«Ho ordinato: lasciate lavorare Shirin Ebadi»

«Ho ordinato: lasciate lavorare Shirin Ebadi» IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ISLAMICA DOPO LA CONSEGNA DEL NOBEL ALLA MILITANTE PER I DIRITTI UMANI «Ho ordinato: lasciate lavorare Shirin Ebadi» Khatami: il movimento per le riforme in Iran continuerà, con o senza di noi intervista Afsané Bassir Pour e Claire Tréan GINEVRA PRESIDENTE Khatami, l'accoglienza riservata in Iran a Shirin Ebadi, che mercoledì scorso ha ricevuto a Oslo il Nobel per la Pace, è stata assai tiepida... «Il Nobel è molto importante, qualunque esso sia. E' ovvio che ogni iraniano dev'essere fiero di sapere che un altro iraniano, soprattutto una iraniana, ha ottenuto questo premio. Ciò detto, più importante del premio per la pace è la pace stessa. Il nostro è un mondo di guerra, un mondo di terrore e violenza, un mondo di malattie e carestie, un mondo di discriminazione». Pare che uno dei suoi consiglieri abbia detto che la signora Ebadi ha il diritto, fuori dall'Iran, di non portare il velo. Lei è d'accordo? «Il velo è una tradizione che in Iran tutti rispettano. Ciò detto, e io l'ho ripetuto anche alla signora Ebadi, sarebbe stato meglio che lei, in quanto donna musulmana, fosse andata velata alla cerimonia di consegna del premio. Ma tutti sono liberi di comportarsi come megho credono». Lei pensa che la scelta di dare il premio a Shirin Ebadi sia stata una scelta polìtica, la ricompensa a una dissidente? «Ho dato istruzioni molto precise affinché venga permesso alla signora Ebadi di continuare il suo lavoro in condizioni corrette. Ho dato istruzioni al ministero dell'Interno e a quello dell'Informazione affinchè facciano in modo che possa lavorare in tutta sicurezza». Sulla questione nucleare avete fissato una data per firmare il protocollo aggiuntivo al Trattato di non proliferazione che autorizza ispezioni senza preavviso da parte dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica nei vostri siti? «Abbiamo accettato il protocollo aggiuntivo, il governo l'ha anche approvato. Abbiamo preso la decisione di fissare una data, con l'accordo dell'Alea, così non ci sono più ostacob alla firma. Comunque tengo a dire che gli ispettori dell'Alea in queste stesse ore sono in Iran. Io nbadisco che l'Iran non desidera avere la bomba atomica, noi vogliamo soltanto l'energia per usi civili e pacifici. Se il dossier non diventa un dossier pobtico, non ci sono più ostacoli. Se qualcuno però ne vuole fare una questione pohtica, le cose possono cambiare. Contiamo sugh europei che sono venuti a trovarci, in buona fede, per regolare questa faccenda nel quadro dell'Agenzia per l'energia atomica. Prossimamente il Parlamento prenderà in mano il dossier nucleare, non c'è alcun problema». Pare che il Consiglio iracheno abbia deciso di estradare i membri dei Mujaheddin del popolo. L'avete negoziato insieme? E' vero che l'Iran ha intenzione di estradare membri di Al Qaeda? «Effettivamente l'Iran ha estra- dato 130 membri della rete di Al Qaeda e siamo pronti a estradarne altri verso i loro Paesi d'origine. Chi ha commesso crimini in Iran sarà giudicato in Iran e gli altri torneranno a casa loro. Non c'è posto per Al Qaeda in Iran, nessun posto per i terroristi né per quanti agiscono contro la pace nel mondo. Per quanto riguarda i Mujabeddin, ritengo che la maggior parte di questi giova¬ ni attualmente in Iraq non siano dei criminab e possano tornare nel loro Paese. Lo annuncio in quanto presidente della Repubblica iraniana: sono i benvenuti in Iran. Quelli che hanno le mani sporche di sangue devono essere giudicati in modo equo e nel quadro della legge». Nel febbraio 2004 in Iran dovrebbero svolgersi le elezioni legislative. I riformisti minacciano già di non presentarsi e gli elettori potrebbero non andare a votare... «Queste elezioni saranno le ventiquattresime in Iran dalla Rivoluzione: per un Paese come il nostro, che per secoli ha patito la dittatura e dove il popolo non aveva la possibilità di profferire parola, è un grande passo in avanti. Ciò detto, la democrazia è un processo e non un evento. Non la si può importare. La Rivoluzione islamica ha proposto una democrazia popolare, il che evidentemente è molto difficile. Da parte nostra, dovremo adattare la democrazia ai,nostri principi culturali. Nessun potere può sopravvivere se non deriva dalla volontà del popolo. E il popolo deve avere la possibilità, se lo ritiene necessario, di cambiare il potere - e senza ricorrere alla forza. E' la particolarità della democrazia, che va accettata. Su questo punto non ci sono differenze tra una democrazia religiosa e una laica. Io credo fermamente che sia questa l'essenza della nostra rivoluzione popolare. Questo principio è anche alla base delle riforme che il nostro governo ha intrapreso». Una democrazia del genere esiste in Iran? «Forse non dappertutto, io parlo accademicamente. Alcuni vorrebbero una democrazia laica, ma non ci si sono ancora tutte le condizioni per attuarla. Io penso che le riforme intraprese siano conformi all'identità del popolo iraniano. Ma, ancora una volta, bisogna dare tempo al tempo. Le elezioni sono molto importanti e sono proprio le Legislative quelle che contano più di tutte. Il potere del Parlamento è distribuito tra più persone. Il ruolo dei legislatori consiste nel sorvegliare i poteri centralizzati. Spero di tutto cuore che la gente parteciperà con entusiasmo alle prossime legislative. Noi, da parte nostra, accetteremo la volontà del popolo. In democrazia, occorre accettare non soltanto la vittoria, ma anche la sconfìtta. In ogni caso, il movimento del popolo per la democrazia continuerà, forse con noi o forse senza di noi...» Il vostro governo ha i mezzi per governare? «Io mi sforzo di agire nel quadro della legge. Va da sé che il presidente della Repubblica ha dei limiti, la composizione delle forze politiche del Paese impone qualche restrizione alla sua azione: abbiamo cercato di restare fedeb al nostro motto». La gente si lamenta per la lentezza del progresso politico. Che cosa risponde? «Penso che il progresso avrebbe potuto essere niù rapido. Ma, date le circostante, abbiar fai to quello che alibi ^mir. potu .,. Copyright Le Mi-)'.de iib&k ^e' ^aGse a'cun' "^ vorrebbero una democrazia laica, ma non ci sono ancora tutte le condizioni per attuarla. Diamo éSktìk tempo al tempo ^7 II presidente iraniano Khatami

Persone citate: Claire Tréan, Ebadi, Khatami, Shirin Ebadi