Berlusconi: un miracolo l'intesa sulla Costituzione di Ugo Magri
Berlusconi: un miracolo l'intesa sulla Costituzione LAVORI DELLA CONFERENZA INTERGOVERNATIVA SI DOVREBBERO CONCLUDERE DOMANI Berlusconi: un miracolo l'intesa sulla Costituzione Sul voto a maggioranza Spagna e Polonia restano ferme sulle loro posizioni Ugo Magri inviato a BRUXELLES Per Silvio Berlusconi sarà la notte più lunga, perché Spagna e Polonia sono arrivate alla Conferenza intergovernativa con la determinazione di chi vuol vendere cara la pelle, ma nemmeno i paesi fondatori dell' Uè intendono cedere di un millimetro, per cui si farà l'alba, e non è detto che tirar tardi sia sufficiente a trovare l'accordo sulla futura Costituzione europea. L'ingrato compito di mediare in questo frangente spetta al presidente di turno, cioè al Cavaliere. Il quale si rende ben conto che stavolta non sarà come metter pace tra Bossi, Fini e Follini. Se al termine della Conferenza (i lavori si aprono stamane e dovrebbero concludersi domani) si raggiungesse l'intesa «sarebbe francamente un miracolo», ha riconosciuto ieri, aggiungendo che «qualche volta anche i miracoli possono accadere». La speranza del premier è racchiusa in un pacchetto di proposte che si è ben guardato dal rivelare, poiché prima vuole illustrarle ai diretti interessata, e, valutare per ciascuna il grado di accoghejjza. oltretutto ce ne sono alcune, come lui stesso ha ricoposciuto in copferenza stampa, ^«che, pptranno essere accettate a Madrid, e a Varsavia, ma forse non lo saranno da altri paesi, sia picccjài che grandi». Dunque si annuncia una fitta girandola di colloqui, avviati ieri sera con il primo ministro britannico Tony Blair, onde comprendere da che sponda della barricata si colloca il Regno Unito, fin qui alquanto defilato. L'atteggiamento di Berlusconi è quello tipico di chi vuole far da paciere: duttile, com¬ prensivo, «aperto alle ragioni di tutti» (parole sue), lontanissimo «da qualunque comportamento arrogante», sebbene il primo ministro spagnolo, Jose Maria Aznar, gli abbia rimproverato nei giorni scorsi di pendere più dalla parte degli avversari. E in effetti, l'Italia fa parte dello stesso club di Francia e Germania, cioè i cosiddetti grandi, che considerano ecces¬ siva le pretese di Spagna e Polonia. Nel summit europeo di Nizza, tre anni fa, questi due paesi erano riusciti a strappare un sistema di voto assai favorevole: in pratica, nelle decisioni a maggioranza, peseranno quasi quanto i tedeschi, che hanno un numero doppio di abitanti (per non parlare del prodotto interno lordo). Questo meccanismo di voto resterà in vigore fino al 2009: Spagna e Polonia vorrebbero che durasse in eterno, gli altri non ci pensano nemmeno. Il nocciolo del contendere è tutto qui. Ieri Berlusconi ha ripetuto chiaro e tondo che Aznar e il presidente polacco Kwasniewski difendono «un privilegio». Però ha riconosciuto che entrambi hanno «molta difficoltà a rinunciarvi», considerando come un passo indietro verrebbe accolto in patria. Quindi, ha soggiunto il premier, «occorre trovare una soluzione che sia anch'essa prestigiosa e che faccia condividere a questi due paesi lo status di Gran Bretagna, Italia, Francia e Germania». Di compensazioni possibili ce ne sono ima quantità. L'ipotesi che va per la maggiore (ne ha fatto cenno il lussembur- ghese Junker) consiste in un prolungamento per qualche anno del regime transitorio, ad esempio fino al 2014, fermo restando che nella nuova Costituzione europea verrebbe fissato il meccanismo di voto messo a punto dalla Convenzione: ima decisione a maggioranza viene adottata quando sia sorretta dalla metà degli Stati membri più uno, che rappresentino almeno il 60 per cento della popolazione. Ma, come Berlusconi ha segnalato, nella manica s'è tenuto qualche carta di riserva, e tutte le soluzioni possono toma -e buone a patto che Spagna e Ps^lonia «scendano dal pero» (esp -essione uscita dalla bocca di un diplomatico). Il Cavaliere promette «di mettercela tutta» perché dice «è il vertice più importante della storia dei consigli europei». Però già mette le mani avanti in caso di fiasco. Non vuole che in Italia le opposizioni lo accusino di aver mancato un'occasione storica per l'Europa. E dopo l'incontro con il primo ministro irlandese Bertie Ahem si è lamentato di aver perso consensi in Italia occupandosi di Europa, pur convinto di «avere due anni e mezzo per recuperare». Comunque, ieri ha già cominciato a mettere in luce i meriti della presidenza di turno italiana. «Pur partendo da una situazione di grande distanza», ha detto, «siamo riusciti a trovare l'unanimità su 82 punti. Quindi abbiamo svolto un lavoro concreto, che resterà in futuro». A sentire Berlusconi, «si è già praticamente deciso che su questi pimti la Conferenza intergovernativa non tornerà a discutere, qualora la trattativa dovesse prolungarsi in futuro». Insomma, «è tutto fieno in cascina». «Occupandomi di Uè ho perso consensi in Italia ma ho due anni e mezzo per recuperare» II presidente del Consiglio Silvio Berlusconi durante la conferenza stampa ieri a Bruxelles
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