Mito e storia, la Resistenza che divide

Mito e storia, la Resistenza che divide GLI STUDIOSI DI OPPOSTE TENDENZE DISCUTONO LE TESI DI PERA NELL'INTERVISTA PUBBLICATA IERI SULLA «STAMPA» Mito e storia, la Resistenza che divide Jacopo lacoboni A un certo punto dell'intervista con La Stampa Marcello Pera ricorda, tra gli episodi della «guerra civile», l'uccisione del papà di Nicola Matteucci. 11 figlio, tra i fondatori della rivista U Mulino, sulla vicenda ha sempre mantenuto gran riserbo. Oggi ne parla senza acrimonia: «Era il maggio del '45. Mio padre fu ucciso a Massa Lombarda, vicino a Imola. Avevamo dei possedimenti, era andato lì a far ripartire l'azienda. È stato un comunista balordo. Il cadavere non è mai stato ritrovato. Mio padre era benvoluto da tutti. Ricevemmo la visita dei capi del Cìn di Bologna, i comunisti e il liberale Tito Camacini. Mi prese da parte uno di loro. Disse "siamo in un periodo di guerra civile, non riusciamo a controllare tutto". Fu una cosa onesta. L'assassino fu catturato. Processato e condannato a Firenze. Poi amnistiato. Non so se sia vivo o morto». Che effetto fanno a Matteucci le parole di Pera sulla Resistenza da smitizzare, la Costituzione democratica prima che antifascista, le vendette nel «triangolo rosso»? «Del discorso del presidente del Senato condivido tutto. Sono circostanze che cerco di ricostruire da tanti anni, e sono cose che ho anche scritto». Poi, dice, ((bisognerebbe aggiungere alcune riflessióni su quanto ha detto della Costituzione. Nella nostra convivono sia elementi socialisti, penso naturalmente all'articolo 1, l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, sia elementi più schiettamente liberali». È su quelli che andrebbe battuto l'accento, anche in un'eventuale operazione di «svecchiamento» della Carta, (di termine di confronto più utile va ricercato nelle attuali costituzioni europee, più che nella discussione su ciò che accadeva sessant'annifa». La riflessione del presidente del Senato ha sollecitato un nervo evidentemente scoperto, capace di appassionare e dividere gli storici. Francesco Perfetti, allievo di De Felice e direttore di iVuova storia contemporanea, ritiene che «Pera ha semplicemente detto cose di buon senso». Ma non tutti la pensano come lui. Angelo d'Orsi, che pure qualche anno fa aveva offerto un contributo «smitizzante» sul rapporto tra intellettuali torinesi e fascismo, sostiene che Pera «non ha nessun titolo per parlare di storia, e il bello è che dice "lasciamo la Resistenza agli storici"! Appunto: lasciamola. La storia non è un tavolo da pingpong. E poi Pera dice una cosa falsa. La Costituzione è nata proprio dall'antifascismo, cioè da un accordo tra le forze politiche che si erano battute contro il fascismo». È esistita una «vulgata resistenziale»? «Non mi piace il termine, che appartiene al De Fehce divulgativo. La realtà è che anche sulle zone d'ombra sono stati gli Istituti della Resistenza a cominciare a indagare». La resa dei conti? D'Orsi: «C'è stata una comprensibile vendetta popolare, in una situazione di anomìa in cui tutti regolavano i propri conti privati». Aggiunge Luciano Canfora: «Se Pera fosse imo studente lo boccerei. Accusa ma non adduce circostanze e fatti precisi. Chi sono gli autori della vulgata? Ci dia la bibhografia dei testi sui quali si sta scervellando e lo aiuteremo». Senonché, «storia solo agli storici di professione» è un appello che può essere raccolto in due direzioni (almeno). Anche Giovanni Sabbatucci lo raccoglie, ma per invitare a guardare avanti: «Pera non nega affatto il valore della Resistenza. Semmai discute il mito impalpabi¬ le, non il fatto in sé. Una rilettura analoga, fondata sui simboli oltre che sui fatti, è stata già compiuta per il Risorgimento. Oppure per la Grande guerra. Perché non tentarlo con la Resistenza? In fondo di tempo pacificante ne è passato...». Pacificante? Per Massimo Salvadori «il legame antifascismo-Resistenza-democrazia-Costituzione è un fatto storico che non si può rifondare a tavolino usando un bisturi ideologico a posteriori». Le violenze dei partigiani ci furono, «ma un clima di vendetta c'è sempre stato dopo le guerre civili. Chi l'ha taciuto ne porta, ovviamente, la responsabilità». Salvadori aggiunge che tanti, non solo Montanelli, ne hanno parlato: e cita Bocca (La repubblica di Mussolini, anno 1975), o la gloriosa storia della resistenza di Roberto Battaglia («un comunista!»), «che non ignora affatto il contributo delle forze non comuniste». Scusate, i giovani si appassionano? Perfetti insegna alla Sapienza e a suo dire «la nuova generazione ha ormai superato questa contrapposizione basata solo sull'esser "anti" qualcosa». È davvero così? Le prossime riletture le faranno loro, i ventenni global. Matteucci, Sabbatucci, Perfetti d'accordo col presidente del Senato Salvadori, D'Orsi e Canfora lo bocciano : w Resistenza Paftesistenza' t.

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Imola, Italia, Massa Lombarda