Una grande passione per la libertà

Una grande passione per la libertà I DIRITTI IN GABBIA Una grande passione per la libertà .'appello di Ibrahim, ex premier malese in carcere Anwarlbrahim* malaysiani hanno sentito per la prima volta il sapore della democrazia in occasione delle elezioni nazionali del 1959. Meno di vent'anni dopo, ho sentito per la prima volta il sapore della prigione per aver stigmatizzato la piaga dell' emarginazione delle masse rurali. La Legge sulla sicurezza intema, usata contro di me e migliaia di altri, era stata introdotta dagli inglesi come arma contro il terrorismo comunista. La minaccia comunista è ormai diventata storia, ma la legge rimane e oggi viene usata per reprimere anche la minima forma di dissenso. La Malaysia non è il solo paese asiatico che si proclama democratico e intanto perseguita i dissidenti. In gran parte della regione, lo spazio per la democrazia è schiacciato da leggi draconiane, servilismo dei mass-media, collusioni tra giudici e pohtici, repressioni poliziesche su chi critica i governi. Quando fu assassinato Benigno Aquino, icona dei perseguitati pohtici filippini, e il "potere popolare" cacciò via il dittatore Ferdinand Marcos, gh attivisti democratici intravidero un vero punto di svolta per tutta la regione. Ma gli autocrati della regione devono aver colto subito il presagio infausto, tanto che l'oppressio- ne politica è continuata come se niente fosse. Mentre scrivo, nel mondo non si sa ancora nulla del destino della maggiore personalità democratica dell'Asia, Aung San Suu Kyi. Per un momento, nella scia della crisi finanziaria asiatica di fine anni '90, i democratici hanno intravisto un bagliore di speranza all'orizzonte del Sud-est asiatico. Anche all'interno dell'establishment si levavano voci sulla necessità di riforme politiche, in parte come misura protettiva contro i futuri sconvolgimenti economici. E infatti l'Indonesia e la Tailandia hanno fatto notevoli progressi verso la maturità democratica. Questo nuovo ottimismo è crollato assieme alle Twin Towers di New York. A causa di questo atto barbarico, la terra ha iniziato a tremare sotto le fondamenta democratiche che gh attivisti del Sud-est asiatico avevano costruito con coraggio e a prezzo di tanti sacrifici personali. Ironicamente, l'epicentro di questo terremoto non è tanto il terrorismo, quanto la lotta al terrorismo stesso intrapresa in nome della libertà e della democrazia. Invece di consolidare le energie democratiche della regione, ha finito per favorire l'autoritarismo. I regimi autoritari gongolano rinvigoriti sulla cosiddetta saggezza di leggi e decreti repressivi. Sotto la pressione degh Stati Uniti, hanno dato un giro di vite sul dissenso accusando i dissidenti di essere terroristi o talebani. Poi invece, per pacificare l'opinione pubblica intema, strillano contro gh americani, tacciando l'amministrazione Bush di ipocrisia e doppiezza. I mezzibusti di regime parlano di congiure imperialistiche, condannano il trattamento americano dei terroristi e accusano gli Stati Uniti di violazioni dei diritti umani, ignorando volutamente quel che accade nel loro cortile di casa. Prima della caduta del muro di Berlino, alcuni paesi del Sud-est asiatico potevano dirsi più democratici dei paesi dell'Europa dell'est. Avevano sistemi multipartitici e elezioni regolari, mentre gli europei dell'est vivevano sotto dittature monopartitiche. Ma il seme della democrazia piantato in questi paesi quando hanno raggiunto l'indipendenza non è mai cresciuto in modo sano e rigoglioso. Viceversa, è stato avvelenato e mutilato fin quasi alla morte. La democrazia non può crescere senza dei veri democratici, finché le abitudini del cuore non vengono instradate verso la passione per la libertà e il disprezzo per il fanatismo. Motivi di speranza per il 2004 Non mancano tuttavia i motivi per essere ottimisti. Induriti dalla prigione e da altre forme di oppressione, i veri democratici del Sud-est asiatico stanno emergendo, ispirando i giovani ai valori della libertà e della dignità. Gli attivisti della società civile stanno allargando i confini dello spazio democratico. Per eludere le restrittive leggi sulla stampa si è verificata una vera e propria fioritura dei giornali via Intemet, aprendo così la strada per un libero scambio di idee. Giovani scrittori di talento, amanti della propria libertà, pubblicano riviste indipendenti e producono altri samizdats. Nella mia cella di prigione trapelano voci su giovani istruiti, laureati di università locali e occidentali, e perfino laureati in teologia dell'Università al-Azhar del Cairo, che si riuniscono per discutere rilluminismo dì Kant e autori come Popper e Hayek. In questo contesto, la dottrina di non interferenza dell'Associazione delle Nazioni del Sud-est Asiatico (Asean) appare assolutamente anacronistica. L'importanza del gruppo deve essere basata sulla sua prontezza nel trovare il coraggio di un impegno verso la democrazia. È questo il modo migliore per collaborare contro il terrorismo, in particolare contro le cellule militanti musulmane che operano nella regione. È anche il modo miglio¬ re per assicurare la cooperazione economica. L'Asean deve guardare a nord, verso il Giappone, la Corea del Sud e Taiwan, nazioni le cui economie si sono rafforzate dopo aver ricevuto una forte iniezione di democrazia. Senza dimenticare l'India, la democrazia dell'Asia più grande e culturalmente esuberante, un paese che potrebbe diventare una superpotenza se solo riuscisse a tenere a freno i suoi fanatici indù. I paesi della regione devono consolidare le proprie istituzioni democratiche: devono assicurare elezioni libere e imparziali e sostenere la supremazia delia legalità. La regione deve svincolarsi dal suo gretto capitalismo e abbracciare la trasparenza di governo e l'economia di mercato. I diritti costituzionali sono fondamentali. Con il diffondersi della globalizzazione, le istituzioni e le prassi incompatibili con i dettati costituzionali sarebbero via via messe con le spalle al muro. Un Sud-est asiatico veramente democratico potrà generare il senno politico creativo necessario per abbracciare insieme modernità e cosmopolitismo. *ex primo ministro della Malaysia, scrive dal carcere (dove deve scontare una condanna a 15 anni per aouso di potere e sodomia) sulla vìa asiatica verso dilaverà democrazia «I veri democratici emergenti aprono le nuove generazioni ai valori della libertà e della dignità Ma i tragici eventi dell'I! settembre hanno minato l'ottimismo anche degli attivisti del Sud-Est asiatico» «Non mancano comunque segnali che lasciano ben sperare per il futuro Per eludere la censura sulla stampa indipendente c'è stata una rapida fioritura di giornali telematici I giovani ora discutono su Kant e Popper» «Molti guardano con speranza all'India un paese grande ed esuberante che può diventare una vera superpotenza se riesce ad arginare il fondamentalismo indù» Doppio gioco. «La Malaysia non è il solo paese asiatico che si proclama democratico e intanto perseguita i dissidenti» In prigione; Anwar Ibrahim indica la sua ricetta per far crescere il Sud Est Asiatico

Persone citate: Anwar Ibrahim, Benigno Aquino, Bush, Ferdinand Marcos, Hayek, Kant, Popper, Towers