La creatività non è questione di élite

La creatività non è questione di élite La creatività non è questione di élite Ermanno Bencivenga PIÙ di ogni altra, la specie umana modifica il proprio ambiente. Invece di adattarvisi cambiando se stessa, vi interviene realizzandovi profonde e vaste trasformazioni. Più di ogni altra, quindi, la specie umana è creativa: con le sue idee e il suo impegno fa costantemente venire al mondo qualcosa che prima non c'era, la cui esistenza dipende da queUa degh uomini e deUe donne che Ihanno voluto e prodotto. Questa è la nostra cifra, la nostra caratteristica più essenziale, e anche la nostra forza; altri animali sono più veloci e robusti di noi, e hanno facoltà percettive più sviluppate, ma nessuno di essi ha una pari capacità di inventare e inventarsi. Ciò nonostante, la creatività non ha vm gran peso sociale: i personaggi influenti sul piano economico, pohtico e culturale ripetono compiaciuti vecchie storie (magari spacciandole per assolute novità) e perfino là dove si dovrebbe assistere a inarrestabih processi di rinnovamento neUe arti e neUo spettacolo tendono tristemente a imporsi divi ed «eventi» preconfezionati. Nel libro L'ascesa della nuova classe creativa, Richard Florida invita a riflettere suU'enorme spreco causato da scelte così miopi e abitudini così autodistruttive. L'invito è modulato in due tonalità distinte e si rivolge a due pubblici ben diversi; e questa diversità non è presentata con equilibrio e consapevolezza fin dall'inizio, ma emerge gradualmente e a fatica, dando al libro una struttura un po' contraddittoria. La contraddizione, però, è forse il suo aspetto più interessante, in quanto inscena e drammatizza la progressiva maggiore chiarezza che l'autore raggiunge dei suoi stessi intenti. Il risultato è diseguale, ma proprio per questo tanto più istruttivo. Vediamo dunque di trame gh opportuni insegnamenti. Florida è un economista della Camegie Mellon University di Pittsburgh. Professionalmente, vive in un mondo di dati e di statistiche; quando non si rivolge a studenti e coheghi, i suoi interlocutori sono dirigenti di grandi aziende e amministratori pubblici di aree urbane che da lui voghono sapere come muoversi perché le loro oiganizzazioni e comunità prosperino al megho in senso finanziario. A costoro Florida offre indici, parametri e classifiche per dimostrare che: (a) chi non si rinnova è perduto e finisce nel cestino di rifiuti della storia; (b) per rinnovarsi è necessario «imbrighare» le persone creative; (e) per queste persone «il denaro non è tutto» ma è invece decisivo uno stile di vita che favorisca e incoraggi la loro natura anticonformista; (d) occorre quindi smetterla di costruire anonimi (per quanto lussuosi) quartieri residenziah, centri commerciah circondati da autostrade e parcheggi o giganteschi impianti sportivi, e puntare invece su luoghi in cui la gente più diversa possa incontrarsi, conversare con tranquillità, ascoltare buona musica e ricevere stimoli inaspettati. La strada verso il progresso economico è quella percorsa negh ultimi anni da Austin in Texas o Dublino in Irlanda, e consiste in pratica nella riscoperta della vita cittadina come tessuto ininterrotto di scambi e fucina inesauribile di proposte; al contrario, la strada dell'isolamento è dell'omogeneità etnica e culturale porta al degrado e alla decadenza - e Florida ne dà una buona illustrazione parlando della sua Pittsburgh. Per vincere le sfide del ventunesimo secolo sono essenziah tre T, afferma: talento, tecnologia e toUeranza. Da intendersi non come indipendenti ma come strette da un'intima relazione: i grandi talenti che realizzeranno le nuove tecnologie saranno attratti da ambienti che esaltino al massimo la tolleranza. Fin qui l'economista. Ma, dicevo, in Florida è presente anche un'altra anima, che potremmo definire quella dell'utopista e agitatore pohtico. Nell'appendice leggiamo infatti: «In retrospettiva, forse avrei potuto scrivere questo libro senza neppure usare statistiche. Il messaggio principale che ho cercato di trasmettere è sostanzialmente umano e va al di là dei numeri». Qual è il messaggio? Che la creatività non è prerogativa di un'elite: «Quello che è éhtista - e anche iniquo, inefficiente e pericoloso - è il persistere dì un ordine sociale nel quale alcuni sono considerati creatori naturali, mentre gh altri esistono solo per servirli, mettere in esecuzione le loro idee e occuparsi deUe loro necessità personali». Che la creatività è «un bene prezioso che non va sperperato per sciocchezze [per esempio "una massa di prodotti triviali, volgari e superflui"!, ima grande forza che va canalizzata e orientata considerando con attenzione tutte le possibili conseguenze». E che i membri della «classe» creativa, cioè tutti noi in quanto coscienti della nostra comune creatività, dobbiamo uscire dal nostro egoismo e «inventare azioni collettive di vm genere nuovo». «La creatività non agisce né si sostiene da sola: va coltivata»; tutti noi dobbiamo rendercene conto e riappropriarci degh spazi in cui viviamo, perché la nostra vita possa essere finalmente degna della nostra umanità. Florida non descrive le azioni collettive di tipo nuovo dehe quah abbiamo bisogno. Non sarebbe ragionevole aspettarselo: occupa il suo tempo snocciolando dati e cifre e parlando a dirigenti e amministratori. Ma ciò rende il suo «messaggio», come suggerivo prima, assai più significativo. Che un economista di grido, operante in uno dei principali think tank del sistema capitalistico americano, dichiari la necessità di «distogliere i fondi pubblici e privati dagh investimenti nel capitale materiale e destinarli al capitale creativo» dovrebbe far riflettere non solo i critici di quel sistema, ma anche chi a esso si ispira. Una virtù collettiva, di massa, in cui è necessario investire, un messaggio insieme etico ed economico: per vincere le sfide del XXI secolo sono necessarie 3 T: talento tecnologia e tolleranza chi non sa rinnovarsi è perduto e finisce nel cestino della Storia Richard Florida, economista all'Università di Pittsburgh Richard Florida L'ascesa della nuova classe creativa Mondadori, pp. 483, e 7 7 SAGGIO

Persone citate: Ermanno Bencivenga, Mellon, Richard Florida

Luoghi citati: Dublino, Florida, Irlanda, Pittsburgh, Texas