In Europa stupore e indignazione

In Europa stupore e indignazione In Europa stupore e indignazione La Commissione Uè: stiamo valutando la legalità della decisione Maria Maggiore Bruxelles Stupore, indignazione e un quesito aleggiano nei volti dei diplomatici europei all'indomani dell'annuncio americano di escludere dagli appalti pubblici per la ricostruzione dell'Iraq alcuni Paesi contrari alla guerra. A cosa serve, qual è lo scopo di un tale comportamento ostile? Gli europei non capiscono. Non capiscono perché gli Usa avrebbero trascorso gli ultimi mesi a ricucire lo strappo consumato con la Vecchia Europa per la crisi irachena, cercando di ricompattare l'Alleanza Atlantica in vista anche di un possibile intervento Nato in Iraq. E poi, di colpo, richiudono adesso la porta del dialogo in nome della «sicurezza nazionale americana». Francia, Germania, Russia e Canada sono stati esclusi nelle linee direttrici presentate dal numero due del Pentagono, Paul Wolfowitz, dalla lista dei Paesi con i quali è possibile collaborare in Iraq. Le società di questi Paesi, non menzionati nella lista, sono quindi escluse dai primi 26 bandi di gara lanciati per la ricostruzione dell'Iraq. Diciotto miliardi di dollari, messi a disposizione dal Congresso americano per le forniture del nuovo esercito iracheno, la ricostruzione di strade, le istallazioni petrolifere, i sistemi di comunicazione e le condutture d'acqua e d'elettricità. Sono ammessi invece alle gare 63 Paesi, tra cui l'Italia, il Regno Unito, la Spagna e la Danimarca e altri partner più o meno strategici degli amerciani, come per esempio l'Azerbayan. Questi Paesi, secondo la Casa Bianca, «stanno lavorando con gli Stati Uniti nel difficile compito di contribuire a costruire un Iraq libero, democratico e prospero». Dura la reazione dei diretti interessati. Berlino ha giudicato «inaccettàbile» una tale decisione. Il portavoce del governo tedesco. Bela Anda, ha aggiunto che questo comportamento «non corrisponde allo spirito con il quale ci eravamo messi d'accordo (con gli americani, ndr): guardare insieme verso il futuro e non al passato». «Sorpreso» anche il ministro degli Esteri Joschka Fischer, che dopo un colloquio a Berlino con il suo omologo russo Ivanov, ha annunciato di voler parlare al più presto con gli americani. Più pacato Igor Ivanov, per il quale «i Paesi pronti a partecipare alla ricostruzione dell' Iraq, dovrebbero essere messi in condizione di poterlo fare». Di rimbalzo è arrivato ieri il commento del Quai d'Orsay a Parigi. La Francia, capofila del dissenso contro gli Usa per l'intervento militare in Iraq, per il momento usa un tono prudente. «Stiamo stu¬ diando la compatibilità delle decisioni americane con le regole dell'Organizzazione mondiale del Commercio in relazione con gli altri Paesi coinvolti e con la Conunissione europea. Poi si vedrà». I servizi del commissario francese Pascal Lamy, responsabile del Commercio Estero per i Quindici, si sono suHto messi al lavoro. Bisogna capire se il tipo di appalti pubblici definiti dagli Usa per l'Iraq, rispetta le regole del commercio mondiale. «Ancora troppo presto per dirlo», secondo Arancha Gonzales, portavoce di Lamy, ma «stiamo studiando ognuno dei 26 contratti per vedere appunto se rispettano gli impegni assunti dagli Stati Uniti nei confronti della normativa della Wto». C'è chi mormora, però, che in Iraq non si tratta di commercio mondiale, ma piuttosto dell' occupazione di un territorio straniero e quindi le regole del Wto sarebbero escluse. In attesa di risposte giuridiche, l'indignazione cresce nei corridoi dei palazzi comunitari. Specie dopo l'impegno preso dall'Ue alla Conferenza dei Donatori per l'Iraq, lo scorso ottobre. I Paesi europei hanno assicurato infatti 600 mihoni di euro, in doni, per il 2004, di cui 200 provengono dal bilancio comunitario e il resto dai vari Paesi Uè e 1,24 miliardi saranno per i prossimi anni. E' vero che Francia e Germania non hanno promesso fondi, ma partecipano già in gran parte al bilancio comunitario. Solo Berlino rappresenta il 25 per cento dei fondi Uè.

Persone citate: Arancha Gonzales, Bela Anda, Igor Ivanov, Ivanov, Joschka Fischer, Lamy, Pascal Lamy, Paul Wolfowitz