Sharon: la pace in fretta o ci separeremo da soli di Aldo Baquis

Sharon: la pace in fretta o ci separeremo da soli IL PREMIER DELINEA UN «PIANO DI DISTACCO» Sharon: la pace in fretta o ci separeremo da soli Drammatico appello ai palestinesi e a Israele Aldo Baquis TEL AVIV Un appello ai palestinesi affinché «abbandonino il terrorismo» e intraprendano piuttosto trattative dirette con Israele «allo scopo di gestire finalmente la propria esistenza in uno Stato palestinese democratico, dotato in Cisgiordania di continuità territoriale» è stato lanciato ieri dal premier Ariel Sharon (Likud), durante un convegno a Herzlya (Tel Aviv) dedicato ad una analisi sulla sicurezza israeliana. Sharon ha tuttavia avvertito i palestinesi che tale svolta deve realizzarsi entro pochi mesi, trascorsi i quali Israele si vedrà costretto a procedere a un «Piano di distacco» da parte della Cisgiordania il cui obiettivo sarà di ridurre al minimo «l'attrito» fra i due popoli. Oggi il prezzo di questo attrito viene molto avvertito dall'esercito israeliano. I suoi vertici esprimono crescente aprensione per i costi esorbitanti della repressione dell'Intifada e per il logorio che essa provoca nelle truppe. Fra le unità dei riservisti, richiamate con grande frequenza, si sono già avuti fenomeni di malcoltento. La Barriera di separazione eretta a ridosso della linea di demarcazione con la Cisgiordania e attorno a Gerusalemme Est - sarà in ogni caso realizzata «a tempi serrati», ha promesso Sharon. Ma nel contesto del «Piano di distacco», degh insediamenti ebraici isolati dovranno' essere «spostati». Verrà così ridotto il numero degh israeliani che abitano in prossimità di zone palestinesi fittamente popolate. Sharon non ha delineato le nuove linee di difesa su cui intenderebbe assestarsi, nel contesto del «Piano di distacco». Secondo i suoi consiglieri, vede come zone di interesse strategico: l'intera valle del Giordano, le colonie di Ariel ed Emmanuel (Cisgiordania centrale) e l'area di insediamento del Gush Etzion, a ridosso di Betlemme. Il controllo su Hebron verrebbe inoltre mantenuto, per ragioni storiche e sentimentali. Gran parte del discorso è stato diretto idealmente alla Casa Bianca. Sharon ha ribadito che il Tracciato di pace, basato su un importante discorso del presidente George Bush, resta l'unico piano realizzabile nella Regione. «Sempre che ha sottolineato - i palestinesi provvedano a disarmare i gruppi terroristici e a combattere l'incitamento all'odio verso Israele». Israele, ha sottolineato, resta impegnato a fare la propria parte: «Gli avamposti illegali saranno smantellati. Punto e basta». Né saranno costruite nuove colonie, ha precisato. Ma se «i palestinesi dovessero trascinare i piedi» e non cooperassero con la realizzazione del Tracciato di pace, Israele, allora, ingranerebbe la marcia del Distacco unilaterale. Una serie di provvedimenti - ha garantito il premier tutti squisitamente di carattere «difensivo», e «non pohtico», i quali saranno realizzati «nel massimo d'intesa con Washington», e che comunque «non contrastano» con lo spirito della Road Map. Mentre Sharon si affannava ad inoltrare a Washington questi messaggi rassicuranti, un suo ministro - Zahi Hanegbi - ha tenuto a ricordare che «il Comitato centrale del Likud si oppone ancora oggi alla costituzione di uno Stato palestinese in Cisgiordania»: resta contrario cioè all'obiettivo principale del Tracciato di pace. Secondo Hanegbi, lo stesso Sharon non pensa che uno Stato palestinese indipendente possa essere costituito accanto ad Israele. Nel suo discorso, il premier ha comunque consighato ai palestinesi di affrettarsi a procedere speditamente nella direzione indicata dal Tracciato di pace perché «altrimenti in futuro dovranno accontentarsi di meno di quanto potrebbero ricevere oggi mediante negoziati diretti». Negativa la prima reazione del capo dell'opposizione parlamentare, il laburista Shimon Peres, che si è detto «molto deluso» dal discorso di Sharon. «Invece di fare finalmente delle scelte, ha preso altro tempo», ha notato. Negativa anche la reazione del Movimento dei coloni, secondo cui la disponibilità di massima del premier a smantellare alcuni punti di insediamento «regala una vittoria ai terroristi palestinesi, e mette a repentagho la vita dei coloni». Il premier palestinese Abu Ala si è detto «molto deluso». Anche Hamas e Jihad islamica hanno bocciato il piano: lo sceicco Ahmed Yassin (Hamas) ha detto che è stato un discorso «privo di valore, Sharon vorrebbe che i palestinesi alzassero bandiera bianca. Noi proseguiremo invece la lotta armata e l'autodifesa». Ma Sharon ieri, in diretta tv su tutte le reti nazionah, parlava in primo luogo all'israeliano della strada: logorato da tre anni di attentati palestinesi, dalla recessione economica e da una profonda crisi sociale. Sharon si è richiamato al David Ben Gurion del 1948, ha chiamato la popolazione a raccogliere tutte le proprie forze per edificare «uno Stato ebraico e democratico» sohdo. Un discorso alla Churchill, in cui ha voluto ribadire che attende ancora gh israeliani «un compito arduo, una missione doppia: militare e politica». «Con l'aiuto di un'ondata immigratoria, che per Israele deve essere oggi l'obiettivo principale, potremo - ha concluso - avere successo». Se l'Anp non fermerà gli attentati e non awierà trattative dirette Gerusalemme deciderà autonomamente nuovi confini, spostando alcune colonie e smantellando quelli illegali per «ridurre l'attrito» trai due popoli I ragazzi di una famiglia di coloni nell'insediamento di Migron, presso Ramallah, con un manichino vestito da soldato Un soldato israeliano affronta due donne palestinesi che tentano di fermare un bulldozer sul loro terreno

Persone citate: Abu Ala, Ahmed Yassin, Ariel Sharon, Churchill, David Ben Gurion, George Bush, Hanegbi, Shimon Peres, Zahi Hanegbi