la Cgil alza il prezzo sulle pensioni di Roberto Giovannini

la Cgil alza il prezzo sulle pensioni IL 16 IL PARLAMENTINO DELL'ORGANIZZAZIONE DECIDE. LAPADULA: BISOGNA AFFRONTARE ANCHE LA QUESTIONE DELLA SPESA SOCIALE la Cgil alza il prezzo sulle pensioni «Più fondi al Weifare, estendere a tutti il sistema contributivo» retroscena Roberto Giovannini ROMA LA Cgil di Guglielmo Epifani si dichiara disponibile «seriamente» a discutere di welfare e pensioni anche con il governo di centrodestra, ma non c'è dubbio che fissa condizioni decisamente rigide e chiede un prezzo pesante. Il sindacato di Corso d'Italia, dopo l'esito interlocutorio dell'incontro di Palazzo Chigi che ha rinviato tutto al 10 gennaio, ha convocato per il 16 e 17 dicembre il suo Direttivo (il «Parlamento» dell'organizzazione) per decidere il da farsi. In Cgil c'è chi teme che la strategia superunitaria di Epifani possa portare a concessioni in tema di previdenza; dal Direttivo, però, dovrebbe uscire una soluzione largamente condivisa, che così potrebbe essere sintetizzata: se vuole davvero trattare, il governo si prepari ad allargare i cordoni della borsa, e non si faccia grandi illusioni sulle pensioni. Insomma, la Cgil indica i suoi sì e i suoi no, e segue la Cisl nella predisposizione di una proposta da trasformare eventualmente in piattaforma unitaria. A illustrarci in dettaglio la strategia già delineata da Guglielmo Epifani al convegno del Cnel di due settimane fa ci pensa Beniamino Lapadula, responsabile delle politiche economiche e grande esperto di pensioni. Sullo sfondo, la volontà di non dare alibi ad eventuah accordi separati e una forte determinazione di marciare con Cisl e Uil, ma anche la preoccupazione di non farsi «intrappolare» dal gover- no in una «finta trattativa» che punterebbe solo a stemperare il clima sociale e a permettere al centrodestra di superare senza guai le scadenze elettorali. Di qui, la decisione di stringere i tempi: via libera a una proposta Cgil, da confrontare con Cisl e Uil. Se il governo illOgennaiosarà disponibile a trattare sulla base di queste proposte si negozierà, altrimenti sarà sciopero generale. Il punto di partenza - spiega Lapadula - è che l'Italia ha una spesa sociale inferiore di 2,5 punti alla media europea, e che seguendo ie intenzioni del governo si andrebbe ancora più in basso, pe¬ raltro soltanto con lo scopo di continuare una pohtica di taglio delle tasse per i ceti più ricchi. «Noi - afferma il sindacalista - voghamo una modifica sostanziale della pohtica economica e fiscale del governo, a cominciare da un potenziamento del sistema del Welfare. Ci rendiamo conto delle difficoltà economiche, ma non è accettabile una pohtica dei due tempi, non si può discutere di pensioni da taghare oggi e di un welfare da potenziare domani». Con gradualità, ma con segnali significativi da subito, la Cgil sollecita tre interventi: per gh anziani completamente non autosufficienti, per potenziare gh am¬ mortizzatori sociah, restituendo circa 2,5 miliardi di euro di maggiore prelievo fiscale (fiscal drag 2003 e maggiore tassazione delle liquidazioni). Si chiedono poi risposte sulla Sanità (a proposito della crescente esposizione debitoria delle Regioni) e sul «riccometro»: si rischia che gh autonomi ricchi ed evasori accedano gratis a servizi per cui i dipendenti saranno costretti a pagare. Sulle pensioni, dice Lapadula, «sono anni che la Cgil riconosce che ci sarà una transitoria"gobba" di spesa». La soluzione migliore sarebbe l'estensione pro-rata del metodo di calcolo contributivo. «ma questa proposta non ha il consenso di Cisl e Uil, e noi voghamo marciare con Cisl e Uil». Come evitare che la «gobba» sbanchi il sistema? Primo problema, per la Cgil dovranno essere i lavoratori autonomi (per la quota significativa che compete loro) a «pagare» la loro fetta di «gobba». Secondo, serve «come avviene in 10 su 15 paesi d'Europa» un apposito Fondo di riserva «in