Parma sotto choc: sembrava una crisi come altre di Pierangelo Sapegno

Parma sotto choc: sembrava una crisi come altre IL CAVALIERE E'.SPARITO, COME SE VOLESSE NASCONDERE LA FINE DELLA SUA STORIA Parma sotto choc: sembrava una crisi come altre Tanzi chiuso nella sua villa. La città prepara una cordata di nuovi investitori reportage Pierangelo Sapegno inviato a PARMA IL cavaliere è sparito, come se potesse ancora nascondere la fine della sua storia, questa parabola che Iha portato in fondo, come se potesse scappare dietro a queste siepi alte tre metri, nella grande villa affogata fra i campi. Il fatto è che da qui, e dalle stanze di Collecchio, la strada che va verso Parma passando fra le case basse e le trattorie, davanti ai bar con le sedie appoggiate sul ciglio della statale, racconta la fine di una vicenda e la morte di un'epoca come se niente fosse cambiato, con le file di camion e di macchine che si intasano davanti agli incroci e ai passaggi a livello, le piazze riempite di gente, le code ai cancelli delle fabbriche. Il sindaco Giuseppe Romanini dice che «non bisogna fermare la produzione», che si deve ripartire ancora da qui, da Collecchio, «per salvare quella che si può salvare». E al Tardini di Parma, alle sei della sera, non c'è uno striscione, non c'è niente e non c'è nessuno, c'è solo l'Aida che riempie i cuori e lo stadio, e i giocatori entrano in campo con le maghe crociate per ricordare i 90 anni di vita della società, quando tutto questo doveva ancora cominciare. La storia di Calisto Tanzi cominciò nel 1961, come dice Romanini, quando il latte nelle città lo distribuiva la centrale e nei paesi passava il lattaio, quando alla Fiat comandava Valletta e c'era ancora Enrico Mattei all'Eni, e lui, Calisto, perse il padre e nel dolore trovò la forza di diventare grande: «Fu lui a rappresentare qui il passaggio da un'eco- nomia quasi artigianale alla produzione industriale». Inventò i tetraedri di cartone per tenere 0 latte, e utilizzò una tecnica svedese per conservarlo anche fuori dal frigo. In dieci anni fondò un impero. Poi portò il nome della Parmalat nel mondo, fu lo sponsor della valanga azzima, di Thoeni e Gros, e deUa Brabham in FI. Berlusconi era solo un imprenditore edile, in quegli Anni 70, e a Roma comandavano i boiardi di stato. Un decennio dopo lui era il grande amico di Ciriaco De Mita, segretario De, l'antiCraxi di quell'epoca, che veniva al matrimonio un po' paesano di Francesca, la figlia di Tanzi, passeggiando così, fuori dalle tavolate nei cortili, mischiato fra contadini e dirigenti. Passò brutti periodi, stava per vendere, ma ne venne sempre fuori. E' per questo che Elvio Ubaldi, il sindaco di Parma, dice che in fondo c'erano abituati, che anche questa «sembrava una crisi come le altre, e pensavamo che ce l'avrebbe fatta come tutte le volte». Ed è per questo che dice che la città è sotto choc, che stentano ancora a crederci. Quando sembrava sul punto di lasciare, risorgeva più forte, il cavalier Calisto. Comprò il Parma e andò in giro per il mondo. Non era un fighe di papà, ma neanche un poveraccio. Aveva studiato, ed era uno che aveva idee e coraggio, e sapeva usare con disinvoltura i soldi delle banche. E' partito vendendo prosciutti e l'im¬ presa se l'è fatta tutto da solo. Quelli così non perdono, e, nel capitalismo, i fondatori non aiffondano mai: sono i figli, i nipoti, che conoscono le sconfitte. Invece, lui ha perso. Allora, adesso c'è tutto questo stupore, che racconta pure lo scrittore Alberto Bevilacqua, come se in fondo fosse finito solo un uomo, non un mondo, non un'epoca. «Crolla un simbolo della città, è una svolta disgraziata, ma oltre a questa amarezza, c'è un senso di pudore», dice. Perché si prova dolore per lui. Ma la vita continua. Il cavaliere non ha fatto in tempo a segnare le generazioni, padri e figli e nipoti. Può darsi che sia così. Bevilacqua aggiunge che in fondo non è bastato per lui neppure «mettere in piedi una squadra di calcio. Con la Parmalat c'è sempre stato un rispettoso distacco che percepisco pure quando vado all'estero». E' vero che Tanzi era in opposizione alla potente confindustria della città (i Barilla, i Bormioli, gh Arquati), ma l'ex presidente della Cassa di Risparmio era il suo commercialista, Luciano Silingardi, e il presidente della Banca del Monte è Franco Generi, tesoriere della Parmalat. Poi aveva preso la squadra di calcio, il simbolo della città, che aveva portato anche in cima all'Europa e a sfidare i colossi d'Italia, Roma, Milan, Juve. Ecco, ora al Tardini, Parma-Reggina, non c'è uno striscione, né amore né rimpianto, anche se sta finendo un'epoca pure per questa storia: passivo eh 77 mihoni d'euro, sogni finiti, ambizioni chiuse, vendere e poi vendere e sperare che qualcuno si faccia avanti. Vittorio Adorni, ex campione della bici, è sicuro che «il sindaco sta già trovando ima cordata di industriah pronti a investire». Si volterà pagina, dice, ce la faranno. Forse tornerà Luca Baraldi. Solo che non sarà più così, e un giorno anche sulle gradinate dello stadio dovranno ricordarsi di questo sognatore che faceva tardi al lavoro perché andava in chiesa o perché si fennava a chiacchierare con qualche disperato, di questo ((padrone che appena vede uno più sfortunato degli altri gh cerca un posto in azienda», come raccontava Domenico Barili, ex direttore commerciale della Parmalat. Come ha fatto uno così a finire in questo disastro? Il cavaliere che si nasconde neUe brume della sconfitta è un cattolico convinto, uno che va a messa tutte le mattine prima di andare al lavoro, «uno che dava soldi a tutti quelli che ne avevano bisogno», come rivela un maresciallo dei carabinieri di Parma, «che se c'era uno che non poteva far operare il figlio malato, e lui lo veniva a sapere, lo faceva chiamare e lo aiutava, anche se non lo conosceva». Monsignor Grisenti, l'ex vicario della città ducale, lo descrive ancora oggi quasi come un santo, «una persona che ha fatto del bene davvero a tanta gente, mica a parole». In questo tenemoto, mentre il cavaliere è sparito nel suo silenzio, però è strano come tutto cerca di essere uguale a prima. E' l'inganno che ci facciamo sempre per rassegnarci al destino. Con grande malinconia, andiamo. E' una di quelle giornate di nebbia che viene su dai campi, che sembra sorgere dalla tena, prima di affondare negh occhi e coprire il sole. E' un sabato così padano, con i prati che brillano di rugiada e i capannoni che spuntano fra le cascine. Tutto così normale, da queste parti. Solo che il Parma ha perso in casa 2-1 al 91" con la Reggina. E il radiocronista di Radio Bruno ha detto che «va proprio tutto male». Lo scrittore Bevilacqua: «Di fronte al crollo di un simbolo prevalgono amarezza e pudore» Il sindaco di Collecchio: «Garantire la produzione» Calisto Tanzi, dal giorno in cui è esplosa la crisi del suo gruppo si è chiuso in silenzio nella sua villa di Collecchio