Quando gli Amaranto sfidavano Valentino

Quando gli Amaranto sfidavano Valentino I TOSCANI PERSERO LO SCUDETTO PER UN PUNTO E FURONO TRA I POCHI A BATTERE IN CASA IL GRANDE TORINO L'11 OTTOBRE DEL '42 Quando gli Amaranto sfidavano Valentino Sembrava una gara tra uguali, poi arrivava il magico Quartodora la storia Gianni Ranieri ■ livornesi, se proprio devono intenerirsi, lo fanno quando ci sono di mezzo i bambini e la miracolosa Madonna di Montenero che, secondo alcuni generosi lavoratori del porto, era regolarmente iscritta al Pei. Ma oltre ai bambini e alla Madonna, li ha sempre indotti alla commozione il pensiero e il ricordo di una inobliabile squadra di calcio. Il Grande Torino. Perché tra il Grande Torino e il Livorno c'è una vecchia storia e non è da poco. Il livomo perse uno scudetto per un punto : e glielo soffiarono i granata. H Livomo fu uno dei pochissimi rivali a uscire vittorioso da Casa Mazzola: 1-2, l'il ottobre del 1942. La parola Torino è per il Livomo un soffice nido di belle memorie. Il campionato 1947-48 ful'ultimo giocato tutt'intero dal Grande Torino. Il tifo viaggiante livornese era ridot¬ to alle bucce. Si facevano collette per spedire in Piemonte il miglior narratore di storie calcistiche e lo si accompagnava alla stazione con almeno un'ora d'anticipo sulla partenza. Nell'attesa che il treno arrivasse, si toglievano i lacci alla fantasia. Quando l'asso del racconto ritornava, era come se la partita l'avesse inventata Alessandro Dumas tra un capitolo e l'altro del Conte di Montecristo. Personaggi meravigliosi, umiliati poi dalla tivù. Erano i primi di giugno del 1948, il tifoso narratore e gli amaranto partivano per Torino. Avrebbero perso 5-2, ma ancora non si sapeva. Non si sapeva che, uniti ai tre gol (a uno) sùbiti all'Ardenza, i ceffoni ricevuti dagli amici torinesi sarebbero saliti a otto. Picchiavano duro i granata. Ma il Livomo non s'era mai messo in ginocchio. Quando la fantasia dei ragazzini tifosi livornesi prendeva la rincorsa, iridate bolle di iperboli esplodevano lanciando al cielo schegge di leggenda. Rigamonti era uno che avrebbe sbarrato il passo anche alla su' mamma. Castigliano con un rinvio da metà campo avrebbe spedito il pallone, volendo, dal Filadelfia a bordo dell'Amerigo Vespucci ancorata davanti all'Accademia navale. E Valentino com'era? Esagerato. Tutti d'accordo. Mazzola era esagerato, e a Livomo essere esagerati significa andare al di là del possibile: un cacciucco esagerato, una bionda esagerata, un bacio esagerato. Per i Uvomesi quella Squadra aveva una caratteristica: erano tutti «boni come '1 pane» ma, all'improvviso, gli prendeva il Quartodora e, mamma mia, gli si trasformavano perfino i lineamenti, tori veraci: non ti salvava neanche la Madonna di Montane ro. Quando i ragazzini avevano finito l'illustrazione della Grande Squadra, c'era un breve balzo nel passato: ai tempi, da nessuno di loro vissuti, in cui il Livomo giocava sul campo di Villa Chayes e, quando un giocatore rivale avanzava dritto verso l'area amaranto, dalla esigua tribuna non era raro che partisse un colpo di pistola: «Fermati o ti s'ammazzai». Il colpo era all'aria, ma la pistola era vera. E poi la volta che il Livomo perse in casa contro l'Alessandria, gol di Stradella, e i tifosi si sfogarono legando agli alberi del lungomare tutte le «segnorine» che riuscivano a trovare e gli dicevano: «E ora belle bimbe fatevi liberà dall'amerianil». Era il 6 giugno del 1948. Alle 7,30 del mattino. Maroso s'era sposato nella chiesa di S. Massimo. Quanto poco tempo gli sarebbe rimasto per amare la sua Carla Maria. La partita del 5-2 comincia crepitando. Al 15' respinta ariosa di Ballarin, testa di Gàbetto per Mazzola, bomba, respinta e bomba bis in rete. La risposta del Livomo è un western; sparano Tieghi e Brandi. Bacigalupo acchiappa i proiettili. Tieghi, folleggiante, pareggia. All'avvio della ripresa, un'autorete di Stua anziché diroccare gli amaranto li trasforma. E Piana di nuovo rimette in parità gli amaranto. Tutto finito? Già, e il Quartodora? Fulmini e saette. Gàbetto si esibisce nella celeberrima mezza rovesciata; Mazzola, messo in canna da Ossola, a momenti polverizza il povero Nascenzi, riserva impauritissima di Merlo. Martelli cannoneggia un palo e il palo indirizza il pallone per la 5a volta aliamela. E il narratore che disse? Entusia¬ sta riferì: «Stupendo! Abbiamo segnato due gol ai prossimi campioni d'Italia che hanno in classifica tredici pimti di vantaggio sulla Juventus, quattordici sul Milan e ventiquattro sull'Inter! E noi, con questi fenomeni, se toghamo il disumano Quartodora, abbiamo pai-eggiato!» Che racconti. Che tempi. Che Torino! Valentino Mazzola guidava in campo i granata, poi in partita faceva la differenza