JAMES GRADY I cani pazzi della CIA

JAMES GRADY I cani pazzi della CIA JAMES GRADY I cani pazzi della CIA IA sembianze ringhiose ed allucinate di cinque Cani Pazzi (i Mad Dogs), ovvero di cinque vecchi ex agenti della Cia davvero fuori di testa, che evadono dal manicomio criminale in cui sono ricoverati e che, nel loro modo malato e distorto di concepire la storia, le persone e la realtà, si ricatapultano nel mondo «normale», se cosi si può dire, del post 11 settembre per raddrizzare il più enorme ed orribile dei torti subiti dagli Stati Uniti e guadagnarsi così la loro personale salvezza. Questa è la premessa. Poi? «Poi... Non ho ancora chiuso il romanzo. Non per fare il difficile, ma non parlo mai dei miei libri mentre sto ancora scrivendo. Non perché abbia paura che mi rubino l'idea, ma per una forma di "superstizione creativa": e se, strada facendo, mi bloccassi e non succedesse poi tutto quello che ho anticipato?». Lo confessi: abituato a lavorare con Hollywood, sta facendo un po' il divo... «No, no, io sono esattamente l'opposto. Ascolti: ho finito la prima stesura a ottobre, e ci ho dato dentro nella ripulitura e nelle correzioni fino ad ora. Ma c'è ancora molto da fare. Spero di chiudere entro fine anno». Se è così, allora il rischio dovrebbe essere superato. «Forse. Ma le racconto un fatto per farle capire come funzionano le cose nella mia testa. Questa storia mi è esplosa all'improvviso, di notte, in un sogno talmente vivido da farmi svegliare tutto sudato. Mi sono alzato e, in preda ad una sorta di febbre contagiosa, ho buttato giù 35 pagine di fila. Poi, liberatomi finalmente della pazzia di quel presepe di personaggi che mi avevano occupato il cervello ed il sonno, ho preso i fogli, li ho nascosti in fondo ad un cassetto e sono tornato alla novella che stavo scrivendo. Ma mia moglie, una settimana dopo, li ha trovati. Li ha letti. E si è precipitata inveendo nel mio studio; "Stai dando i numeri? Perché diavolo perdi il tuo tempo con questa robetta? Hai per le mani una storia incredibile, tutta quella energia che esplode ovunque e la butti via? Lì dentro c'è fuoco. E' questo il tuo romanzo". Capito come tutto può cambiare da un momento all'altro?». D'accordo. Parliamo allora delle atmosfere, dei caratteri, di ciò che ormai non può più venir cancellato. «Se da una parte Mad Dogs (a proposito: c'è in italiano un termine che racchiuda insieme le tonali'.à di insano, di pericoloso e di idrofobo?) è un nero classico, dall'altra trascende i generi. L'ho scritto come se fosse una novela d'azione nostop in cui i principi fondamentali delle nostre vite vengono schizzati dal fango dei miei criminah che sono osservatori estremi e che perciò possono vedere la normalità del nostro mondo con occhi "freschi". Mi permette una citazione?». La prego... «Se Yeats, "lancia uno sguardo ;elido sulla vita", ebbene, quelo dei miei Mad Dogs è "pazzo"». Diceva di trascendere i generi... «Sì, qui navigo tra satira e politica, tra giornalismo investigativo e thriller. E viaggio anche tanto. Benché si tratti di un romanzo abbastanza breve, me ne vado in Serbia, in Nigeria, a Parigi, in Malesia, in Iraq e c'è tempo persino per una scappata sull'East Coast americana. Ah, lo confesso; amo quasi disperatamente questo romanzo: è passione pura, ispirazione febbricitante. Ci sono momenti di violenza e di tensione straordinarie, di commedia selvaggia e di tenero romanticismo mentre la trama si dipana tra le assurde esigenze dello spionaggio». Non sono certo gli