False comunicazioni, Cesare Geronzi a giudizio

False comunicazioni, Cesare Geronzi a giudizio COINVOLTO IL VECCHIO CDA DI BANCA ROMA PER FATTI DEL '96. ILTITOLO SBANDA, POI RECUPERA False comunicazioni, Cesare Geronzi a giudizio Capitalia si difende: anche per Bankitalia è tutto in regola e il reato è inesistente ROMA Amareggiato, ma sereno. Così ha reagito il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, secondo quanto si apprende da ambienti del gruppo, al rinvio a giudizio per false comunicazioni alla Banca d'Italia insieme ai vertici della fianca di Roma in carica nel '97. Un rinvio che significa processo, e che arriva a poco più di una settimana dall'iscrizione del presidente di Capitalia nel registro degh indagati per il crack Cirio. Secondo l'avvocato difensore, però, questo rinvio a giudizio «non si capisce. Il reato non esiste». L'accusa contestata a Geronzi e agh altri imputati è quella di avere annotato sui bilanci del 1996 della Banca di Roma sotto la voce di «sofferenze» la somma di diverse migliaia di miliardi di lire, e quindi indicando tale somma come difficilmente recuperabile. Invece, secondo la denuncia di Maurizio Boccacci, all'epoca dipendente e sindacalista della Banca di Roma, che i pubbhci ministeri Perla Lori e Gustavo De Marinis hanno ritenuto fondata, si trattava di somme che avevano buone prospettive di rientro neUe casse della banca. L'indagine, avviata nel giugno dello scorso anno, è ora giunta alla conclusione con il rinvio a giudizio di Geronzi e delle altre 14 persone coinvolte, e tra queste anche l'ex direttore generale della Banca di Roma, Antonio Nottola. Oltre a loro la vicenda coinvolge Mario Ercolani, Pietro Ciucci, Tommaso Milanese, che sono componenti del eda e rappresentanti del Comitato esecutivo della fianca di Roma. Ci saranno poi gh altri consiglieri di amministrazione Paolo Ascoli. Renato Caffaro, Mario Federici, Serafino Gatti e Franco Turino ed, infine, i componenti del Consiglio dei sindaci Antonio Colacchia, Mariano Masucci, Francesco Colombo, Eugenio Finto e Marcello Bigi. Immediata la ripercussione sui titoli del gruppo capitolino che ieri non appena si è diffusa la notizia è arrivata a perdere oltre il 6,50Zo salvo poi recuperare in parte le perdite e chiudere a quota 2,51 euro(-3,310^. «Non capisco questo rinvio a giudizio. Il reato è inesistente», ha commentato a caldo l'avvocato Riccardo Olivo legale del presidente di Capitalia. «La Banca di Roma - continua Olivo - ha mandato in maniera completa tutte le segnalazioni previste e non ha potuto né voluto ostacolare le funzioni di vigilanza. Il reato si commette comunicando dati falsi mentre i dati comunicati erano veri». Stessa posizione è stata espressa dal collegio dei difensori dei membri del Cda e del collegio sindacale della Banca di Roma. Capitalia, dal canto suo, nel rendere noti i prowedimeDti della magistratura ieri si è detta convinta che gh esponenti della ex Banca di Roma rinviati giudizio riusciranno a dimostrare «l'assoluta correttezza» del loro comportamento. In una nota, l'istituto sottolinea che, «gh esponenti deU'allora Banca di Roma sono stati prosciolti per prescrizione dal reato di falso in bilancio relativo all'esercizio 1996 e sono stati rinviati a giudizio per il reato di ostacolo alle funzioni di vigilanza concernente l'asserita falsità di segnalazioni inviate alla Banca d'Italia, sempre nel 1996. Anche sulla base degli accertamenti svolti dai periti del Gup - che hanno confermato l'infondatezza della maggior parte delle contestazioni mosse dal pubbhco ministero - si è certi - continua Capitalia - di poter chiarire facilmente, in sede dibattimentale, l'assoluta correttezza dell'operato della Banca. Non appare, infatti, minimamente fondata l'ipotesi di reato delineata dall'accusa, non fosse altro perchè, sulla scorta delle comunicazioni, fedelmente e compiutamente trasmesse alla Banca d'Italia, quest'ultima fu sempre messa in condizione di esercitare appieno le proprie funzioni di vigilanza». Lo stesso reato contestato ai 15 membri di Banca di Roma, fanno rilevare i legali, «si prescriverà nel prossimo mese di ottobre 2004 - in quanto, come noto, lo stesso prevede la rilevanza penale di quelle sole comunicazioni inoltrate al fine di ostacolare la funzione di vigilanza della fianca d'Italia». [r. e. s.]

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