Parole sussurrate fra le lacrime «Ditemi che Gianni sta bene» di Massimo Numa

Parole sussurrate fra le lacrime «Ditemi che Gianni sta bene» DAVANTI AL MAGISTRATO IN CGMMISSAR'ATO Parole sussurrate fra le lacrime «Ditemi che Gianni sta bene» interrogatorio Massimo Numa SEDUTA sul pianerottolo, la testa fra le mani. Sono le 15. Anna V., 15 anni, piange. Non ricorda quasi nulla. I poliziotti non le chiedono nulla. E' una ragazzina minuta, i capelli castano chiari, chiusi in un cerchietto. Blue jeans a vita bassa, t-shirt rossa, nike e cintura di pelle a fascia larga, bianca. Le sue scarpe hanno lasciato una scia insanguinata che, dalla porta va dritta alla campanello del vicino. C'è sangue sul pavimento, sangue sui corrimano delle scale, sangue sui muri. Lei dopo ha chiesto aiuto, il cellulare non prendeva, lei che adesso continua a ripetere le stesse frasi, ormai al sicuro nel commissariato di via Verdi. «Gianni sta bene, vero? Sta meglio, adesso. E' in ospedale?». E' lì, in attesa di essere sentita dal pm del tribunale dei minori. Chiara Maina. Al suo fianco c'è la mamma. Se ne stanno abbracciate, strette strette, tra lunghe pause di silenzio e improvvise crisi di nervi. «S'è fatto male da solo, non l'ho colpito io». Le ore passano e accade persino che il registratore del commissariato si rompa e allora bisogna andare a prenderne uno in procura. Così la mamma può ancora prendersi un po' di tempo, perchè le hanno detto che la verità, è meglio che la dica lei. Alle 19, il pm e l'avvocato d'ufficio, Anna Maria Salvagni, stanno entrando nell'ufficio. La mamma la guarda negli occhi. Trattiene il respiro: «Gianni è morto». Anna tenta di graffiarsi il viso con le mani, si strappa i capelli: «Era un bastardo ma gli volevo bene. Eravamo amici, da tanto, gli volevo bene. Non volevo fargli del male. Era geloso, mi perseguitava, mi picchiava, ma io gli volavo bene...... Fanno fatica a calmarla, i poliziotti del vicequestore Silvia Governa. Un fiume di lacrime. Anna che non capisce bene cosa è successo. E che ora vuole sapere tutto. Con pazienza le spiegano perchè un fendente a una gamba, inferto così, con un coltello da cucina preso in quel¬ l'istante dall'acquaio («Io volevo solo difendermi, mi aveva seguito in cucina, lo avevo addosso») può ferire a morte un ragazzo di 19 anni, molto più alto e più robusto di lei. Anna che tenta di soccorrerlo, di tamponare il sangue con le mani ma poi esce sul balcone e chiede aiuto. La signora Yvonne Rivera abita proprio di fronte e ha visto e sentito tutto. Prima la lite, poi Anna che urla disperata; ha sentito le ultime parole di Gianni: «Sto male, muoio». Yvonne no, il morto non lo ha visto. I suoi bimbi si nascondono dietro 11. porta. «I suoi bùi bic! lascondono dietro la porta, sul ballatoio che separa i due alloggi: «C'era sangue dappertutto». Anna ai poliziotti racconta un po' di sé. «ho fatto la terza media, vorrei tanto avere un lavoro per aiutare la famiglia. Qualche volta lavoro in un banco, nel mercato sotto casa. In questi giorni giorni aiutavo la mamma che fa le pulizie in corso Rosselli». E Gianni? «E'il mio ex ragazzo, cioè gli volevo sempre bene ma litigavamo. Due giorni fa ci siamo lasciati. Ma lui continuava a telefonare, a inviarmi mes¬ saggi. Mi seguiva. Avevo paura. Gli volevo bene, l'ho scritto in un Sms, che forse è l'ultimo che gli ho inviato: "Ti penso sempre, tanti bacini». Pausa. Poi: «Posso vederlo ora? Me lo fate vedere?». No. Gianni l'hanno portato all'obitorio del cimitero parco, il furgone mortuario scortato della polizia perchè i familiari di Gianni non si rassegnano e vogliono vederlo anche loro. Il padre Francesco sì. L'ha visto. «E' intatto, non ha nulla, non ha nulla». La mamma è davanti al portone e si appoggia agli sporte li spalancati del carro funeL. e. Aspetta paziente la barella di acciaio, con il corpo di Gianni chiuso nel body-bag di plastica grigia. Il sacco nero con i vestiti appoggiato vicino ai piedi. Nessuno, adesso, vuole ricordame il passato turbolento. Quella volta che lo trovano con un coltello dopo la denuncia di un amico. Luca che è uno del bar sotto casa, in via Exilles. Lì in piena estate ha conosciuto Anna. Restano le lacrime. La rabbia e la voglia di vendicarsi. Lo zio: «Io quella ragazzina se la incontro l'ammazzo». Ék^ lo volevo Ww soltanto difendermi, mi aveva seguito in cucina, lo avevo addosso non so come sia successo 99 ^Ék Era9e'oso' "" mi perseguitava, mi picchiava, ma non riuscivo a stare senza di lui anche se mi rendeva tutto davvero impossibile 99

Persone citate: Anna Maria Salvagni, Silvia Governa, Yvonne Rivera