aggettivi a farle difetto... «Allora, per descrivermi, ci aggiunga "matto" anche per me (solo quanto basta, però). Lo trovo l'aggettivo più autocelebrativo di tutti: dà un piccolo brivido blu alla mia totale ordinarietà». Altri segni particolari? «Una moglie che fa - e bene l'investigatrice privata è sufficiente? E poi mi dedico allo studio ed alla pratica del T'ai Chi, (un'arte marziale cinese, ndr.) per almeno mezz'ora ogni mattina». Il Condor ha avuto il volto di Robert Redford. Per i Mad Dogs quali immagina essere le facce giuste? «La prima maschera che mi viene in mente è quella di John Cusack (il vicesindaco Kevin Calhoun di "City Hall" con Pacino, ndr). Ma la mia è una storia che attraversa le generazioni. Per cui sarebbero perfetti anche Jeff Bridges, Robert De Niro o Sean Penn. Ma il fatto che io lavori molto anche per il cinema mi ha inpotmato una cosa importante; i protagonisti varmo sempre tracciati in modo che qualsiasi buon attore possa essere in grado di dargli una vita propria. Per cui, scelga pure il regista...». Da buon giornalista «infiltrato» che conosce ogni segreto della Washington politica, usi due, tre tu quegli aggettivi che tanto la divertono per descrivere i Presidenti dal Watergate in poi. «Nixon: brillante, narcisista, perverso. Ford: zelante pasticcione. Carter: l'onestà orfana dell'acciaio. Reagan: un attore ispirato uscito di testa. Bush padre; il finto patrizio. Clinton: l'intelligenza sperperata. Bush figlio: l'ipocrita astuto». Quali per lei i tre più grandi scrittori americani? «William Faulkner, Dashiell Hammett e Raymond Chandler». Da che cosa è stato più influenzato nella vita? «Dal dottor Stranamore, dalle rivoluzioni studentesche degh anni '60, dalla poesia e dalla buona musica (ogni mattina alle 6,15 la mia sveglia si accen¬ de su una radio che manda in onda solo poeti rock), dalla dignità degh eroi silenziosi, dall'amore delle donne, dalle arti marziali, dalla fortuna di essere come il destino mi ha voluto, dall'affetto della mia famiglia». Il più grande errore del¬ l'America rispetto all'Il settembre? «L'arroganza. I servizi segreti diretti ed influenzati dalla pohtica - hanno pensato soltanto a proteggere se stessi (ed i pascoli burocratici a cui foraggiarsi) invece dei cittadini e degh allea¬ ti. Questi presunti superesperti - globali di realpolitik erano convinti che il mondo si rispecchiasse in loro. Per cui se ne sono rimasti ad ascoltare le loro inutili chiacchiere e non ciò che le loro orecchie avrebbero davvero dovuto sentire». James Grady, 54 anni, autore del celebre «I sei giorni del Condor», è ospite d'onore del Noir in Festival (in svolgimento in questi giorni a Courmayeur) che gli ha assegnato il Premio Raymond Chandler alla carriera. La cinquina dei finalisti in corsa per il Premio Giorgio Scerbanenco 2003 che verrà assegnato stasera alle ore 22 al Palanoir è invece composta da Giancarlo De Cataldo («Romanzo criminale», Einaudi), Giorgio Paletti («lo uccido», Baldini a Castoldi), Carmen larrera («Delitti alla Scala», Fazi Editore), Santo Piazzese «Il soffio della valanga». Sellerie Editore) e Marco Vichi («Una brutta faccenda», Guanda). P#- A COLLOQUIO CON LO SCRITTORE AMERICANO, OSPITE D'ONORE AL NOIR IN FESTIVAL DI COURMAYEUR - f i «| W i IIP " DOPO "I SEIGIORNI DEL r CONDORIEL LA VOLTA IW t"; V^ ; .^^ DEI ^MADLDOGS^ aNQUE^1**»!;^ AGENTI CHE SCAPPANO DAUMANICOMIO IN CUI ili !; ERAN^ICOVERAJli I PERA/ENDICARE L'ORRORE DEtoliSETTEMBREl^: ^«a*;.**^,. ,SS .mms&m^wm^ J J- ^ .^ S" Of