«Abbiamo decapitato le nuove Br» di Guido Ruotolo

«Abbiamo decapitato le nuove Br» PARLA IL CAPO DELL'ANTITERRORISMO DOPO L'OPERAZIONE AL QUARTIERE PRENESTINO «Abbiamo decapitato le nuove Br» Gratteri: individuati con una lettura attenta dei dati tecnologici intervista Guido Ruotolo ROMA ERA stato telegrafico, in conferenza stampa, Francesco Gratteri, direttore dell'Antiterrorismo, limitandosi a presentare il successo del lavoro investigativo che ha portato alla scoperta del deposito e della Santabarbara delle Br di via Montecuccoli come il frutto di una «paziente, metodica, ostinata attività di ricerca». Adesso aggiunge: «Le nuove Br sono state decapitate, il suo vertice disarticolato». Gratteri, una vita professionale dedicata alla cattura dei latitanti di mafia, è un investigatore «puro». Da quando è all'Antiterrorismo è una delle punte del «tridente» a cui si deve questa stagione felice della lotta all'eversione brigatista. Le restanti due sono rappresentate dal direttore dell'altro servizio della polizia di Prevenzione, Gianni Luperi, e dal responsabile della Digos romana. Franco Gabrielli (per il quale il questore di Roma ha già proposto una promozione per meriti speciali). Gratteri, l'altra sera è stato tra i primi a raggiungere lo scantinato di via Montecuccoli; «Più che la quantità di materiale ritrovato - commenta - mi ha colpito il modo di custodirlo. La sensazione era di trovarsi di fronte a un materiale "congelato", da conservare, non immediatamente utilizzabile, che era nelle disponibilità di un vertice dell'organizzazione che oggi è detenuto». Dal punto di vista investigativo colpisce questa sorta di «caccia al tesoro» in corso con le Br. La sparatoria sul Roma-Arezzo consegna agli investigatori le prime chiavi per l'accesso in quel mondo. Poi il blitz di ottobre fornisce altri spunti investigativi che porteranno all'arresto di altri tre «sospetti». E adesso il covo che certamente produrrà nuovi sviluppi, forse nuove arresti... «L'inchiesta sulle Brigate Rosse nel corso di questi anni, a parti¬ re dall'omicidio di Massimo D'Antona, si è sviluppata per fasi. Inizialmente, è stata a tutto campo e si è iniziato a raccogliere dati che in quel momento potevano sembrare non avere un significato preciso». Ma a un certo punto, questo lavoro ha consentito l'individuazione di Nadia Lioce e Mario Galesi... «L'importanza di una indagine sta nel seguire un metodo che non deve essere rimesso all'improvvisazione. E deve fondarsi sull'esperienza e professionalità degli investigatori, sugli strumenti tecnologici che oggi sono a disposizione e, infine, sulla conoscenza del fenomeno. Il segreto del successo sta nell'aver saputo fondere questi elementi, nell'aver reso produttivo questo metodo scientifico di procedere. E' l'esperienza che ci ha consentito di conoscere i personaggi, di immedesimarci nel loro modo di agire, di pensare. E' questa conoscenza che ci ha portato a leggere non asetticamente i dati fomiti dalla tecnologia, per esempio i tabulati telefonici». Ma la svolta è avvenuta con la sparatoria sul Roma- Arezzo, con il ritrovamento dei palmari, delle schede telefoniche, degli appunti. E' a partire dal 2 marzo scorso che si è riusciti a dipanare questa matassa brigatista? «Fino ali omicidio Biagi, il percorso investigativo si stava delineando. Il materiale acquisito il 2 marzo scorso è andato a incastrarsi perfettamente con gli elementi che erano stati raccolti prima e naturalmente ha avuto una sua forza autonoma, consentendoci di risalire agli altri militanti brigatisti». Dopo tanti anni, questa è la prima indagine contro una grande organizzazione «criminale» che non ha avuto bisogno dei collaboratori di giustizia. Insomma, una indagine <(pura».... «Guardando al futuro, l'individuazione del covo, la sede dove l'organizzazione conservava la sua dotazione sia militare che di carattere ideologico-strategico, ci ha consentito molto probabilmente di interrompere, di creare un cortocircuito di comunicazione e di trasmissione del "testimone"». In via Montecuccoli non sono state trovate le armi utilizzate per gli omicidi e per le rapine di autofinanziamento. E, soprattutto, non è stata ancora fermata l'affittuaria dello scantinato, Diana Blefari Melazzi. Cosa significa? Che esiste ancora una organizzazione in grado di garantire la latitanza a una militante o simpatizzante delle Br? «Per il momento possiamo solo fare delle ipotesi: la donna può aver trovato ospitalità da qualcuno che fino a ieri non sapeva perché fuggiva. Ma può darsi anche che ci sia ancora qualche altro elemento che ha assunto un ruolo non organico ma di semplice fiancheggiamento delle Br». E le armi? «Non è escluso che la pistola degli omicidi di Roma e Bologna sia stata occultata da qualcuno oggi detenuto. Sono ottimista, la lettura della documentazione e l'esame del materiale ritrovato in via Montecuccoli ci porterà a nuovi sviluppi». Nell'attesa di questi sviluppi, il materiale ritrovato ha una importanza in sé? «Servirà intanto a consolidare il quadro probatorio raccolto finora in relazione agli episodi più importanti: gli omicidi, le rapine e gh attentati rivendicati da altre sigle ma riconducibili alle Br. Non solo, è una conferma degli elementi indiziari nei confronti degb indagati: in via Montecuccoli siamo arrivati attraverso i dati raccolti durante le perquisizioni e gb arresti del 24 ottobre». «Passo dopo passo l'indaginecihadato le conferme che aspettavamo in seguito all'arresto di Desdemona Lioce» Franco Gratteri, responsabile dell'antiterrorismo

Persone citate: Biagi, Desdemona Lioce, Diana Blefari Melazzi, Francesco Gratteri, Franco Gabrielli, Franco Gratteri, Gianni Luperi, Mario Galesi, Massimo D'antona, Nadia Lioce

Luoghi citati: Arezzo, Bologna, Gratteri, Roma