La rivincita delle vecchie spie sull'intelligence elettronica

La rivincita delle vecchie spie sull'intelligence elettronica LA LUNGA CACCIA La Cia ha incominciato a ottenere successi nella cattura dei ricercati quando ha incominciato a muoversi come i personaggi dei romanzi di Le Carré La rivincita delle vecchie spie sull'intelligence elettronica Dopo una serie di errori gli Usa sono tornati ai metodi tradizionali. La società irachena SÌ baSa SUlla tribÙ, ed è al SUO interno Che SÌ pOSSOnO trOVare Ì delatori Giuseppe Zaccaria BAGHDAD Il «ritomo dell'intelligence» non è soltanto il fenomeno che ieri si è diffuso fra i milioni di telespettatori che hanno visto il satanico Saddam Hussein per quello che è, ossia come un vecchio zeppo di danaro con una barba incolta quanto i suoi progetti. Piuttosto, è un atto di realismo che oggi celebra il suo trionfo. Una marcia indietro da cui scaturisce la vittoria di un nuovo, antichissimo modo di intendere il controspionaggio, legato più alle storie di Le Carré che ai satelliti geostazionari. Nella cattura del Raiss i superesperti della Cia hanno cominciato a vincere quando hanno acconsentito, o sono stati costretti, ad abbandonare elettronica e intercettazioni lasciando spazi sempre maggiori all'esperienza e ai vecchi metodi degh agenti britannici dell'MIS. Quando la centrale di controspionaggio di Baghdad ha lasciato spazi di manovra a quella di Bassora. Quando si è compreso che il controspionaggio tecnologico non può funzionare contro chi non adopera il telefonino. E infine quando si è dato ascolto all'esperienza e ai contatti di vecchi marescialli che appartengono agh organismi di sicurezza alleati. Per le grandi organizzazioni mondiali di sicurezza la cattura del Raiss segna un ritomo al passato che finirà col provocare piccole rivoluzioni e silenziosi quanto drammatici avvicendamenti di staff. L'arresto di quell'uomo barbuto nascosto in un cunicolo dal punto di vista dell'apparato spionistico marca il trionfo dello scarpinatore sul tecnocrate, dell'infiltrato sul deskista, mostra come il paziente carovaniere possa spuntarla sui cortei di fuoristrada o quanto il «peshmerga» possa giungere dove i «superman» non avevano potuto. I pochi elementi chiari di questa vicenda adesso dicono che Jalal Talabani e gh irriducibili guerrigheri curdi del Puk hanno svolto un ruolo chiave nella cattura, e che il trionfo regalato all'ammistrazione Bush fa in modo che i loro meriti politici crescano a dismisura. Fra pochi mesi, quando il nuovo Iraq sarà formalmente nato la genesi di questo arresto si riproporrà in termini geopolitici, se non come vera tripartizione del Paese certo con un'ulteriore accentuazione deUe autonomie nel Kurdistan. II 19 marzo, quando la seconda Guerra del Golfo scoppiò in anticipo, il Pentagono spiegò che per l'inizio dei bombardamenti - autorizzato direttamente dalla Casa Bianca - un'intercettazione telefonica era stata determinante. Tareq Aziz, grande amico-nemico di Saddam, era stato convocato dal Capo alla periferia di Baghdad, luogo nel quale l'intelligenza delle bombe teleguidate avrebbe consentito di risolvere il conflitto prima ancora di cominciarlo. L'attacco supertecnologico fallì, e con esso cominciarono a vacillare le tesi di chi nell'Amministrazione pensava che la faccenda irachena si potesse concludere con molta elettronica e pochi attacchi mirati. Poche settimane dopo - era il 4 di aprile - un secondo «strike» aereo raggiunse nel primo pomeriggio il quartiere di Al Mansour distruggendo un ristorante che si chiamava ((Al Saa» (l'orologio). Anche quella volta si disse che Saddam Hussein era nei dintorni. Più tardi, le confessioni di una guardia del corpo irachena al «London Times» avrebbero spiegato che quel giorno soltanto uno dei figh, Udai, era nei paraggi e se l'era svignata da un'uscita posteriore mentre, tecnologicamente, le bombe eliminavano alcuni ignari ristoratori, numerosi avventori e un bambino. Il terzo elemento che da quel momento l'ala supertecnologica dei Servizi americani considerò essenziale