Ultima fermata per la Nato :inite le alleanze permanenti

Ultima fermata per la Nato :inite le alleanze permanenti UNA RIVOLUZIONE PER LE PRIORITÀ DELLA DIFESA Ultima fermata per la Nato :inite le alleanze permanenti Nella filosofia americana è il concetto di «missione» a determinare la coalizione Perdono peso le vecchie istituzioni della guerra fredda. L'Europa non è più strategica Francois Heisbourg* N termini strategici, la rete di alleanze difensive permanenti costituita dopo la seconda guerra mondiale tra l'America e i suoi alleati europei e asiatici appartiene al passato. Questo è conseguenza dei cambiamenti di fondo avvenuti nel sistema intemazionale e non solo del dogmatismo dell'amministrazione Bush. La «morte deUe alleanze» è l'effetto diretto della fine della guerra fredda e dell'insorgere di nuove minacce per la sicurezza. Nel nuovo scenario, l'America è la sola superpotenza. Si opporrà attivamente all'emergere di eventuali concorrenti, siano essi la Cina o l'Unione europea. La Casa Bianca ha formalizzato questo obiettivo neJa sua «Strategia per la sicurezza nazionale» nel settembre 2002. In generale «sono le missioni a determinare le coalizioni», come ha sentenziato il segretario della difesa Donald Rumsfeld dopo gh attacchi dell'I 1 settembre. Le alleanze permanenti non sono più essenziali, lo sono invece le missioni. Questo perché la minaccia costante dell'Unione Sovietica ha lasciato il passo a sfide e minacce sempre diverse. L'Europa non è più l'area di maggior importanza strategica per l'America. Questo spostamento da politiche incentrate sulle alleanze a coalizioni ad hoc non è specifico dell'America, ma è un fenomeno generale che riguarda anche i partner stessi dell'America. Lo testimoniano le politiche di rottura delle alleanze della «nuova» e della «vecchia» Europa durante la crisi irachena. È vero che queste tendenze sono state amplificate dalle persone; l'allentamento dei legami di alleanza e la sacrificabihtà delle unioni hanno assunto un carattere inutilmente astioso. Ma quel che più importa sono i cambiamenti che ne costituiscono il fondamento. Quali che siano i risultati delle elezioni presidenziah del 2004, è improbabile che l'America ritomi a quel sistema multilaterale che è stato predominante, con vari gradi di intensità, dal 1941 (dopo la dichiarazione atlantica e Pearl Harbour) al 2001 (insediamento di George Bush e attacchi terroristici deh'11 settembre). Questo non significa che l'America non disponga di alternative strategiche. Dopo tutto prima del 1941 l'America ha di volta in volta vissuto fasi di impegno e di disimpegno, di espansione e di isolazionismo. L'America può scegliere se ritirarsi nel suo guscio. Se il costo militare, finanziario e politico dell'intervento volto a rimodellare il Medio Oriente si rivela insostenibile, lo Stato americano potrebbe focalizzarsi sulla protezione del proprio territorio piuttosto che accoharsi gli oneri di missioni oltremare. Particolarmente a rischio è proprio la Nato, ovvero la manifestazione più profonda e durevole delle alleanze permanenti, che peraltro ha già cessato di essere una macchina da guerra. La campagna aerea del Kosovo è stata la prima e ultima guerra importante condotta da questa organizzazione. Con meno dell'ago delle forza militare americana destinata alla Nato, tutte le operazioni con una componente americana importante saranno necessariamente guidate da una catena di comando americana, e non dalla Nato. Sebbene la Nato sia stata una formidabile leva per le riforme democratiche nei Paesi post-comunisti che aspirano a farvi parte, oggi sta diventando uno strumento inutile proprio perché si apre agh ex Paesi dell'Est. La Nato comunque rimane un importante fornitore di interoperabilità e di standardizzazione per le forze armate dei suoi Paesi membri, anche se difficilmente l'America rimarrà interessata a questa funzione di «fomitore di servizi», specie se gh europei continueranno a ridurre le spese per la difesa. Infine, le modalità operative della Nato sono sempre più queUe di un'organizzazione regionale dell'Onu, come dimostrano le operazioni di mantenimento della pace nei Balcani e più di recente a Kabul. Questo restringimento delle mansioni corrisponde solo a una parte deUe relazioni transatlantiche globali e, strategicamente parlando, non alla parte più importante. Le sfide «reali» per la sicurezza del mondo, come la crisi irachena o in prospettiva l'Iran o la Corea del Nord, non vengono affrontate in prima istanza nei consigh deh' Alleanza. Le relazioni strategiche con la Russia o la Cina non vengono gestite solidalmente né dall'America, né dai suoi alleati europei o asiatici. Nemmeno la lotta al terrorismo viene condotta, se non marginalmente, tramite il sistema deUe alleanze. Le pohtiche strategicamente importanti come la gestione delle crisi africane o le iniziative di pace nel Medio Oriente sono modellate e attuate al di fuori dei tradizionali rapporti d'alleanza. Questo inaridimento delle alleanze permanenti sarà ancora più evidente nel 2004, quando gli Stati Uniti si ripiegheranno su se stessi per l'anno elettorale. Il 31 dicembre 2003 l'attuale segretario generale della Nato Lord Robertson, energico ex ministro della difesa britannico, cederà la mano a Jaap de Hoop Scheffer, ministro degh esteri olandese. La concorrenza per il posto è stata molto fiacca. C'era da aspettarselo. *direttore della Fondation pour la Recherche Stratégique E' del tutto improbabile che Washington ritorni al sistema di rapporti multilaterali instaurato dopo la conclusione del conflitto mondiale La gara per succedere al segretario atlantico Robertson è passata quasi inosservata E' il segnale dei tempi che stanno cambiando Doppio siluro. Metamorfosi forzata per l'Alleanza Atlantica

Persone citate: Bush, Donald Rumsfeld, Francois Heisbourg, George Bush, Hoop Scheffer, Lord Robertson, Robertson