Bin Laden, obiettivo numero due di Pierangelo Sapegno

Bin Laden, obiettivo numero due RICERCATI Il successo di Tikrit rida vigore alle forze speciali che braccano il super-ricercato Ma è una missione che si svolge su molti scenari e coinvolge altri Paesi nella lista nera di Bush Bin Laden, obiettivo numero due Caccia al capo di Al Qaeda sui monti afghani Pierangelo Sapegno Il generale Tonimy R. Franks, comandante di Enduring Freedom disse che si sarebbero presi il loro tempo per dare la caccia a Osama bin Laden: «E useremo tutto il tempo che sarà necessario». Perché questa è una faccenda che va ben oltre i confini dell'Afganistan, disse. Il principe del terrore, forse possiamo anche immaginarlo dove si sia nascosto, in qualche grotta fra neve o sabbia, fra rocce e polvere, nella valle montagnosa del fiume Pech, o nell'area tribale del Waziristan, in una zona impervia e di alte quote al confine del Pakistan o dell'Iran, ma i suoi tentacoli e la sua squadra del terrore hanno complicità e alleanze più pericolose e sono ormai lontano dalle caverne dove si nasconde il suo capo. Uno dei suoi ideologi, lo sceicco saudita Yussuf Al Ayyeri, ucciso nello scorso giugno a Riad, aveva appena scritto un saggio per una casa editrice fondata dallo stesso Bin Laden nel 1995, in cui rilanciava l'idea che l'Iraq avrebbe dovuto diventare la «tomba della democrazia secolare». Scriveva che (da fine del regime baathista è un bene per l'Islam e per i musulmani. Là dove la bandiera del Baath è stata ammainata dovrà essere issata quella dell'Islam». Dalle parole ai fatti. Al Qaeda aveva trasferito in fretta mezzi e uomini nella battaglia dell'Iraq, affidando la campagna a Abub Musab Zargawi, mentre la guida della nuova struttura militare era stata assunta dal terrorista egiziano Self al-Adel. Dal canto suo, l'instancabile braccio destro di Osama, il medico egiziano Ayman Al Zawahiri, è andato in Beluchistan e in Iran per stringere patti con Hezbollah e i suoi emissari protetti dall'intelligence di Teheran. In tutto questo, il principe, Osama, è l'unico che non si muove mai, restando sempre nascosto nelle sue grotte del Waziristan, aiutato dalle comphcità di qualche alto generale dell'esercito pachistano e del patriarca pashtun Younus Khalis. Alla fine aveva proprio ragione Tommy R. Franks: questa è una faccenda che va ben oltre i confini dell'Afganistan. Saddam l'hanno trovato nelle viscere di una casa. Bin Laden sfugge fra le viscere di una montagna. Osama aveva cominciato a scappare dalla battagha di Torà Bora, fra la metà di novembre e il Natale del 2001, quando gli ufficiali inglesi dello Special Air Service sembravano convinti di averlo già quasi preso: «Conoscevamo il suo nascondiglio, in una piccola valle delle Montagne Bianche. Chiedemmo al comando americano di poter avanzare. Ce lo negarono. Il quartier generale di Tampa voleva che fosse la Delta Force a catturare Bin Laden. Puntarono tutto sui bombardamenti dei B52 da Smila metri e sulle milizie antitalebane. Osama e i suoi ebbero tutto il tempo per scappare». Su quelle montagne non esistono strade e sentieri, e le grotte sono grandi e accoghenti, ma dal cielo non si vedono neanche volando a bassa quota con un elicottero. Alberi frondosi, cespugli e rocce: quasi impossibile scovare lì in mezzo i buchi nelle pareti. All'inizio, subito dopo Torà Bora, centinaia e centinaia di soldati di Al Oaeda trovarono compiacente rifugio in Iran. Osama, invece, avrebbe trovato riparo nella valle del fiume Pech, provincia afgana del Kunar, fra vette di 3 e 4mila metri, come hanno raccontato due reporter di