Come distruggere l'immagine del nemico di Paolo Mastrolilli

Come distruggere l'immagine del nemico VOLTI Una tragedia in cinque scatti: la faccia dimessa e rassegnata dopo mesi di fuga, il sorriso sicuro di sé quando a Baghdad tutti temevano il suo sguardo Come distruggere l'immagine del nemico Paolo Mastrolilli NEW YORK «Ho sentito la notizia, ma ci crederò solo quando lo vedrò con i miei occhi. Ci devono dimostrare che hanno preso proprio lui». Gli americani sapevano che nelle strade di Baghdad, e forse in quelle di tutto il mondo arabo, ci sono parecchie persone che la pensano come Mohamed al-Hasaji, un uomo qualunque di 33 anni. Perciò hanno risposto alla sua richiesta, usando le immagini di Saddam Hussein non solo come una prova del suo arresto, ma anche come un martello abbattuto sul castello di carte del suo vecchio potere ormai svanito. Perdere la faccia, per gli arabi, equivale a ricevere una ferita mortale, e Washington aveva interesse a umiliare l'ex Raiss per almeno tre ragioni: garantire che è stato catturato davvero, distruggere la sua immagine facendolo passare per un codardo uomo delle caverne e lanciare un messaggio d'impotenza e scoramento a tutte le persone che ancora lo sostenessero in Iraq e nell'intera regione. «Lo abbiamo preso come un topo nel buco», ha detto il generale Ray Odierno, comandante della Quarta divisione di fanteria che ha condotto il raid di Ad Dawr. E così lo hanno mostrato al mondo intero, per far vedere che il re era nudo di nome e di fatto. Le prime immagini le hanno proiettate direttamente il governatore Paul Premer e il generale Ricardo Sanchez, capo delle forze sul terreno, durante la conferenza stampa con cui hanno annunciato la cattura. Il video, ovviamente, ha parlato molto meglio delle parole. Quando sullo schermo è apparsa la faccia del Raiss umiliato e offeso, i giornalisti iracheni presenti in sala hanno trovato il coraggio di alzarsi in piedi, agitare i pugni e urlare «Morte a Saddam». Un effetto psicologico che Washington spera di propagare in tutta la regione, magari anche a chi protegge ancora Osama bin Laden, dimostrando che scegliere di schierarsi con personaggi come loro significa condannarsi alla sconfitta. Anche le strade di Baghdad, infatti, sono state percorse da manifestazioni di gioia molto più convinte di quelle di aprile, quando a cadere era stata solo la statua del dittatore. Nel video del Pentagono l'ex terrore del Golfo Persico sembrava un homeless di Central Park, assistito dai volontari dell'Esercito della Salvezza la notte di Natale. Aveva i capelli lunghi e scarmigliati, e una barba incolta mezza bianca che gli scendeva sul petto. Si tocca¬ va la testa e la faccia con le mani, come per riprendere coscienza di se stesso dopo la sorpresa della cattura, e obbediva come un ragazzino agli ordini del medico. Testa girata verso sinistra e poi verso destra, forse per cercare pidocchi; bocca aperta per farsi guardare le tonsille con la pila elettrica, e lasciarsi abbassare la lingua dal tampone che doveva prendere il campione di materia biologica, necessario a identificarlo con l'esame del Dna. Finita la visita medica si vedeva Saddam che parlava, passandosi la mano tra la barba e fissando spesso il pavimento, con lo sguardo spento dello sconfitto. Un uomo che ha smesso di combattere e collabora con i suoi nemici: profonda delusione per tutti i suoi seguaci, che in caso di cattura si aspettavano di celebrare il suo martirio, com'era accaduto per i figli Uday e Qusay a luglio. Allora le foto cruente della morte erano state criticate come una crudeltà inutile e eccessiva; oggi le immagini dimesse del padre fanno compassione, oppure generano rabbia negli arabi che vi vedono un codardo senza dignità. Dopo l'interrogatorio, gli americani hanno sbarbato Sad¬ dam e mostrato ancora le sue foto di com'era ai tempi del potere, com'era al momento della cattura, e come si presentava dopo le prime cure, raccontando in poche istantanee la parabola della sua esistenza. Poi i militari hanno pubblicato le immagini della squallida fattoria dove si nascondeva, lo spoglio cortile del suo rifugio, il buco sotto terra dove si era rannicchiato. La distruzione sistematica di un mito, che secondo il generale Sanchez si era rintanato in una fessura della terra come un ragno. Ma, soprattutto, la cancellazione anche metaforica del suo potere.: «Per ironia della sorte - ha detto il generale Odierno, che comanda le operazioni a Tikrit - lo abbiamo scovato dentro una buca in una fattoria, proprio davanti a uno dei sontuosi palazzi presidenziali che si era costruito rubando soldi agli iracheni». lo smantellamento del mito Saddam iniziato con le drammatiche foto dei due figli uccisi culmina nel raffronto tra la gloria trionfante di ieri e la caduta di oggi CfkWMvpra- la hsi'h*) Lunga, brizzolata, arruffata, sporca. Vecchia di almejUiprtSadi lei UdlUCl n0 ^ue mesi. Con quella barba, nella quale finivano per confondersi anche i baffi spioventi, Saddam Hussein era quasi irriconoscibile. Anche le rughe sono evidenti come mai nelle foto ufficiali: solo i truccatori presidenziali sapevano dissimularle. nniin |a recatili*! '■a '3ar'3a' P0lver05a. viene subito tagliata, così da UUpil Id IdbdlUld rendere il prigioniero più somigliante all'immagine del Saddam Hussein che tutto il mondo conosce. Secondo i testimoni presenti alla cattura, sembrava che l'ex dittatore, che indossava una giubba araba, non si lavasse da diversi giorni Ininrni rial nnttirtx Accadeva poco meno di due anni fa: 6 gennaio gitimi liei pUlCI C 2002, Giornata dell'Esercito. Saddam Hussein rivolge il tradizionale discorso alla nazione. Ha 66 anni e in aspetto eccellente. Veste all'occidentale, ha baffi e sopracciglia appena brizzolati e non ha la barba Il test della verità Un bastoncino piatto per tenere ferma la lingua, una torcia per esaminare denti e tonsille. Poi tocca al cuoio capelluto, ispezionato scostando ciocche di capelli arruffati. Infine, un tampone raccoglie materiale biologico per il test del Dna. Un medico con le mani inguantate visita sommariamente l'ex dittatore appena catturato. Questo il suo verdetto: «La visita medica ha rivelato che Saddam Hussein è in buona salute e non ha ferite». E il test dirà: è proprio Saddam Hussein ^JQp ^flln fOII ì CUOi f«int3dTlÌ G|ìocchiinfossati, lo sguardo perso nel vuoto, qualche escoriazione sul viso: cosi finisce JWixt \.\ttt l 3UVI icailLCOllll la gloria del mondo, come si diceva un tempo all'incoronazione di un nuovo Pontefice. Quest'uomo visibilmente stanco e provato è stato per 23 anni al potere, gestendolo in modo feroce e sanguinario: ha terrorizzato il suo popolo, messo a fuoco e fiamme l'intera regione mediorientale, distrutto la sua stessa famiglia. Qra, perso tutto, èsolo con i suoi fantasmi.

Luoghi citati: Baghdad, Dawr, Iraq, New York, Washington