Questo designer fa e cose di cui non abbiamo bisogno di Marco Belpoliti
Questo designer fa e cose di cui non abbiamo bisogno Questo designer fa e cose di cui non abbiamo bisogno Marco Belpoliti RON Arad è un designer inglese della generazione di mezzo. E' nato a Tel Aviv nel 1951, ma ha studiato a Londra, città dove ha aperto nel 1981 One Off, lo studio che è stato per oltre vm decennio nello stesso momento tempo uno spazio per l'ideazione, vm laboratorio ed uno showroom, superando quella distinzione di luoghi che vige da sempre nel lavoro del progettista. Del resto Arad è vm designer che sembra andare e venire tra arte e design, scultura e arredamento. L'oggetto più famoso del designer inglese è Boofeworm (1993), prodotto dall'italiana Kartell: un nastro curvo che sale, o scende, lungo la parete rompendo per la prima volta la tirannia della linea retta. Come scrive Deyan Sudjic, lo studioso di architettura e design che ad Arad ha dedicato un agile e interessante volume, si tratta di vm calligramma sospeso in aria, su cui collocare i propri volumi; in questo modo ciascuno può scrivere la propria «forma» sul muro: non esistono due librerie uguali. Il titolo del libro, Ron Arad, Cose di cui la gente non ha veramente bisogno, spiega molto bene qual è il senso del lavoro di Arad: stare sui margini del design, lavorare con ciò che è poco «utile», magari proprio con gh scarti, come gli è accaduto con Rover chair (1981), una sedia costruita utilizzando il sedile reclinabile di una Rover 2000 trovato da uno sfasciacarrozze. Secondo Arad ci sono due modi oggi di fare design: accettando i vincoli e cercando di ricavarne il massimo (tipico di alcuni designer come gli Eames o Behini), e il designer che è invece guidato da un'idea e spende tutte le sue forze per realizzarla. In questo senso il design di Arad si stacca dall'aspetto progettuale tradizionale, per avvicinarsi alle arti visive; di più: il designer fuori dal contesto industriale. Di fronte all'inquinamento da design, che definisce la nostra epoca (ogni cosa è «firmata», ogni oggetto ha un nome), Arad afferma di essere alla ricerca «di ciò che non è disegnato». Gh oggetti di Arad sfidano il buon gusto, anche se non vi prescindono. Sono elitari e provocatori nella loro essenzialità, come la sedia Well Tempered Chair (1986), composta da una lamiera sottile curvata e saldata: il suo disegno assomiglia a quello di vm abito. Tutto il contrario del design che oggi invade le nostre case, effetto del modeho-Ikea, falsa democratizzazione dell'oggetto, alla pari dei negozi di moda Zara, in cui l'alta moda è rifatta a prezzi più bassi, in modo ripetitivo. Ron Arad non è un rivoluzionario, anzi. Per certi aspetti le sue linee curve sembrano evocare proprio il contrario: una forma di reazione alla linearità del moderno: mancanza di essenzialità, ridondanza, artificio, durezza dei materiali (la preferenza per le superfici levigate, fredde, metalliche). Tuttavia la sua è anche una risposta a vm mondo dominato dai mezzi cinetici, cinema e televisione, che plasmano il campo visivo della contemporaneità, come ci ricordano in un utilissimo libro Daniele Baroni e Maurizio Vitta, Storia del design grafico. A suo modo anche quello di Arad ó uix «fermo immagine», in cui le linee curve si piegano, ripiegano e dispiegano per permetterci di abitare con i nostri oggetti vm mondo che fugge a grande velocità lungo una invisibile linea retta: il tempo. De/an Sudjic Ron Arad trad. di di Caterina Pascot PostmediaBooks, pp. 7 70, e 76 I Daniele Baroni, Maurizio Vitta Storia del design grafico Longanesi, pp. 335, « 46 SAGGI
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