Caccia a «Maria», la brigatista fuggita dal covo

Caccia a «Maria», la brigatista fuggita dal covo IL MINISTRO PISANU: LA SCOPERTA E' DECISIVA PER LE INDAGINI SUGLI OMICIDI D'ANTONA E BIAGI Caccia a «Maria», la brigatista fuggita dal covo Trovate anche divise da poliziotto: forse i terroristi preparavano un sequestro ROMA Vecchi numeri di «Contro-Informazione», di «Senza censura», del bollettino «Associazione solidarietà proletari». E poi le maschere di Carnevale che assomigliano a Berlusconi e Chirac. E naturalmente le carte d'identità, le patenti in bianco, e i cellulari, i computer, le targhe d'auto, i ritagli di giornali, le tim card e i documenti di rivendicazione degli attentati Npr e dei Nipr, le fiondo e le ricetrasmittenti. Nella staj zn accanto a quella del questore, si tiene la conferenza stampa. Su tre tavoli è stata esposta la «mercanzia», una parte del "tesoro" delle Brigate Rosse ritrovato nello scantinato di via Montecuccoli. Sul pavimento un motorino nano, micro, con il manubrio e la ruota anteriore piegati all'interno. Perfettamente funzionante, perfettamente custodito in un borsone. Ci sono le chiavi di una Panda, di un Ford Transit e poi di una Vespa blu. E poi divise di carabinieri e poliziotti, i lampeggianti, lo scanner sintonizzato sulle frequenze delle pattuglie che perlustrano la zona di piazza del Popolo, i sacchi con l'esplosivo, i detonatori, il mitra giocattolo. Ma mancano all'appello le armi,, .(jaelle vere entrate in azione in Via Salaria, a Roma, in via Valdonica a Bologna, in via Torci- coda a Firenze. Pazienza, si troveranno, prima o dopo. E' vero, della "cassa" delle Br non c'è traccia, insomma non sono stati ritrovati i soldi dell'organizzazione, e forse c'è anche un libro mastro delle Brigate Rosse che manca all'appello. E, soprattutto, non c'è ancora lei, «Maria», alias Diana Blefari Melazzi, la giornalaia di piazza Sempione, l'affittuaria dello scantinato di via Montecuccoli. Ma questi vuoti saranno riempiti, è soltanto questione di tempo. Domenica a mezzogiorno, in questura. Franco Gabrielli, il capo della Digos, forse con un pizzico di imbarazzo e soprattutto attento a non voler cadere nella retorica, prima di raccontare il ritrovamento del covo, ricorda a voce bassa: «Era una domenica mattina quando tre poliziotti chiesero i documenti a una coppia sul Roma-Arezzo. E uno dei tre, il sovrintendente Emanuele Petri, ha perso la vita. Era un sabato, cioè ieri, quando due nostri "indiani" hanno trovato lo scantinato che cercavamo da due mesi. Questo per dire che gli apparati di sicurezza lavorano sempre, anche di domenica, anche sotto Natale». Franco Gabrielli ricostruisce gli sviluppi delle indagini che hanno portato a viaMontecuccoli di «Roma città aiperta». Dalla «sede dirigente, dal covo principa¬ le di via Maia 6», il covo affittato da Marco Mezzasaima, al deposito di «Easy Box» del Verano, dove fu trasferito, alla fine di maggio, il materiale brigatista. Dal Verano, infine, il 18 ottobre scorso, una settimana prima della retata, allo scantinato di via Montecuccoli. Il capo della Digos romana sottolinea quello che di più lo ha impressionato l'altra sera, «il ritrovamento di cento chili di esplosivo». «Maria» è un fantasma che aleggia in questura. E' lei la principale preoccupazione degli "indiani", degli investigatori. Solo adesso si sa ci^j il suo telefono di casa, in via del Pigneto 30/c, zona Prenestino, fu contattato da un telefono dell'organizzazione anche nel 1999. Piccoli precedenti penali che hanno a che fare con una militanza di movimento, di "area" (Autonomia). Ed è lei. Diana Blefari Melazzi, la «Maria» che appare negli appunti del palmare di Nadia Lioce, nella ricostruzione della prova della rapina all'ufficio postale fiorenti no. Dal blitz del 24 ottobre si è resa irreperibile. Si è volatilizzata. Gli investigatori hanno sentito anche i familiari che da un anno gestiscono l'edicola di piazza Sempione, a Montesacro e dove lei, ogni tanto, si faceva vedere. Adesso si analizzano i tabulati del suo telefono per ricostruire i suoi rapporti, per coltiva¬ re nuovi spunti investigativi. Di nomi, probabilmente in codice, e di numeri telefonici lo scantinato di via Montecuccoli ne ha forniti parecchi. Il ministro dell'Interno, Beppe Pisanu, lo ha sottolineato in una nota ufficiale: la scoperta del covo è «decisiva» per le indagini sugli omicidi D'Antona e Biagi. A sentire gli investigatori e gli inquirenti, quello che è stato ritrovato l'altra sera sembra il «Mausoleo» delle Brigate Rosse che furo io. Non ci sono più i «depositari» della «ortodossia comunista» e della «verità rivoluzionaria», semmai questi killer brigatisti lo siano stati. Erano proprio soltanto loro, i Mario Galesi e Nadia Lioce, gli unici «militanti rivoluzionari» a tempo pieno. Certo, non è stata ancora trovata la pistola «Makarov» che ha ucciso Massimo D'Antona e Marco Biagi e di «Maria» si sono perse le tracce. E probabilmente all'appello, in Toscana e a Roma, manca ancora qualche nome. Qualche fiancheggiatore. Divise di poliziotti e carabinieri, lampeggianti ed esplosivi, maschera per il travisamento. Chissà se questo materiale è mai servito alle Br? Gli investigatori sono convinti che era "immobihzzato". Sarà pure vero, ma a che cosa sarebbe servito? A un sequestro di persona? E l'esplosivo dove l'avevano preso? [g. ru.] L'Immagine video di Diana Blefari Melazzi, la donna che ha affittato lo scantinato di via Montecuccoli e che è ricercata

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Roma, Toscana