fu legato alla ripresa televisiva che il 7 di aprile, mentre le avanguardie statunitensi entravano a Bagdhdad, mostrava Saddam nel quartiere di Al Adamiyah, festeggiato dalla folla mentre pas- saggiava e saliva sul tetto di un'auto. Si discusse a lungo sull'ipotesi che il Raiss avesse interpretato la scena direttamente o fosse stato impersonato da uno dei tanti sosia. Pochi si erano occupati di accertare se la data corrispondesse. A Baghdad fonti non controllabili raccontano che dopo interminabili controlli un poliziotto iracheno avesse spiegato agh analisti occidentali: «Non poteva essere il 4 di aprile. Sullo sfondo si vede un ritratto del Raiss privo di decorazioni, e in quei giorni si avvicinava il compleanno di Saddam». La ripresa, insomma, era stata preparata in anticipo. Da allora le segnalazioni e i blitz a caccia di Saddam Hussein si erano moltiplicati, impegnando centinaia di soldati e straordinario profluvio di mezzi. Fino a quando il 22 luglio a Mossul i due figli di Saddam vennero circondati e uccisi. Udai ed Qusai erano sì riuniti coi i capi Feddayn della guerriglia, ma per catturarli fu necessario l'intervento di una mezza divisione, per giunta con l'uccisione dei ricercati e il conseguente, dramma¬ tico problema dell'esibizione o meno dei resti. Fu da quel momento, dicono gh analisti, che la tecnica cambiò. Ondai ed Qusai Hussein erano stati individuati e circondati non grazie alle attrezzature elettroniche ma al tradimento di uno degh sheikh della loro tribù, per giunta una sorta di cugino. Di qui alla constatazione successiva il passo non fu poi troppo lungo: contro chi non usa i telefonini e le e-mail la nuova intehigence non funziona e deve tornare a sistemi antichi. I potentissimi figh, si scoprì poco dopo, non incontravano il padre dall'11 di aprile. Per mesi ogni contatto fra di loro si era svolto con i metodi più tradizionali - messaggeri, comunicazioni in codice, cammellieri, beduini alla guida di traballanti pick up - e per intercettare una simile rete di contatti c'era bisogno della medesima rete di cammellieri e beduini. Negli stessi giorni i principah giornali americani ospitavano l'analisi di Saad al-Barzaz, noto giornalista hacheno. «La sola realtà irachena - spiegava l'analista - è quella che si lega alla propria famiglia, al proprio villaggio. Ogni famiglia è guidata da un patriarca, e il villaggio è guidato dal patriarca più forte. Questa lealtà alla tribù viene prima di tutto». Ed era questa dunque la sola possibile leva su cui agire. In quel di Bassora gh esperti dell'MIS inglese apphcavano automaticamente regole che risalgono ai tempi del maggiore Lawrence: accordi con i capi tribù per scombinare gh equilibri interni, e dah'intemo ottenere segnalazioni. Al loro fianco, ufficiah alleati che potevano spiegare come nella provincia di Nassiriya, almeno fino al tragico attentato contro la caserma dei carabinieri, si fossero raggiunti risultati attraverso le vie tribali. Nella regione di Tikrit, la roccaforte di Saladino, soltanto spie nascoste nelle tribù avrebbero consentito di indiduare il Grande Ratto nascosto in una tana. Seicento soldati americani hanno catturato Saddam senza commettere l'errore di ucciderlo, ma ad annunciarne la cattura è stato il capo dei peshmerga curdi. Un ufficiale italiano. Paolo Stendardo, appare simbolicamente accanto al governatore americano Paul Premer e dice: «Se questa cattura ha potuto avere luogo, è anche merito dei caduti di Nassiriya». Resta da capire se l'uomo barbuto ritrovato in un cunicolo nelle campagne di Tikrit potesse davvero essere il regista delle azioni terroristiche o al massimo un ufficiale pagatore. Lo scoprirà la nuova intelligence: quella che non si affida ai satelliti ma viaggia a dorso di cammello. Uomini della Quarta Divisione di Fanteria dell'esercito americano: un reparto speciale segreto che aveva il compito di snidare Saddam Hussein Una veduta aerea della zona dove si nascondeva Saddam Hussein a Tikrit

Luoghi citati: Baghdad, Bassora, Iraq, Kurdistan, Mossul, Tikrit, Usa