Storia d'amore e di campiello di Renato Rizzo
Storia d'amore e di campiello PRESENTATO IERI ATORINO IL ROMANZO DI ANDREA DI ROBILANT Storia d'amore e di campiello Renato Rizzo TORINO STORIA d'un amo- e fionetico e clandestino, carnale e mistico, ardente di giovinezza e caldo, ancora, anche quando la vita ormai declina nel crepuscolo e s'affaccia all'ultimo appuntamento con i ricordi e con la rabbia per ciò che poteva essere e non è stato. Scenario di questa passione che va al di là di qualsiasi ipoteca moralistica, una Venezia affascinante e amb^a, misteriosa e magica che naviga nel suo secondo Settecento verso un inarrestabile declino: è qui che si dipana la vicenda di Giustiana Wynne e Andrea Memmo: lei diciassettenne inglese la cui na¬ scita porta il marchio dell'illegittimità, lui rampollo d'una delle più illustri casate veneziane alle cui scelte, anche affettive, presiede inamovibile e inappellabile la ragion di stato. La loro passione è tutta contenuta in due scatole di lettere, scritte secondo un segreto codice d'amanti, che Alvise di Robilant ha trovato nella dimora veneziana dei nobili Mocenigo e tradotto con tenera partecipazione. Su questa fitta corrispondenza il figlio di Alvise, Andrea, giornalista de La Stampa, ha costruito il suo primo romanzo. Uh amore veneziano, presentato ieri alla libreria Mondadori: racconto teso tra cronaca di poveri amanti clandestini e vicen¬ de d'una società che è di ferro dietro il velluto delle ipocrisie e del'pettegolezzi: intransigente e maligna verso i sentimenti non votati a un coronamento istituzionale come il matrimonio. Claudio Gorlier, commentando questo libro, ricorre alla parola «romance»: «Genere in cui s'intrecciano amore, avventura e imprevisto senza che l'autore, però, mai s'abbandoni a un corrivo voyerismo letterario. Le vicende sono condotte, indirizzate con elegante distacco». E Isa Ricci, direttrice dell'Archivio di Stato di Torino, parla di «libro di famiglia e di libro di Storia che s'incrociano indissolubilmente procedendo di pari passo con coerenza ed efficacia». Andrea di Robilant vive la sua prima opera come una sorta di dono che gli viene dal passato, da quelle «scatole» lasciategli dal padre prima di morire: scava neD'amore di quest'antenato lontano (Memmo appartiene ad un ramo della sua famiglia) e di questa appassionata «Giulietta» inglese raccogliendone momenti ora casti, ora torridi, sempre vitali e disperati: «Li vediamo, i due amanti, mentre si rincorrono per le calh, si ritrovano in fugaci appuntamenti, s'abbandonano tra le braccia l'uno dell'altra, in segrete alcove». E le lettere tracciano, via via, le tappe di questo sentimento che si divarica e sembra appassire col tempo: Giustiniana avrà un'esistenza spregiudicata, altri uomini, un marito, una folgorante camera di scrittrice; Andrea sembrerà ingrigire in pacati anni senza sussulti. Ma chi sa leggere e scrutare oltre lo schermo dell'apparente de'clino d'una passione sa che anche la malinconia può nascondere un lieto fine.
Persone citate: Alvise Di Robilant, Andrea Di Robilant, Andrea Memmo, Claudio Gorlier, Isa Ricci, Memmo, Mocenigo, Wynne
Luoghi citati: Torino
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