Newsweek. Quelle zone erano frequentate solo da pastori e da arabi gentilissimi, ma sempre armati fino ai denti: «Ci pagano molto bene il latte e la carne», ringraziavano felici i pastori, là, Bin Laden avrebbe tenuto un vertice con leader combattenti talebani, uzbeki e ceceni. Self Al Adel, nuovo capo militare di Al Qaeda, sarebbe partito dal Kunar, con la missione di cercare soldi per la campagna di Bagdad, prima ancora che cominciasse la guerra in Iraq. La sua sorte è ora avvolta nel mistero : secondo alcune fonti dell'Intelligence americana sarebbe stato arrestato in Iran, mentre, secondo altri, Teheran l'avrebbe lasciato raggiungere l'Iraq dove avrebbe coordinato anche l'attentato al quartier generale dell'Onu. Nel frattempo, Osama si sarebbe spostato nelle montagne del Waziristan, al confine con l'Iran, grotte e rocce, nient'altro che grotte e rocce. Le forze speciali americane hanno creato 45 posti di controllo attorno all'area, ma i sentieri sono centinaia, in zone impervie e disabitate, e non è possibile tenerli d'occhio tutti. A settembre, le truppe provenienti dalla base aerea di Jacobabad, Pakistan, hanno sigillato un'area di 70 chilometri quadrati con epicentro Wana. Il giorno dopo, i leader religiosi che controllano la provincia di frontiera del Nord Ovest, hanno elevato grandi proteste intimando al presidente generale Pervez Musharraf l'immediata sospensione della caccia ad Al Qaeda e ai suoi uomini «per non offendere i sentimenti dei musulmani e dei pashtun». Viandanti, ex talebani e pastori raccontano ai cronisti, che si avventurano nelle zone vicine, che Osama «è in buona salute», ma vive assillato dai problemi di sicurezza. Dispone di una grotta attrezzata di ogni agio, dalla quale si sposta sovente per andare a trovare due delle sue mogli, rifugiate in altri anfratti delle montagne. Per comunicare non usa più gli strumenti elettronici, soprattutto i telefoni satellitari, che permettono di localizzare qualunque chiamata. Si serve dell'antico e più sicuro sistema dei messaggeri: fedelissimi che viaggiano a dorso di mulo confondendosi con i pastori. GU americani sono sempre più soli nella caccia. I servizi segreti pakistani si rivelano quanto meno poco affidabili. Chi sa molto è l'Iran, ma Teheran non sembra disposta a dare una mano. Anzi. Ha ricevuto in casa il figlio di Osama e il suo braccio destro, l'instancabile Al Zawahiri, che è stato visto nelle città di Ribat e poi aZabol, e ha vigilato, appoggiandola, la strana alleanza fra gli sciiti di Hezbollah e i sunniti di Al Qaeda. Per tutto questo, come diceva il generale Franks, serve tempo, bisogna spezzare i nodi di questi intrecci, lontano dall'Afganistan, ai confini di quelle montagne dove si nasconde l'uomo con la sua barba ingrigita, il pakul piatto in testa, la coperta sulle spalle, e il solito lungo bastone che accompagna il suo passo fra i sentieri di sassi e polvere. Il miliardario del terrore secondo i Servizi Usa si nasconde ai confini con l'Iran in una zona impervia e difficile da setacciare. Vive in una grotta, non usa più i telefoni cellulari ma trasmette ordini con messaggeri che si spostano a dorso di mulo Gli americani non trovano alleati perché gli agenti . pachistani sono poco affidabili e le tribù locali ostili. Un ruolo chiave potrebbe svolgerlo l'Iran che ha ricevuto il figlio del capo terrorista e il suo braccio destro Al Zawahiri mediando l'alleanza con Hezbollah Poster di Bin Laden in vendita in una iibreria di Karachi. Dopo la cattura dì Saddam, lo sceicco del terrore è sempre più il super-ricercato braccato da tutti i sen/izi segreti del mondo