L'orca Willy uccisa dalla polmonite e dalla solitudine

L'orca Willy uccisa dalla polmonite e dalla solitudine SI E'CHIUSA UNA STORI A CHE PER UN DECENNIO HA AFFASCINATO E FATTO DISCUTERE GLI ANIMALISTI L'orca Willy uccisa dalla polmonite e dalla solitudine La protagonista del celebre film è morta in Norvegia La sua «rieducazione» alla libertà è costata 20 milioni di dollari Catturata nel '79, non era mai riuscita a «lasciare» gli uomini Paolo Mastrolilli NEW YORK E' morta nuotando verso la riva, dove c'erano gli uomini da cui non è mai riuscita a separarsi. Keiko-Willy era libera, ormai, ma la vita ha imitato l'arte solo a metà e la leggenda deU'orca assassina innamorata dei bambini si è conclusa senza che scegliesse mai di ritornare davvero in mare aperto. Il protagonista del film «Free Willy» è morto venerdì davanti alle coste della Norvegia, nel fiordo di Taknes, dove aveva creato la sua nuova casa. Secondo i veterinari lo ha uccisa una polmonite, che l'orca aveva nascosto troppo a lungo per curarla. Qualche giorno fa aveva cominciato a rifiutare U cibo e assumere atteggiamenti letargici. I suoi angeli custodi avevano notato una respirazione difficile e gli avevano dato gli antibiotici, ma la malattia ormai era avanzata e lo ha ucciso un poche ore. La storia di Keiko, che in giapponese significa il «Fortunato», era cominciata intomo al 1977 in Islanda. Un magnifico esemplare maschio di Orcinus Orca, che però si era goduto la libertà solo per un paio di anni. Nel 1979, infatti, un team di pescatori lo aveva catturato e venduto a un acquario locale. Era rimasto laggiù tre anni, poi nel 1982 era stato acquistato da Marineland, parco marino canadese che lo aveva addestrato per gli spettacoli col pubblico. Keiko si era abituato alla nuova carriera perchè sembrava molto amichevole con gli esseri umani, ma gli altri balenotteri dell'acquario facevano i bulli con lui. Perciò nel 1985 era stato venduto per 350 mila dollari al Reino Aventura, parco marino di Città del Messico, più piccolo e malandato, dove avrebbe vissuto da solo. Questa mossa ha fatto la sua fottima cinematografica. Nel 1992, infatti, la Warner Bros, aveva iniziato a filmare «Free Willy», la storia di un bambino solo che diventa amico di un'orca prigioniera in un acquario e la convince a saltar fuori dalla vasca per ritornare in mare. I grandi parchi marini americani erano contrari a questo messaggio libertario e si erano rifiutati di prestare i loro balenotteri come attori, perciò i produttori erano finiti a Città del Messico, dove tra l'altro le condizioni malandate dell'acquario erano perfette per la sceneggiatura. L'anno dopo «Free Willy», con sorpresa dei suoi stessi produttori, era diventato un successo intemazionale e Keiko si era trasformato in una stella. Il pubblico aveva cominciato a chiedere di trasformare il film in realtà, e la pressione si era fatta così alta che alla fine la Warner Bros, aveva offerto 4 milioni di dollari per creare la Free Willy Foundation e cambiare la vita al suo attore preferito. Il miliardario di Portland Craig McCaw ci aveva messo altri soldi, e nel 1995 il «Fortunato» era stato trasferito in una vasca speciale da 7,3 milioni di dollari, nell'Oregon Coast Aquarium. Laggiù i veterinari lo avevano guarito da un'infezione alla pelle, lo avevano riportato al peso normale per un balenottera della sua età, e avevano cominciato a prepararlo per ritornare in mare. Intanto la Warner Bros, recuperava l'investimento con due seguiti di «Free Willy», filmati però senza Keiko. Nel 1998, per la disperazio- ne dell'Oregon Coast Acquarium e di milioni di visitatori, una commissione di veterinari aveva stabilito che II Fortunato era pronto per ritornare a casa. Il 9 settembre un cargo C-17 della US Airforce lo aveva trasportato nella Klettsvik Bay di Vestmannaeyjar, in Islanda, dove lo aspettava una baia interamente dedicata alla sua rieducazione. Al costo di 500 mila dollari al mese, per una spesa complessiva che alla fine ha superato i 20 milioni, una squadra di biologi marini aveva insegnato a Keiko come si nutre un'orca assassina, e poco alla volta lo avevano accompagnato per passeggiate nei mari dove era nato. Nel 2001 Willy aveva iniziato a socializzare con le altre balene della zona, sparendo per intere giornate. finché nel luglio del 2002 era stato liberato. Il direttore della Foundation, David Phillips, pensava di aver completato la sua missione proprio mentre stavano per finire i soldi, ma verso la fine di agosto Keiko era ricomparso davanti alle acque del villaggio di Halsa, sulla costa norvegese: aveva nuotato 1400 chilometri in mezzo alle acque agitate del Nord, per andare a ritrovare i suoi amici uomini. E con un senso hollywoodiano dell'ironia, aveva scelto come nuova casa proprio l'ultimo Paese al mondo che consente ancora la caccia alla balene. Persino Brigitte Bardot si era mobilitata, scrivendo una lettera aperta alla principessa Mette-Marit per pregarla di garantire l'incolumità di Willy, e anche se alcuni pescatori locali consigliavano di trasformarlo in filetto di pesce, il governo di Oslo aveva assicurato la sua protezione. Keiko era stato scortato nel vicino fiordo di Taknes, per difenderlo dall'assalto dei curiosi, e lì aveva cominciato a ricevere la sua dose giornaliera di cinquanta chili di aringhe. Libero di andare dove voleva, certo, ma sempre troppo innamorato degli esseri umani per decidere di lasciarli a favore dei suoi simili. Difficile dire quale sia la morale: la comodità è meglio della libertà? Gli uomini sono sopravvalutati dagli animali? Comunque sia, la carriera di Keiko non è finita: ora Phillips lo vuole seppellire sulla terra, per poter studiare e mostrare il suo scheletro. Il successo della pellicola Una squadra di biologi nel 1993, fece nascere l'aveva seguita per mesi le prime proteste fino al luglio 2002 per le sue condizioni quando venne liberata Nel '98, un jet attrezzato porta Keiko in Islanda. Un argano la cala in acqua Nel 2002, Keiko nuotò per 1600 km. Si fermò in una baia in Norvegia, dove milioni di visitatori accorsero per vederla

Persone citate: Brigitte Bardot, Craig Mccaw, David Phillips, Free Willy, Paolo Mastrolilli, Phillips