Bush attacca ì giudici di M. Me

Bush attacca ì giudici Bush attacca ì giudici «Su Guantanamo è giusta la linea dura» dal corrispondente a "irw YORK La Casa Bianca contesta le sentenze delle Corti d'Appello di New York e San Francisco sulle violazioni dei diritti costituzionali nell'ambite della guerra al terrorismo, mentre un nuovo fronte di polemica si apre con le rivelazioni sui maltrattamenti degli stranieri detenuti depol'l 1 settembre del 2001. «Preoccupante e debole». Così il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, ha definite la sentenza della Corte di Appello del Secondo Circuito di New York in favore del rilascio entro 30 giorni del sospetto terrorista di Al Qaeda, Jose Padilla. «Il Presidente ha chiesto al Dipartimento di Giustizia di fare opposizione e di chiedere una revisione della decisione», ha aggiunto il portavoce, ricordando che Padilla fu arrestato 18 mesi fa all'arrivo dal Pakistan a Chicago con l'accusa di essere parte di un complotto per far esplodere un ordigno radioattivo sul territorio degli Stati Umti. Dal momento della cattura Padilla, cittadino americano proveniente dai quartieri più poveri di New York e convertito all'Islam, è state dichiarato «nemico combattente» e quindi non ha avuto diritto ad un avvocato. Il braccio di ferro che si annuncia alla Corte d'Appello di New York - e a San Francisco dove un'altra sentenza ha contestate la legittimità delle detenzioni a Guantanamo - lascia intendere la volontà dell'amministrazione di difendere l'edificio giuridico di norme anti-terroriste varato dopo gli attacchi dell'11 settembre sulla base del «Patriot Act». La battaglia legale coincide con l'inizio dell'esame da parte della Corte Suprema delle norme che violano le libertà personali in nome della sicurezza, soprattutto nei confronti dei cittadini. Proprio la Corte Suprema potrebbe alla fine dover decidere sulle accuse al «Patriot Act». Un nuovo fronte di polemica da parte delle organizzazione per la difesa dei diritti civili si è aperto ieri con la pubblicazione da parte del «Washington Post» di immagini di maltrattamenti di detenuti all'indomani dell'I 1 settembre. Si tratta di riprese contenute in duecento videocassette gùate nel centro di detenzione metropolitana di Brooklyn e venute alla luce grazie ad un'indagine intera svolta dall'ispettore generale, Glennn Fine, secondo cui almeno venti guardie carcerie si sono rese colpevoli .di maltratta¬ menti e violazioni della legge. Nel centro di detenzione di Brooklyn vennero rinchiusi numerosi stranieri - soprattutto arabi e del Sud-Est asiatico - colti in violazione delle leggi sull'immigrazione e sospettati di legami con Al Qaeda. I video, di cui a lungo era stata negata l'esistenza, documentano come ad alcuni detenuti venne ripetutamente sbattuta la testa contro il muro, vennero girati con violenza polsi e braccia e causate ferite di diverso in tipo. Alcune guardie usarono il sangue fuoriuscito dai prigionieri per scrivere su una maglietta bianca la frase patriottica «These colors don't run» (Questi colori non fuggono), esponendola come avvertimento in una sala del centro. L'altro rilievo sollevato è relativo alla violazione dei diritti di difesa: i colloqui fra detenuti e avvocati furono registrati con delle microspie. All'indomani degli attacchi terroristici dell'I 1 settembre 2001 contro New York e Washington che causarono quasi 3000 vittime - vennero arrestati 1200 immigrati stranieri, inclusi i 742 casi oggetto dell'inchiesta dell'ispettorato. Nei confronti di nessuno di loro è stata mai formulata alcuna l'accusa di terrorismo, [m. me]

Persone citate: Bush, Jose Padilla, Padilla, Scott Mcclellan

Luoghi citati: Chicago, New York, Pakistan, San Francisco, Washington