Prigioniere del corpo fra seduzione e dolore

Prigioniere del corpo fra seduzione e dolore LA MOSTRA Prigioniere del corpo fra seduzione e dolore | IRENECABIATI L'ultima novità riguarda i piedi e, non a caso, arriva dall'America: per poter sfilare su tacchi mozzafiato e scarpe affilatissime alcune signore dalle estremità palmate, ricorrono al chirurgo. Contente loro. Libere dì decidere. Non lo erano le cinesi costrette sin da piccole a dolorose fasciature ai piedi perchè così voleva la tradizione. Il corpo femminile è sempre stato un bel giocattolo da ammirare, coccolare, umiliare, imprigionare, mostrare. Quanti verbi per raccontarne l'ingombro, nel bene e nel male, nell'intimità della famiglia o sul palcoscenico del mondo, nella violazione o nella consapevolezza del suo valore. Oggi alle 17 al Centro Interculturale di corso Taranto 160, il Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile inaugura la mostra il «Il Corpo imprigionato» realizzata con l'adesione di Amnesty international. Fondazione Italiana per la Fotografia, Aidos e Museo della Donna e il contributo degli enti locali. Toro, Crt e Apid. Fotografie e opere d'arte contemporanea testimoniano le tante costrizioni e violenze al corpo femminile: il piedino delle donne cinesi e i busti delle bisnonne; lo sterminio delle streghe e gli stupri etnici; il vetriolo sul viso delle indiane e i volti delle fatali femmine della pubblicità; l'infibulazione e la chirur- già estetica. Sequenze non casuali, come spiega l'ideatrice della rassegna Aida Ribero: «Mettere in relazione fatti che sembrano tra loro lontani, imputabili a forme di civiltà a noi estranee, serve per dimostrare come vi sia un filo conduttore che attraversa il tempo e lo spazio e che ha in comune l'esercizio di un potere violento sulle donne». Ed è proprio la paura della libertà femminile che ha aperto le prigioni fisiche e spirituali in cui la donna è stata a lungo rinchiusa. Molte di quelle prigioni non esistono più, altre sono affollatissime e non riguardano esclusiva¬ mente le altre civiltà. «L'occidente non è innocente - aggiunge la Ribero -: basta pensare all'espansione del turismo sessuale (di cui sono vittime anche i bambini, n.d.r.) o al numero delle donne uccise dai loro partner perché hanno osato riprendersi la loro libertà». La mostra (che chiude il 30 dicembre) è stata suddivisa in cinque sezioni tematiche: il corpo immaginato (i media, l'estetica del restauro, la pornografia); il corpo imprigionato (sottomissione alle tradizioni); il corpo venduto (la schiavitù); il corpo violato. I contributi artistici sono di Luisa Valentini, Caterina D'Amico, Gilberto Richiero, Mauro Gottardo e Felipe Aguila. Il Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile di cui Aida Ribero è una fondatrice, organizza seminari e mostre e realizza progetti che rendono visibili i saperi delle donne. Ha una biblioteca specializzata sul femminismo e sede in corso Re Umberto 40 (tei. 011 537645). Fra le iniziative, il progetto «Nati da donna. La mia genealogia femminile» diretto alle scuole superiori del Piemonte da cui è nato un libro. Attualmente affronta il rapporto dei bambini con i libri di fiabe e il rapporto delle donne con la scienza. Oggi il Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile inaugura la rassegna di foto e opere d'arte dedicate alle vittime di violenze fisiche e psicologiche

Persone citate: Aida Ribero, Caterina D'amico, Felipe Aguila, Gilberto Richiero, Luisa Valentini, Mauro Gottardo, Ribero

Luoghi citati: America, Apid, Crt, Piemonte