grado di fronteggiare i momenti di maggiore sofferenza del sistema a ripartizione». Questo fondo - seguendo ima vecchia idea di Modighani, e senza cambiamenti per i lavoratori - può essere alimentato dalle liquidazio¬ ni non versate ai fondi pensione, gestite professionalmente; da sinergie tra gestori privati e erogatori pubbhci, come in Svezia; da una parte degli adeguamenti dei contributi deUe categorie privilegiate. «L'importante - afferma Lapadula - è che eventuah maggiori oneri non ricadano sulla finanza pubblica, ma siano fronteggiati grazie al Fondo». E sull'età di pensionamento? Per la Cgil non serve aumentare l'età di pensionamento legale, quanto quella di pensionamento effettivo, con pohtiche mirate a rendere più agevole il lavoro degli anziani, sul versante delle imprese e su quello dei lavoratori, con incentivi, formazione e flessibilità in uscita. Altro non serve, né sull' età anagrafica né su quella contributiva. «Abbiamo un appuntamento nel 2005 - è la replica - dove si dovrà correggere il sistema per tener conto dell'aiunento della speranza di vita. La verifica del 2005 è l'unica sede giusta, e giunge tre anni prima del progettato intervento del governo, che peraltro come ha dimostrato Tito Boeri dal 2024 aggrava i conti». La Cisl sta pensando a «quote» (94 o 95), ovvero alla possibilità di consentire il pensionamento dei lavoratori combinando età anagrafica e contributiva per arrivare a «94» (60 anni di età e 34 di contributi, 53 anni di età e 41 di contributi, ecc.). Una buona idea? «Le quote non sono un toccasana - dice Lapadula - paradossalmente potrebbero portare aumenti di spesa e non risparmi, e non fu un caso se nel '95 vennero scartate. Comunque, mi pare che la Cisl abbia pensato alle "quote" non per oggi, ma in rapporto alla verifica del 2005. Altrimenti, se fosse una "riduzione del danno" rispetto alla proposta di delega del governo, noi non saremmo d'accordo. Ma sono convinto - è la conclusione - che riusciremo senza problemi a trovare una posizione unitaria con Cisl e Uh». Certo, le richieste Cgil al governo sembrano davvero pesanti. È un modo per impedire un negoziato? «Niente affatto - conclude Lapadula - se ci saranno le condizioni per un negoziato serio voghamo trattare. Ma il governo deve accettare di correggere la sua linea su welfare e fisco, e non pensare che noi si possa trattare sulle "quote" o su piccole correzioni della delega». LE RICHIESTE DELLA CGIL Trattativa contestuale su Weifare e pensioni. «La spesa per il Welfare - sostiene infatti il sindacato - in Italia sotto la media Uè». ■EBP » Avvio di un fondo per gli anziani non autosufficienti (in prospettiva, 3 miliardi l'anno). • Potenziamento degli ammortizzatori sociali (in prospettiva, 2 miliardi l'anno) ■BSSHi » Rimborso graduale degli aumenti di prelievo fiscale 2003 (2,5 miliardi) ■EÉni « La «gobba» c'è, ma è un fenomeno controllabile e che si può fronteggiare senza tagli. « Un terzo della «gobba» riguarda il lavoro autonomo, che deve provvedere con aliquote più alte o prestazioni ridotte. » Il resto del problema, relativo al lavoro dipendente, si affronta varando un «Fondo di riserva» (come in 10 paesi Uè) cne fronteggia gii sforamenti di spesa. » Il Fondo è alimentato da una gestione di mercato delle llauidazlonl non conferite ai fondi pensione, da quote aegli aumenti di aliquote dei co.cò.co, da sinergìe tra gestori privati ed ente pubtìico. » Via libera ai fondi pensione, col silenzio assenso, • No alla decontribuzione per i nuovi assunti. » Correggere gli incentivi per chi rinuncin alia pensione. • No a interventi sull'età di pehsionamento, ne secchi né graduali. : » No all'introduzione di «quote», che potrebbero paradossalmente aumentare la spesa. » La sede giusta è la verifica del 2005, dove si può decidere se modificare i coefficienti o intervenire con le quote. Il leader della Cgil Guglielmo Epifani

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