La tattica del Cavaliere, tra l'obbligo del pessimismo e le «carte segrete» di Augusto Minzolini

La tattica del Cavaliere, tra l'obbligo del pessimismo e le «carte segrete» TRA «L'AMICO» AZNAR E «L'AMICO» BLAIR GLI ULTIMI TENTATIVI DI USCIRE DALL'IMPASSE La tattica del Cavaliere, tra l'obbligo del pessimismo e le «carte segrete» Il presidente spera ancora di poter chiudere il summit con un accordo retroscena Augusto Minzolini inviato a BRUXELLES LI ALTRA sera a Roma Silvio Berlusconi non nascondeva il suo pessimismo sull'esito del vertice Bruxelles, quello che dovrebbe dare una nuova Costituzione all'Europa. «E' più facile che finisca male che bene confidava a collaboratori e non -. Certo sarebbe disastroso se non riuscissimo e mi dispiacerebbe aver dedicato tanto tempo a questa estenuante trattativa per niente. Comunque una cosa l'abbiamo già strappata. Quelli a cui passeremo la mano dovranno ricominciare là dove siamo arrivati noi. Per cui non potranno mai dire che sono riusciti dove non siamo riusciti noi». Ieri a Bruxelles, invece, davanti a sindacati e rappresentanti della confindustria europei, il Cavaliere è apparso più ottimista. Tra una battuta scherzosa con il segretario della Cgil, Epifani, e una pacca sulle spalle a quello della Cisl, Pezzetta, ha mostrato di essere più sicuro di se. Ai presenti è sembrato più convinto di riuscire a far quadrare il cerchio della nuova Costituzione europea che non quello delle pensioni in Italia. E se in pubblico il premier si è rifiutato di dare percentuali sulle possibilità di successo dopo che nei giorni scorsi era arrivato quasi ad offrire ima valutazione quotidiana come i book-makers inglesi (SCto nel viaggio a Tunisi, 550Zo in quello a Berlino) davanti ad Epifani e a Pezzetta il ruo indice di fiducia sulla riuscita del vertice ha subito un'impennata: «Credo che abbiamo TSO^o di possibilità di portare a casa l'accordo. Certo rimangono delle questioni in sospeso con Spagna e Polonia ma nel complesso sono ottimista. Comunque è stato faticoso. sono stati sei mesi, ma mi sono sembrati sei anni. Questo semestre ho perso popolarità, ma ho due anni per recuperare». Questo altalenare di previsioni e di stime diverse risponde solo agli umori del premier italiano o, invece, è l'applicazione di una tattica precisa? Probabilmente questa seconda ipotesi è quella più fondata. Rispetto a quello che è andato ripetendo in questi giorni in pubblico, il Cavaliere è in realtà più fiducioso, pensa di avere ancora delle chance. Il personaggio, che ha una lunga esperienza di trattative, preferisce tracciare dei quadri neri per evitare che un possibile insuccesso si trasformi in un danno per la sua immagine. Per lui è meglio immaginare l'eventualità peggiore per valorizzare ancora di più un buon risultato semmai dovesse arrivare. Siamo air«a b e» del manuale berlusconiano di comunicazione. «Un successo avrebbe quasi del miracoloso» ha osservato ieri il premier, enfatizzando le difficoltà. Il Cavaliere, si sa, gode ad atteggiarsi come l'uomo dei miracoli e non gli dispiacerebbe affatto presentarsi non solo come l'uomo del miracolo italiano ma anche di quello europeo. La controprova che il pessimismo di questa vigilia di Berlusconi è quasi una tattica obbligata, si ha nell'atteggiamento diametralmente opposto di Romano Prodi. In pubbhco, infatti, il Professore si mostra più ottimista del Cavaliere ma, nel contempo paradossalmente - se il premier italiano descrive un insuccesso come una mezzo dramma il presidente della Commissione è meno catastrofico: «Certo - si limita a dire il Professore sarebbe un brutto segnale, ma non una tragedia. Il tentativo sarebbe