L'Orni minaccia di abbandonare anche l'Afghanistan, dopo l'Iraq «Non garantiscono la sicurezza»

L'Orni minaccia di abbandonare anche l'Afghanistan, dopo l'Iraq «Non garantiscono la sicurezza» L'Orni minaccia di abbandonare anche l'Afghanistan, dopo l'Iraq «Non garantiscono la sicurezza» NEW YORK Dopo Baghdad, l'Onu potrebbe essere costretta ad abbandonare anche Kabul. E' l'avvertimento lanciato da Lakhdar Brahimi, l'inviato del Segretario generale Kofi Annan, proprio mentre i notabili afghani si riuniscono per discutere la nuova Costituzione del paese. «I Paesi che si sono impegnati a sostenere l'Afghanistan - ha detto ieri il diplomatico algerino - non possono prendere in giro se stessi, e non possono andare avanti aspettandosi che noi lavoriamo in condizioni di sicurezza inaccettabili. Loro danno l'impressione di pensare che la nostra presenza qui sia importante. Bene, se lo credono davvero, devono garantire che ci siano le condizioni per restare. Altrimenti noi ce ne andremo via». Parole così dure non si erano mai sentite da Brahimi, e forse dipendono dal fatto che il suo mandato sta per scadere in dicembre. L'inviato di Annan, però, si è basato sui fatti per lanciare l'avvertimento. Da marzo ad oggi, 11 volontari delle organizzazioni internazionali di assistenza sono stati uccisi in Afghanistan. In ottobre l'Onu ha perso Bettina Goislard, una francese di 29 anni specializzata negli aiuti ai rifugiati, che è stata assassinata nella città orientale di Gbazni. Come conseguenza, il Palazzo di Vetro ha ritirato circa 30 operatori, e ha sospeso le sue attività in quattro provincie di confine considerate insicure. «Ora - ha scritto Brahimi in un rapporto sulla situazione - abbiamo raggiunto una fase critica. I taleban non hanno mai accettato la sconfitta. Loro e altri stanno approfittando in pieno dell'insoddisfazione popolare». Secondo l'inviato dell'Orni non ci sono abbastanze truppe sul terreno, e il governo del presidente Karzai sostenuto dagli Stati Uniti dà troppo spazio ai «signori della guerr?t« nfilla speranza di ottenere il loro appoggio o quanto meno evitare problemi. Questo sta ripoi Laudo il Paese alle condizioni di illegalità che lo hanno dominato per anni, alLnentando l'insoddi- Duro avvedell'inviatoSi riunisce Jirga per anuova Cos timento di Annan a Loya pprovare la ituzione sfazione popolare e quindi le simpatie per i taleban. Scott McClellan, portavoce della Casa Bianca, ha riposto così alle critiche di Brahimi: «I nostri militari e la coalizione hanno fatto un lavoro straordinario per migliorare la sicurezza. C'è ancora molto da fare e continuiamo a farlo, ma l'Onu ha un ruolo importante da svolgere in questo sforzo e speriamo che continui a farlo». Al momento a Kabul ci sono circa 5.500 soldati della Nato che ha assunto la responsabilità di preservare la pace, e dovrebbe allargare il suo mandato oltre i limiti della capitale. Nel resto del Paese ci sono circa 11.700 militari americani che danno la caccia ai taleban, ai membri di Al Qaeda e al gruppo guidato dall'ex premier ribelle Gulbuddin Hekmatyar. Proprio in questi giorni hanno lanciato l'operazione «Avalanche» per stanare i terroristi, ma due raid hanno sbagliato gli obiettivi uccidendo 15 bambini. Secondo il Pentagono, i ribelli hanno iniziato a usare tattiche simili alla guerriglia irachena, facendo esplodere bombe nelle strade che negli ultimi giorni hanno ferito tre militari. In questo clima di tensione ieri sono incominciate a Kabul le riunioni preliminari della Loya Jirga, la grande assemblea in cui circa 500 delegati dovranno discutere la nuova Costituzione, preparando le elezioni presidenziali previste per giugno. Il leader attuale, Karzai, ha detto che il testo sarà approvato: «Il dibattito sarà duro, ma alla fine i delegati troveranno un accordo». In discussione ci sono molti particolari rilevanti, dalla lingua da usare nell'inno nazionale fino al ruolo dell'Islam nel governo, ma il punto più problematico è la distribuzione dei poteri. Karzai vuole un presidente forte, e ha avvertito che non si candiderà alle elezioni se dovrà dividere i compiti con un premier. I «signori della guerra», però, chiedono garanzie sulla loro autonomia, e temono di creare una «dittatura centralizzata» dando troppi poteri al Presidente, [p.mas.j Duro avvertimento dell'inviato di Annan Si riunisce la Loya Jirga per approvare la nuova Costituzione

Luoghi citati: Afghanistan, Baghdad, Iraq, Kabul, New York, Stati Uniti