IL DIVIETO DEMOCRATICO di Fabrizio RondolinoMichele Ainis

IL DIVIETO DEMOCRATICO IL DIVIETO DEMOCRATICO Fabrizio Rondolino CON ima maggioranza ampia e trasversale, il Senato ha dato ieri il via libera alla nuova legge sulla fecondazione artificiale. Manca ancora un rapido passaggio tecnico alla Camera perché entrino in vigore le nuove norme, che di fatto consentono la procreazione assistita soltanto se seme e ovulo provengono dalla stessa coppia, e che dunque si configurano come particolarmente restrittive. La scelta «proibizionista*, condivisa dalla grande maggioranza del Polo e da buona parte della Margherita, segna un netto passo indietro rispetto alla coscienza civile, ai costumi e al comune senso della morale e della giustizia del nostro Paese: per di più, come ogni scelta che s'incarica soprattutto di proibire, non elimina né regola il problema, ma semplicemente lo nasconde sotto il tappeto del salotto buono: e chi vorrà sperimentare le più ardite tecniche di fecondazione artificiale non avrà che da pagare, e andarsene all'estero. Proprio perché si tratta di una scelta di coscienza del tutto personale, non priva di imphcazioni etiche e religiose, un Parlamento più accorto e una classe dirigente più sicura di se stessa si sarebbero limitati a definire alcimi principi e alcune regole di massima, prendendo atto della varietà delle posizioni in campo. Si è scelto invece come avverrà anche per le droghe leggere - di proibire e vietare. Il voto del Senato, tuttavia, e la drammatica spaccatura che ha attraversato il centrosinistra all'indomani dell'ubriacatura girotordina e alla vigilia di un importante anno elettorale, suggeriscono an- ILDIBAHITO Parla il senatoe la Lega abbFilippo CeccarelliNUOVI LIMITI La vittoria di torrenziale eMichele Ainis A P UI «VALORI» re Colombo ndona l'aula PAGINA 6 ER LA SCIENZA n Diritto ccanaso GINA 28 che qualche riflessione di carattere politico di cui la sinistra dovrebbe tener maggior conto. Se il Verde Pecoraro Scanio già promette un referendum abrogativo, più prudentemente la diessina Livia Turco invita a riflettere, dubitando che un referendum sia la strada giusta. Perché in effetti non lo è. La radicahzzazione delle posizioni, come si è dimostrato nel corso dell'iter della legge, non soltanto non conquista consensi nello schieramento «conservatore», ma finisce col frantumare il fronte «progressista». Divorzio e aborto non sono arrivati in Italia sull'onda dell'elogio della coppia aperta o grazie agli slogan del femminismo più estremo, ma al termine di un paziente lavoro di tessitura e di convincimento: a partire dal fatto, ad esempio, che l'aborto restava proibito anche con la legge che interveniva a consentirlo in alcuni casi. Un certo estremismo girotondino non serve a nulla, se non forse come pretesto per qualche scambio polemico d'accuse, E l'esaltazione della propria radicalità, all'interno di un quadro politico più arretrato e più timoroso della società civile di cui pure è espressione, produce un rigurgito di proibizionismo. Può darsi che per questa legge non ci fossero spazi praticabili per ottenere un compromesso e per limitarne i divieti. Ciò non significa che non si dovesse e non si debba tentare. Se c'è un insegnamento da trarre, è che la battaglia antiproibizionista in quanto tale è destinata in ogni campo alla sconfitta: più opportuno, e più utile, allargare le maghe dei divieti .inziché invocarne astrattamente l'abolizione. ILDIBAHITO SUI «VALORI» Parla il senatore Colombo e la Lega abbandona l'aula Filippo Ceccarelli A PAGINA 6 NUOVI LIMITI PER LA SCIENZA La vittoria di un Diritto torrenziale e ficcanaso Michele Ainis A PAGINA 28

Persone citate: Ainis, Filippo Ceccarelli, Livia Turco, Pecoraro Scanio

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