«Quegli anni sulla linea del Don Un incubo che non si dimentica» di Roberto Fiori

«Quegli anni sulla linea del Don Un incubo che non si dimentica» CON I REDUCI, ALL'ARCHIVIO DI STATO, IN VISITA ALLA MOSTRA ITINERANTE SULLA CAMPAGNA DI RUSSIA VOLUTA DALL'UNIRR «Quegli anni sulla linea del Don Un incubo che non si dimentica» Roberto Fiori «Era il l0 agosto 1942 quando a Udine salii sulla tradotta che mi avrebbe portato sul fronte russo, lungo la lìnea del Don. Sono tornato a casa il 7 luglio 1946, dopo tre anni e mezzo di prigionia». Antonio Andrioli, classe 1917, tenente colonnello della divisione Julia, terzo battaglione Genio, è stato uno degli oltre duecentomila soldati italiani che combatterono nella steppa. Novantamila non soi.'o tornati: lui, oggi vicepresidente della sezione torinese dell'Unione nazionale italiana reduci di Russia, nasconde la commozione e l'orgoglio del sopravvissuto dietro un racconto preciso, pacato: «Siamo caduti prigionieri il 27 gennaio 1943 a.Valuiki, dopo 100 chilometri di ritirata a meno 30 gradi. Ci hanno fatto marciare fino al campo di Krinovoe, poi sono stato trasferito a Oranki e a Suzdal, in un convento-fortezza che deteneva ufficiali di tutte le nazionalità. Nell'aprile del '46 fui trasportato ad Odessa, sul Mar Nero, dove c'erano i campi d'attesa per il rimpatrio dei prigionieri. E finalmente potei tornare a casa». Siamo all'Archivio di Stato in via Piave 21, davanti a centinaia di fotografie di soldati che marciano nel fango e nella neve, di trincee, croci, monumenti e fosse comuni. E poi mappe, numeri, ricostruzioni delle varie fasi della battaglia. Sono i documenti e i cimeli della mostra itinerante sulla campagna di Russia voluta dall'Unirr, a Torino fino al 20 dicembre (dal lunedi al sabato, ore 14-18) su iniziativa della sezione locale dell'Associazione nazionale alpini. Una mostra da percorrere in silenzio, accompagnati dalla voce di chi, oggi ottantenne, ricorda quella tragica impresa vissuta a vent'anni. Insieme ad Andrioli ci sono altri reduci: indossano il cappello militare, sulla giacca hanno decorazioni e medaglie, in tasca altre foto e ricordi. Pierangelo Spina, classe 1921, era tenente colonnello della divisione Cuneense, primo reggimento Alpini, battaglione Pieve di Teco. Partito da Cuneo il 9 luglio 1942, anche lui è riuscito a tornare in patria solo nell'estate del '46. E nel '93, cinquant'anni dopo, ha fatto ritomo in Russia per l'inaugurazione di un asilo costruito dagli alpini in segno di pace e fratellanza. Dice; «C'è voluto molto tempo per dare un posto a tutti questi eventi. Per quindici anni ogni notte ho sognato di essere ancora prigioniero, svegliandomi tra le grida. Poi, poco per volta è ritornata la serenità». Anche Angelo Noè, artighere a cavallo, aveva 21 anni quando il 21 luglio 1941 è partito da Verona con la terza divisione Celere dello Csir, il primo corpo di spedizione voluto da Mussolini per affiancare i tedeschi nella campagna: «Ero soldato in Jugoslavia, ci hanno fatti tornare e subito ripartire per il fronte russo. Ho avuto appena il tempo di salutare mia sorella e mia cugina, quando già ero sulla tradotta. Dopo un anno e mezzo sul Don, il 6 gennaio 1943 abbiamo iniziato la ritirata a piedi. Sono tornato a casa il 24 febbraio 1943». Ad accompagnare Spina c'è un giovanissimo nipote: «E' importante che i giovani conoscano la storia dei loro nonni, non si può dimenticare tutto così in fretta. Per noi dopo la caduta del muro di Berlino sono cambiate molte cose. E' iniziata una fase di collaborazione, sono stati aperti gli archivi ed è stato possibile ricostruire la storia di molti dispersi. Alcune salme sono potute ritornare in Italia, mentre in Russia sono stati eretti monumenti in ricordo dei caduti e si organizzano continuamente pellegrinaggi». Anche di questo c'è traccia nell'ultima parte della mostra. Le foto in bianco e nero fanno spazio a quelle a colori, ma il soggetto non cambia: ancora cippi, monumenti e croci. I SOPRAVVISSUTI Antonio Andrioli, classe 1917, tenente colonnello della divisione Julia, terzo battaglione Genio. Partito il primo agosto 1942 da Udine, è tornato in Italia il 7 luglio 1946. Oggi è vicepresidente dell'Unirr di Torino. Angelo Noè, 1920, artigliere a cavallo della terza divisione Celere del Corpo di spedizione Italiana in Russia. Era in Jugoslavia, è stato richiamato in patria e spedito sul Don: era 21 luglio 1941, è tornato il 24 febbraio 1943. Pierangelo Spina, classe 1921, tenente colonnello decorato con medaglia d'argento della divisione Cuneense, primo reggimento alpini, battaglione Pieve di Teco. Partito il 9 luglio 1942, è tornato il 7 luglio 1946. IA FtT 0 Alcuni reduci davanti alle foto della tragica spedizione che sessantanni fa li vide involontari protagonisti

Persone citate: Andrioli, Angelo Noè, Antonio Andrioli, Mussolini, Pierangelo Spina, Spina