Basta con le barzellette viva i moderni Wodehouse

Basta con le barzellette viva i moderni Wodehouse Basta con le barzellette viva i moderni Wodehouse CHE riso regalare a Natale? Cominciamo a dime imo che NON regalerei. Le antologie di barzellette. Le barzellette si ascoltano, mica si leggono. Chi le compra lo fa per impararle e poterle pòi ripetere agli amici, rinnovando una pessima abitudine che risale agli anni della scuola e che consiste nel considerare il libro qualcosa di utile: manuale di studio o di istruzioni per l'uso. Mai ciò che dovrebbe essere: godimento puro. Anni fa Gino S- Michele intuirono che per convincere i non lettori a leggere bisognava costruire dei non libri, stampando su carta le parole della nuova tradizione orale che ha sostituito i proverbi: le barzellette, appunto. Il successo clamoroso inaugurò una catena di Sant' Antonio che nel tempo ha imparato a viaggiare su Internet e gh sms dei telefonini, per terminare però sempre la sua corsa in libreria: raccolta dopo raccolta, siamo finiti a Totti e adesso alle Cicale. Chissà se arrivati ai Rospi ci fermeremo. Stretta parente delle Formiche è quell'altra consuetudine nostrana di pubbhcare le battute e i monologhi dei comici televisivi, ultima Sabina Guzzanti. Ma il libro del comico ha il ritmo del parlato, non dello scritto. Sfrutta l'ondata di una moda oppure diventa mero supporto della videocassetta allegata. La chiamano multimedialità. In realtà è la stampa che si inchina all'immagine pur di mangiare le briciole del cenone altrui. E' che da noi il prestigio della parola scritta è modesto: basti pensare allo scarso risp .^to dei copioni che ha sempre caratterizzato i registi cinematografici più osannati. Fellini, per esempio, che pure nel suo periodo migliore aveva al fianco un genio della scrittura satirica come Flaiano. Siamo stati il paese della commedia dell'arte, dove si recitava su un canovaccio, l'improwisazione era tutto e il peso specifico del testo quasi zero. Lo siamo ancora. Provate a leggere una gag scompisciante di Totò, Sordi o Benigni: senza la loro recitazione non vi farà neanche sorridere. L'unico grande comico recente ad avere dignità letteraria è Paolo Villaggio. Il suo primo Fantozzi (Bur, pp. 185,6 7), zampillante di invenzioni lessicali, è un libro che ancora oggi strappa risate autentiche. Da ragazzino mi smarrivo estasiato in quel! universo gogoliano di direttori siderali e contesse Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare. Il mio preferito era il resoconto del weekend aziendale a Parigi, a bordo di «un tragico Savoia Marchetti», con Fantozzi che sorprendeva il pilota a consultare «un curioso manuale» dal titolo «Come si guida un aereo». Un altro autore italiano da incartare col fiocco è lo Stefano Benni del Bar Sport o meglio ancora del Bar sotto il mare, (Feltrinelli, pp. 200, « 6.50), una sfilza di racconti che fanno il verso a tutte le peggiori americanate in circolazione. Memorabile la caricatura degli scrittori californiani depressi, con le loro storie di ricchi annoiati, cocainomani e smaniosi soltanto di ammazzarsi. Benni scrive di un tipo che ha il nonno suicidato, il padre pure e lo zio che è già andato a vivere sul balcone. Nel Bar sport, invece, si staglia la Luisona, la pasta da esposizione che nessuno mangia da anni: una creatura che da sola basterebbe a far entrare Benni nel pantheon della letteratura comica. Il suo stile è agile e potente, da centometrista del racconto. Non abbastanza leggero per reggere la maratona di un romanzo (ne ha scritti tanti, ma secondo me nessuno vale le due raccolte citate). Del resto il grottesco è la dimensione satirica più adatta agli italiani fin dai tempi dei Romani, che affollavano le commedie di Flauto, ma a quelle più raffinate di Terenzio preferivano i combattimenti al Colosseo. L'umorismo ci appartiene meno. Ha bisogno di cieli piovosi per crescere e possiede un tono lieve e surreale nel quale molti lettori si smarriscono, non riuscendo a capire se chi scrive in quel modo stia dicendo sul serio oppure no. L'ironia è una forma di autodifesa contro la commozione che, nelle mani di un Dickens, finisce per diventare la più commovente di tutte. Non è mai volgare, ma non è necessario che sia profonda. Il maestro del genere resta l'inglese P.G. Wodehouse, il cui stile «british» conquista e plasma a tal punto chi lo legge, che si finisce per scrivere un po' come lui. La sua lezione, adeguata ai tempi, sopravvive in Nick Hornby. Il long seller Alta Fedeltà (Tascabili Guanda, pp. 256, « 7.50) contiene uno degli «attacchi» umoristici più fulminanti degli ultimi anni. Un uomo si rivolge alla ragazza che lo ha appena lasciato, stilando una classifica di cinque donne e commenta: «Ecco quelle che mi hanno ferito davvero. Ci vedi forse il tuo nome lì in mezzo, Laura? Ammetto che rientreresti fra le prime dieci, ma