La procura di Milano prepara un'inchiesta di Paolo Colonnello

La procura di Milano prepara un'inchiesta La procura di Milano prepara un'inchiesta Paolo Colonnello MILANO Il pm Francesco Greco «Sulla vicenda Parmalat abbiamo acceso un faro». Per ora si sceghe l'eufemismo più caro al linguaggio della Procura milanese. Ma quella che sta partendo dal palazzo di giustizia di via Fregugha b in realtà un'inchiesta con tutti i crismi che come primo atto ha visto l'apertura di un fascicolo incardinato, per ora, contro ignoti ma già forte di due titoh di reato: false comunicazioni sociah e truffa aggravata. Le prime mosse per venire a capo di quello che si profila essere un vero e proprio «giallo» finanziario, dagli sviluppi imprevedibili e sul quale si sono già mossi Consob e Sec. Al centro, quasi 4 mihardi di euro (8 mila miliardi di lire) scomparsi nel volgere di una breve missiva spedita tre giorni fa da New York ma resa nota solo ieri mattina. Una voragine che rischia d'inghiottire in un disastro economico Parmalat, banche e creditori vari, e sulla quale adesso vuole indagare anche la Procura di Milano. Un «buco nero» che si è aperto d'improvviso con un fax di Bank of America giunto il 18 dicembre alla società di revisione Grant Thomton, incaricata dalla Consob di far luce sulla situazione finanziaria del gruppo alimentare nella tempesta. In poche righe il colosso creditizio Usa nega infatti l'esistenza nei suoi depositi dell'ingente capitale accreditato invece nei bilanci di Parmalat, sostenendo di non aver mai visto un euro della somma che rappresentava la garanzia di sopravvivenza del gruppo alimentare di Panna. Di più: Bank of America non riconosce nemmeno come propria, disconoscendone l'autenticità, una precedente comunicazione del 6 marzo scorso con la quale invece attestava l'esistenza di liquidità e titoh. In altre parole, il titolo di credito sarebbe falso, non sarebbe cioè mai esistito. Comunicazione che ha provocato un vero e proprio terremoto finanziario che oltre a far sentire pesanti conseguenze sul titolo in Borsa, ha fatto suonare il campanello d'allarme in diverse procure, prima tra tutte quella di Milano che ieri ha attivato gh investigatori della Guardia di Finanza. Alla base dell'indagine ci sono svariate denunce (da quelle di alcuni piccoh azionisti ai consumatori dell'Adusbef che ieri hanno addirittura messo in rete un modulo prestampato per presentare la denuncia), nonché le comunicazioni in arrivo dall'organismo di controllo della Borsa e della stessa società di revisione Grant Thomton. Infine l'inchiesta è già arricchita dalle dichiarazioni, come persona «informata dei fatti», rese proprio ieri mattina dal braccio destro del nuovo presidente di Parmalat Enrico Bendi: l'avvocato Umberto Tracanella, vicepresidente di Edison, nonché da lunedì scorso membro del eda dell'azienda parmense e vecchia conoscenza del pm Francesco Greco, che appare al momento come titolare dell'inchiesta insieme al collega Eugenio Fusco. Tracanella e lo stesso Bondi gestirono infatti la crisi di Montedison dopo il crack Ferruzzi e le indagini di Mani Pulite tenendo un filo diretto con la procura milanese. Ed è stato proprio in virtù di questo antico rapporto che l'amministratore è stato convocato in mattinata per una prima presa di contatto con gh inquirenti milanesi. I quah per altro, preferiscono muoversi, al momento, con i classici «piedi di piombo» : l'accelerazione degh eventi, legati al consigho d'amministrazione che si è svolto ieri sera, potrebbe infatti far precipitare ogni cosa portando la società alimentare a depositare già oggi libri e contabilità al tribunale di Panna che a questo punto potrebbe procedere per il reato più grave di bancarotta fraudolenta, assorbendo ogni altra iniziativa giudiziaria. La competenza di Milano si radicherebbe infatti sull'ipotesi che la comunicazione deU'esistenza di un titolo di credito pari a 3,9 mihardi di euro in giacenza presso le casse della Bank of America, venne fatta nel maggio scorso all'assemblea degh azionisti che si svolse nella città lombarda dove ha sede la Parmalat finanziaria. E proprio alcuni di questi azionisti avrebbero presentato un esposto nei giorni scorsi a Palazzo di Giustizia. Da qui la decisione di aprire un fascicolo. Nel mirino il conto corrente della Bonlat financing corporation - cassaforte offshore del gruppo Parmalat fondata alle Cayman e oggi domiciliata a Malta aperto, secondo la certificazione del bilancio Bonlat 2002, presso la Bank of America per una somma pari a 3,95 milioni di euro. Informazione servita per l'emissioni obbligazionarie pari a circa 6,9 milioni di dollari. Viceversa, tre giorni fa, alla società di revisione Grant Thornton, che per conto della Consob chiedeva conferma di questo conto, la Bank of America rispondeva di non intrattenere rapporti di conto corrente con la Bonlat, disconoscendo l'autenticità deUe informazioni rese appena 10 mesi fa. E ora, la Procura di Milano, vuole capire chi mente. Il pm Francesco Greco

Luoghi citati: Malta, Milano, New York, Usa