proseguito dalla prossima presidenza di turno della Uè». La verità è che in fondo in fondo, in cuor suo, il Professore soffrirebbe un successo del Cavaliere. Già, il difficile rapporto tra i due - se non aiuta nell'impresa è, però, un'ottima cartina di tornasole per interpretare ciò che sta avvenendo. E tutto dimostra che il Cavaliere ci sta provando ancora anche se non è sicuro di riuscirci. Non si stanca di ripetere ai quattro venti di avere ancora delle frecce nel suo arco. Inutile, però chiedergli di più. Ieri il presidente del Parlamento europeo, Pat Cox, che gli chiedeva lumi in proposito si è sentito dare una risposta che era ai limiti del galateo istituzionale: «Scusami, ma preferisco tenere la soluzione in tasca e tirarla fuori quando sarà il momento». Di certo la diplomazia italiana e quella privata del Cavaliere lavorano gomito a gomito, a pieno regime. Del resto l'interpretazione che Berlusconi dà della politica estera è particolare: non esistono solo i plenipotenziari, gli ambasciatori e la diplomazia tradizionale, ma sullo stesso piano se non addirittura ad uno superiore anche l'amicizia, le relazioni private e la simpatia. Il rapporto con Bush docet. Per cui, l'altra sera mentre a Madrid José Maria Aznar dichiarava duro che l'Italia aveva accantonato «la prospettiva dell'accordo», a Roma, Valentino Valentin!, interprete e assistente personale del premier italiano, dissertava di Costituzione europea ad un tavolo del ristorante-night, il Tartarughino, con il genero del primo ministro spagnolo e uno degli artefici dell'ingresso di Forza Italia nel Ppe, Alejandro Agag, di cui il cavaliere è stato anche testimone di nozze. Non è una novità, per Berlusconi in politica estera i rapporti personali contano, eccome. Così il Cavaliere ieri sera ha ascoltato attentamente cosa vuole il suo grande amico inglese Blair per lasciare solo l'altro amico Aznar: a Tony piacerebbe che il premier italiano accettasse la cancellazione quell'articolo della bozza della Costituzione che va sotto il nome in gergo, «passerella delle cooperazioni rafforzate». Nel linguaggio ermetico dell' Unione riguarda quei rapporti privilegiati che si instaurano tra i paesi membri, come quello che hanno messo in piedi mesi fa Germania, Francia, Belgio e Lusseu-burgo sulla difesa europea. E si sa che Londra su politica estera e difesa ha l'orecchio particolarmente attento. Al Cavaliere, l'amico Tony però non è riuscito a strappare più di «un vedremo». Eh sì, perché Berlusconi è amico di tutti, ma é anche attento agli interessi suoi e del suo paese. Ne sa qualcosa A znar che si aspettava qualcosa di più dall'amico Silvio, magari di vedere la Spagna equiparata come peso nel! Unione alla Francia, alla Germania e all'Italia che hanno più abitanti e Pil largamente superiori. Invece, il premier italiano è pronto a salvaguardare «il prestigio» di Madrid ma in forme accettabili. Lo stesso vale per i nuovi «amici» Chirac e Schroeder. Sulla Costituzione europea il cavaliere ha le loro stesse idee, ma sull'Iraq, inutile ripeterlo, no. Germania e Francia ce l'hanno con gli Usa perché negano ai due paesi gli appalti della ricostruzione? Risponde salomonico il Cavahere: «Bush, con cui ho parlato a lungo, mi ha detto di essere fehee di offrire questa possibilità di collaborazione ove i i paesi che fino ad oggi si sono astenuti dal dare collaborazione decidano di farlo. Mi sembra una cosa abbastanza logica». Anche al presidente dell'Europarlamento, Pat Cox, il premier non ha voluto rivelare la soluzione che intende tirar fuori «solo quando sarà il momento» Il premier inglese Tony Blair: sarà decisiva la posizione che assumerà nel vertice