società semistatale Lukoil. Il tentativo dei russi, alla vigilia della guerra, di avere garanzie dagU Usa ha spinto Saddam a rompere il contratto. Ma ieri al-Hakim ha incontrato il presidente della Lukoil Vaghit Alekperov e il 29 dicembre una delegazione della società partirà per l'Iraq. Secondo Igor Jusufov, ministro dell'Energia russo, gli iracheni sono disponibili non solo a riprendere i contratti già firmati, ma anche a «programmi nuovi di cooperazione». A Mosca ieri, dopo i colloqui con gli iracheni e la riapertura improvvisa della trattativa sulle commesse, regnava un'atmosfera leggermente euforica. Il ministro dell'Economia Gherman Gref ha annunciato di stare già preparando la Usta delle aziende russe che potrebbero partecipare alla ricostruzione irachena. La base industriale dell'Iraq è stata in gran parte costruita dall'Urss e Mosca oggi spera che questo potrà avvantaggiarla nella concorrenza. Che arriva anche dalle ex repubbliche sovietiche: l'Ucraina (che non figura nella lista nera del Pentagono) apre una missione commerciale a Baghdad. Ma la Russia non ha intenzione di farsi sfuggire nulla: Gref parla ormai di un «inventario dei nostri interesse in Iraq» e pro¬ mette affari «non per centinaia di milioni, ma per miliardi di dollari». Per gli scettici il ministro ha aggiunto di averne già parlato con il suo omologo americano e di avere «trovato un'intesa». Ma le offerte arrivano anche da altre parti: il rappresentante commerciale iraniano a Mosca ha ieri proposto ai russi un'alleanza negli affari con l'Iraq, promettendo in cambio una «precedenza» nelle trattative economiche con Teheran. Incontro al Cremlino tra il capo del Consiglio provvisorio iracheno, Abdel Aziz al Hakim, e II presidente Putin