Bondi supera il primo ostacolo Banche ancora in ordine sparso di Francesco Manacorda

Bondi supera il primo ostacolo Banche ancora in ordine sparso ^mScCTroANCHii^WcMoYRACASiuT Bondi supera il primo ostacolo Banche ancora in ordine sparso Il manager: non c'è nulla da commentare; parlano i litti analisi Francesco Manacorda MILANO NON c'è nulla da commentare, parlano i fatti». Fedele anche ieri à una fama consohdata su molta sostanza e poche parole Enrico fiondi liquida così chi chiede qualche informazione in più sul percorso che si delinea per la Parmalat. L'importante, insomma, è che la prima barriera che aspetta il gruppo alimentare e il suo consulente-risanatore, sia stata superata d'un balzo. Una mezza sorpresa - la prima beUa sorpresa da mesi - per il mercato, che nel migliore dei casi si aspettava un lunedì mattina al cardiopalmo. Non è stato così. Segno che le leve mosse da fiondi, il quale si sta dividendo tra l'incarico bresciano alla Lucchini e quello parmense, assistito anche a Collecchio dal fidatissimo avvocato Umberto Tracanella, stanno provocando qualche effetto. Il primo, per l'appunto, è lo sblocco del credito d'imposta vantato dal gruppo Parmalat: 35 milioni che l'Agenzia delle Eutrate dovrebbe versare entro lunedì,dopo aver fatto sapere che nei giorni scorsi era arrivata una diffida proprio dalla Parmalat. Sopra l'Agenzia deUe Entrate c'è il ministero dell'Economia, ma risulta difficile far passare il rapido rimborso certo non usuale per chi conosce i tempi della burocrazia - come un sostegno pubblico. Piuttosto dal ministero, anche alla luce delle polemiche con la fianca d'Italia sul caso Cirio, si è deciso di agire in modo inattaccabile di fronte a un credito definito come «certo, liquido ed esigibile». Nessuno, insomma, potrà dire un domani - è stato il ragionamento - che il la pubbbea amministrazione avrebbe potuto fare qualcosa non solo di lecito, ma addirittura di dovuto, per aiutare la Parmalat e non lo ha fatto. Con il primo passo dell'Economia, una mossa che ha anche aiutato a sgombrare jl campo da eventuali timori deUe banche di finire in un'inchiesta giudiziaria per un aiuto in più al gruppo, alcuni istituti hanno deciso - sempre su richiesta di Bondi - di aprire un poco i cordoni della borsa. A versare quei 25 milioni che ancora servivano a Collecchio sono state prima di tutto Banca Intesa e, a quel che si apprende, anche la Popolare di Lodi. Manca invece all'appello Capitalia, che ieri ha dichiarato pubblicamente la sua esposizione nei confronti di Parmalat: 393 milioni di euro «esclusivamente nei confronti di società ope¬ rative», e altri 91 nei confronti di Parmatour, con un terzo dei crediti complessivi «autoliquidanti». La banca guidata da Cesare Geronzi e Matteo Arpe, la stessa che decise di bloccare i finanziamenti per il rimborso dei bond Cirio a Sergio Cragnotti, ha deciso di non aumentare più la sua posizione creditoria verso Parmalat, offrendo però una disponibilità ad accettare un ruolo di intermediazione per quell'I,50Zo che Parmalat ha della banca d'affari Mcc, che fa capo proprio all'istituto capitolino. La quota vale - secondo l'ultima valorizzazione di Mcc -21,5 milioni di euro e potrebbe essere temporaneamente acquistata da Capitalia per passarla poi ad altri soci che, secondo l'istituto, hanno espresso interesse ad aumentare la propria quota o ad entrare nel capitale. Fuori dal finanziamento di 25 milioni si chiamano anche Bnl e due grandi istituti come il Sanpaolo Imi, che fin dall'inizio ha fatto sapere di voler giocare nella vicenda un ruolo più estemo possibile e l'Unicredit, che anche dal punto di vista dell'esposizione, ha poco o niente da temere. Le banche, dunque non si muovono compatte. Una situazione che potrebbe avere effetti anche sulle mosse future per il salvataggio di Parmalat. Con il tiepido applauso finanziario di Tesoro e banche alle spalle, che gh ha consentito di scavalcar e il primo ostacolo, Bondi si trova già a ridosso del secondo. Entro fine mese - secondo alcune fonti già mercoledì 17 - Parmalat dovrebbe onorare un'opzione put sul 18,80Zo di Parmalat Empreendimentos e Administracao con non meglio identificati «investitori nordamericani» sborsando una cifra che nell'ultima trimestrale prevedeva dovesse ammontare a 400 milioni di dollari. Ma la via della rinegoziazione sembra aperta, anche secondo quanto ha detto ieri una fonte brasiliana all'agenzia Reuters. Poi arriveranno gh ostacoh più seri. Solo Banca Intesa e Popolare di Lodi vanno in soccorso del gruppo Il prossimo nodo è un put da 400 milioni che scade mercoledì 17 Enrico Bondi

Persone citate: Bondi, Cesare Geronzi, Enrico Bondi, Lucchini, Matteo Arpe, Sergio Cragnotti, Umberto Tracanella

Luoghi citati: Collecchio, Italia, Lodi, Milano