Prodi : è escluso un insuccesso, possibile un rinvio di Enrico Singer

Prodi : è escluso un insuccesso, possibile un rinvio IL FALLIMENTO SAREBBE «CHIUDERE TANTO PER CHIUDERE» Prodi : è escluso un insuccesso, possibile un rinvio Per il presidente della Commissione si potrebbero prolungare i lavori Sull'eventualità di uno slittamento dice: «Non sarebbe una tragedia» Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES «Escludo un insuccesso», dice Romano Prodi e la sua previsione sembra accendere un improvviso raggio di luce nel clima buio della vigilia. Ma subito dopo arriva la spiegazione: l'insuccesso sarebbe «chiudere tanto per chiudere», rovinare con un brutto compromesso una Costituzione che «deve durare nei secoli». Il presidente della Commissione è pronto anche a una trattativa che superi i tempi previsti del vertice con qualche notte bianca - «quelle sono divertentissime» - e con una coda di riunioni fino a domenica. L'importante è raggiungere un'intesa che sia «all'altezza delle aspettative dell'Europa». Altrimenti è meglio rinviare: «Un rinvio non sarebbe una tragedia». Cofei anche il capo dell'esecutivo europeo ammette che la possibilità di far scivolare il negoziato sotto la presidenza irlandese è concreta: «Non per mettere le mani avanti, ma non ci sarebbe nulla di catastrofico». Delle cinque conferenze intergovernative della storia della Uè, soltanto una si è conclusa con la presidenza che l'aveva inaugurata. «Anche Berlusconi lo ha ricordato», dice Prodi. Certo, questa volta un rinvio sarebbe un pessimo segnale perché ci sono stati i diciott.o mesi di lavori preparatori della Convenzione e perché «molte decisioni sono già condivise». Ma un rinvio sarebbe, comunque, il male minore: la vera tragedia, per il presidente della Commissione, sarebbe "cedere ai mercanteggiamenti». Quante sono le possibilità di riuscire? «Io sono ottimista di natura e dico che sono il 66 per cento». Ma alla soluzione-miracolo di cui parla Berlusconi, risponde con ironia: «Non ho avuto cenni di miracoli. Né stimmate, né apparizioni. Non so se Berlusconi farà il miracolo. Conosco i limiti della mia condizione umana, non quelli dell'altrui condizione non umana». Più che in un miracolo Prodi spera nella volontà politica di tutti, spagnoli e polacchi compresi, ài riconoscere che il futuro dell'integrazione europea è più importante dell'orgoglio nazionale. «Raramente, forse mai, i leader della Uè hanno avuto di fronte un appuntamento così decisivo», dice il presidente della Commissione. Il punto più difficile da superare è, naturalmente, quello del passaggio alla «doppia maggioranza» - dei Paesi e dei popoli - che Madrid e Varsavia continuano a rifiutare, arroccati in difesa del sistema di «voto ponderato» deciso nel vertice di Nizza, tre anni fa, cb-^ assegna a Spagna e Polonia 27 voti rispetto ai 29 di Germania, Francia, Italia e Inghilterra. Su questo punto Prodi è categorico: «Come si fa a spiegare ai cittadini europei la storia dei punteggi? Un sistema democratico non è fatto di punteggi, ma della maggioranza degli Stati e della popolazione». Il nuovo criterio previsto nella bozza de'.'a Costituzione, insomma, non può essere modificato. Prodi è contrario anche a revisioni delle percentuali dal 60 al 66 per cento come qualcuno ipotizza - e, soprattutto, è contrario a «congelare» la decisione sul capitolo del voto, come aveva proposto l'Inghilterra. È già previsto un periodo transitorio fino al novembre del 2009: dopo quella data il passaggio alla «doppia maggioranza» deve essere automatico. Al massimo si potrebbe discutere su una transizione più lunga. «Nessuno finora lo ha proposto, se sarà il caso ne parleremo», dice Prodi che non vuole scoprire tutte le carte della trattativa che entrerà nella sua fase cruciale oggi pomeriggio con il meccanismo dei «confessionali». Tutti incontreranno tutti, poi «spetterà alla presidenza italiana trarre le conclusioni». Alla presidenza italiana Prodi ha fatto conoscere anche con una lettera^ inviata-direttamente a Berlusconi, i punti che la Commissione considera «irri- nimciabiii». U sistema di voto a dóppia maggioranza è il primo." Ma ce ne sono altri: non tomare indietro sulla politica estera e sulla govemance economica. Quest'ultimo punto introduce un ulteriore elemento di tensione che ha sottolineato il presi¬ dente dell'Europarlamento, Pat Cox. Se l'equilibrio dei poteri tra Consiglio e Parlamento fosse «sbilanciato», l'assemblea di Strasburgo potrebbe «rigettare la Costituzione». Il tema contestato è quella procedura di codecisione ConsiglioParlamento per approvare il bilancio della Uè sulla quale ha insistito l'Ecofin e che Pat Cox ha criticato anche nell'incontro che ha avuto ieri pomeriggio con Berlusconi e Prodi. Sulla strada di un'intesa, quindi, non c'è soltanto l'ostacolo dell'intransigenza di Spagna e Polonia. Ci sono altre riserve da appianare. È da tutto questo che nasce la grande incertezza sull'esito del vertice. In soccorso agli sforzi italiani per chiudere la trattativa arrivano anche i primi ministri di Belgio e Danimarca. Guy Vefh'ofstàdt dice che «si deve trattare a oltranza. Fino a lunedì se sarà necessario». Secondo Anders Fogh Rasmussen «non si può lasciare Bruxelles senza un accordo». Ma non con un accordo qualunque. Il presidente della Commissione Uè Romano Prodi