non c'è spazio per te fra le prime cinque.» Per poi concludere: «Se volevi veramente incasinarmi, dovevi arrivare prima». Impossibile, per un wodehousiano militante, non notare la somiglianza di approccio con il Maestro: «Se si scruta l'elenco delle creature femminili che sono stato sul punto di posare ai miei tempi, l'occhio si ferma su quello di Onoria Glossop e un brivido passa per le ossa. Lo stesso accade quando ci volgiamo alla lettera B e troviamo Madeline Basset. Però, tutto Vconsiderato, soppesato questo e quello, sono sempre stato . incline a credere degna del primo posto in classifica Fiorenza Craye». (P.G. WoJ dehouse, La gioia è col —^ mattino). Nei grandi umoristi è difficile trovare la battuta secca che faccia ridere. E' la stoffa che usano per cucire il loro vestito che ha una consistenza diversa da tutte le altre e lentamente ti trascina in una dimensione obliqua della realtà, che spesso è la prospettiva migliore per vederla davvero. Quando un romanzo come II Diario di Bridget Jones di HelenFielding (Sonzogno, « 12.50) diventa film, perde sempre qualcosa. Perché nei libri umoristici la trama è niente, senza la scrittura. Cominci a leggerli con una smorfia curiosa sulle labbra e quando hai finito la smorfia è ancora lì, ad alleggerirti il cuore. Massimo Gramellini L'unico grande comico recente ad avere dignità letteraria è Paolo Villaggio: il suo primo Fantozzi, zampillante di invenzioni lessicali, è un libro che ancora oggi strappa risate autentiche. Poi ci sono gli scrittori veri: Stefano Benni e Nick Hornby... Poi ci sono gli scrittori veri: Stefano Benni e Nick Hornby... finiti a Totti e adesso alle Cicale. Chissà se arrivati ai Rospi ci fermeremo. Stretta parente delle Formiche è quell'altra consuetudine nostrana di pubbhcare le battute e i monologhi dei comici televisivi, ultima Sabina Guzzanti. Ma il osannati. Fellini, per esempio, che pure nel suo periodo migliore aveva al fianco un genio della scrittura satirica come Flaiano. Siamo stati il paese della commedia dell'arte, dove si recitava su un canovaccio, l'improwisazione era tutto e il peso specifico del siderali e contesse Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare. Il mio preferito era il resoconto del weekend aziendale a Parigi, a californiani depressi, con le loro storie di ricchi annoiati, cocainomani e smaniosi soltanto di ammazzarsi. Benni scrive di un me nessuno vale le due raccolte citate). Del resto il grottesco è la dimensione satirica più adatta agli italiani fin dai tempi dei che strenna fa. AVETE presente il gesto che facciamo noi che per le feste regaliamo libri? Porgiamo con qualche esitazione il pacchetto nfiocchettato e a mo' di scusa pronunciamo la frase: «Il libraio mi ha detto che se non ti piace o Ihai già etto puoi sempre cambiarlo». Proviamo dunque a suggerire otto titoli, anto se non vi garbano potete sempre cambiarli (e scoprire quanti euro ha speso il donatore). Non prendiamo in considerazione i libri su (e spirati da) Berlusconi che rappresentano ormai una categoria a sé, un'industria neanche tanto piccola. Così come escludiamo i libri di diretta derivazione televisiva che viaggiano ncellofanati con la videocassetta. Cominciamo da un ritomo, che va centellinato: le formiche che una volta nel loro piccolo si arrabbiavano. Ai nomi di Gino e Michele si aggiunge in copertina quello di Matteo Molinari che aveva già collaborato alle precedenti raccolte. Le formiche e le cicale (Kowalski, pp. 278, « 12,50) contiene "1000 nuove battute mai pubblicate prima". Oltre a quelle intenzionali («1 dilettanti hanno costruito l'Arca, i professionisti il Titanio») ci sono quelle involontarie, come questa di Agostino Sacca, pronunciata per giustificare un flop di Fanariello: «Se non ci fosse stata la guerra il risultato sarebbe stato più alto». O quest' altra, detta al Giornale Radio: «1 fedeli erano così numerosi che è stato necessario dividerli in due». Due titoli della rassegna li riserviamo agli eroi della tv. Con Mare mosso bandiera rossa (Kowalski, pp. 219, 6 11,50) Paolo Cevoli dopo Cent'anni di chi» umdegli urivolgeappenaclassificommehanno forse ilLaura?sti fra lspazio que.» Pvolevi dovevi Impsiano msomigliMaestrdelle crno statmiei tquellobrividstesso mo alMadeVconsie qu. incprFiJ de—^ masti è disecca stoffa loro vstenzalentamdimenche spglioreQuanDiarilenFdivencosa. la tratura. smorfiquandancorUMORISMO E DINTORNI Formiche e Meduse, un po' di Roncofritto leggete è molto probabile che comate a comprare l'altro titolo di Sedaris disponiLDe da noi, Ciclopi. Per coloro che si propongono di sfruttare la vacanza per rileggere un classico, ne suggeriamo due, uno piccolo e uno grande. Cominciamo dal piccolo: Baldini S- Castoldi ristampano Alpinisti ciabattoni del vercellese Achille GioMAMondale tavoldi TfLcdole Do190, e rena

Luoghi citati: Parigi, Sant' Antonio