«Nemmeno Saddam Hussein viene trattato in questo modo» di Paolo Mastrolilli

«Nemmeno Saddam Hussein viene trattato in questo modo» STEPHEN KENNY, IL PRIMO LEGALE A POTER ENTRARE A CAMP DELTA PER PARLARE CON IL SUO ASSISTITO «Nemmeno Saddam Hussein viene trattato in questo modo» L'avvocato del taleban australiano Hicks: «Non sa di che cosa è accusato e quando sarà processato» Intervista Paolo Mastrolilli NEW YORK Lf AVVOCATO Stephen Kenny è appena tornato da Guantanamo e non usa mezze parole: «Gli americani stanno trattando Saddam Hussein meglio del mio cliente». Il cliente di cui parla è David Hicks, il famoso taleban australiano, catturato in Afghanistan mentre combatteva al fianco degli uomini del mullah Omar e di Osama bin Laden. Kenny è il primo avvocato a cui il governo degli Stati Uniti abbia concesso di incontrare un prigioniero a Camp Delta, tra gli oltre seicento dimenticati che Washington definisce soltanto «combattenti illegali». Diversi detenuti hanno tentato il suicidio nella base cubana e Hicks ha fatto spesso lo sciopero della fame: come sta? «Prima di tutto devo chiarire che ci sono dei limiti a quanto posso dire: per andare a Guantanamo ho dovuto firmare un accordo con le autorità americane, in cui venivano stabiliti gli argomenti di cui non avrei potuto parlare. Detto questo, David è piuttosto depresso, ma in condizioni di spirito ragionevoli, considerando tutto quello che gli è successo negli ultimi due anni. Non è stato maltrattato dal suo arrivo a Cuba, se ignoriamo l'isolamento, la mancanza di accesso al mondo estemo e la negazione dei suoi diritti umani basilari. Gli ho portato cioccolata, la marmellata australiana Vegemite, e cibo di McDonald's». E allora perché dice che gli americani lo stanno trattando peggio di Saddam? «Perché secondo quanto ha detto il presidente Bush Saddam avrà un processo, probabilmente nel suo Paese d'origine, non davanti a una corte militare e con la supervisione intemazionale. E' presumibile che avrà un contatto con gli avvocati e un giudizio prima dei prossimi due anni, sapendo quali sono i suoi capi d'imputazione. Inoltre il segretario alla Difesa Rumsfeld ha detto che per ora gli verrà garantita la protezione riservata ai prigionieri di guerra. Tutto questo è stato negato a Hicks: in pratica si trova in un buco nero fisico, legale e morale». Ma il Pentagono ha completato la preparazione del tribunale di Guantanamo, ha assegnato a David un legale militare, e secondo le indiscrezioni, il suo cliente sarà uno dei primi sei a essere processati. Le autorità di Washington, poi, hanno escluso la pena di morte per lui, e hanno promesso di fargli scontare l'eventuale pena in Australia. «Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione o garanzia su questi punti, e quindi in teoria David potrebbe ancora restare all'infinito in quella prigione. Se lo incrimineranno, comunque, dovrebbe essere per cospirazione». Com'è finito in AfghaniStein? «E' una delle cose di cui non posso parlare. Sono autorizzato solamente a confermare che è stato arrestato laggiù, insieme ai taleban, come era accaduto per l'americano John Walker Lindh. La differenza, però, è che Lindh è stato trasferito negli Stati Uniti, dove ha avuto un processo normale ed è già stato condannato. Washington, in sostanza, ha creato un sistema giudiziario a scalini: in cima ci sono i cittadini americani, che ricevono un trattamento privilegiato, seguiti dagli inglesi, gli australiani, e poi da tutti gli altri». Hicks ha tentato il suicidio, è pentito, resta convinto delle sue azioni? «No comment». Che cosa farà adesso e come pensa di difenderlo? «Cercherò di ottenere maggiori informazioni da parte dell'accusa, che finora non ci ha rivelato nulla, e poi proverò a negoziare un accordo extragiudiziale. Ma non ho alcuna garanzia che mi permetteranno di farlo. Comunque sono in grado di provare che Hicks non ha ucciso o fatto del male ad alcun cittadino americano, militare o civile». Come mai lei è stato il primo avvocato a ricevere il permesso di incontrare il suo cliente? «Perché siamo stati i primi a presentare un ricorso, che adesso è davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti: se i giudici decideranno di avere giurisdizione, si pronunceranno anche sulla legalità delle condizioni di detenzione. In secondo luogo perché abbiamo chiesto al premier australiano di sollevare la questione durante la recente visita nel Paese del presidente Bush, e lui lo ha fatto». Proprio giovedì due sentenze, una sul presunto terrorista americano Padilla, e una su Guantanamo, hanno bocciato la linea adottata dall'amministrazione. Cosa ne pensa? «Le corti e gli avvocati si stanno accorgendo che Guantanamo e le leggi speciali del Patriot Act rappresentano un'erosione delle regole e un attacco alle libertà fondamentah, che sta raggiungendo e minando l'intero sistema degli Stati Uniti. Questo Paese non ha bisogno dei tribunali militari per fare giustizia». igJiL Le corti si ^™ stanno accorgendo che le leggi speciali sono un attacco alle libertà fondamentali A questo Paese non servono tribunali militari w L'avvocato Stephen Kenny