Con il dollaro giù, piace il Bond Usa di Già. Mag.

Con il dollaro giù, piace il Bond Usa Con il dollaro giù,s piace il Bond Usa Con il doLa novità più attesa dagli operatori in titoli obbligazionari intemazionali verrà dalla imminente decisione della Banca Centrale americana, che domani, 9 dicembre, si riunisce per decidere il costo del dollaro. Nessuno si aspetta che il suo presidente Alan Greenspan alzi il tasso dall'r/o, il livello minimo da 45 anni, ma tutti saranno interessati a vedere se dal comunicato scomparirà la promessa di mantenere i tassi bassissimi «per un considerevole lasso di tempo», che era stata sempre ribadita nelle precedenti riunioni. La locomotiva americana si è rimessa decisamente in moto già nel terzo trimestre 2003, con il Pil all'8,2% e la produttività al 9,40Zo, incrementi che non si vedevano da 20 anni. Il costo per unità di lavoro è sceso del 5,80z4, e anche questo risultato è un record ventennale. La ripresa è evidente, ma di inflazione non c'è ancora traccia. I dati, comunque, hanno fatto scommettere gh speculatori sui «future» dei titoli federali che esiste r800Zo di possibilità che la Federai Reserve finirà con l'anticipare, magari già entro l'anno, l'avvio della fase di rialzi dei tassi. Il contratto con scadenza giugno 2004, poi, ha già un prezzo che sconta il tasso dell'I ,50Zo entro il primo semestre dell'anno venturo. Il clima sempre più sereno dell'economia significa temporale, se non tempesta, per il mondo dei bond: la settimana scorsa i rendimenti dei titoli del Tesoro americano erano al massimo delle ultime 52 settimane per quelli fino a 10 anni, a quota 2,700Zo (il minimo era stato dell'I,570Zo). I bond oltre i 10 anni hanno superato invece il 50Zo lordo, avvicinandosi al massimo annuale che era stato del 5,280Zo (contro un minimo del 3,860Zo). Tra le emis¬ sioni corporate, secondo le analisi della Merrill Lynch, i titoli fino alO anni di alta qualità di rating si sono portati al 3,570Zo, ben oltre un punto sopra il minimo annuo del 2,470Zo, e quelli di qualità media sono saliti al 4,2796 (il minimo delle 52 settimane precedenti era stato del 3,380Zo). I bond corporate, sempre in dollari, di scadenza oltre i 10 anni sono risaliti al 5,840Zo (alta qualità di rating) e al 6,280Zo (media qualità); nel corso dell'anno i rendimenti erano scesi al 4,790Zo (alta) e al 5,360Zo (media qualità). L'abbandono del porto sicuro del reddito fisso, simboleggiato la settimana scorsa dal Nasdaq, che ha rivisto quota 2000 punti a riprova del ritomo della voglia di rischiare in Borsa, sta provocando lo sgonfiamento della bolla obbligazionaria, evento jaer la verità annunciato a più riprese nei mesi scorsi e sempre «rinviato» per la prevalenza di elementi di incertezza sulla situazione economica e politica intemazionale. Come per le azioni, è la crescita delle quotazioni in Borsa che connota i rally obbligazionari: i rendimenti (che sono il combinato delle cedole e della plusvalenza tra il prezzo dell'acquisto e di quello del successivo smobilizzo) si muovono in direzione opposta. Per gli investitori in euro, l'appetibilità dei bond in dollari non sta tanto nel livello dei rendimenti, quanto nel costo del dollaro, che ha raggiunto la settimana scorso il minimo di sempre, superando quota 1,21 dollari per euro. Chi pensasse, però, che la corsa dell'euro è alla fine, dopo aver guadagnato il 5G0Zo dai minimi di 0,82 euro per dollaro di 2 anni fa, è bène sappia che tra gli analisti valutari, per esempio alla banca elvetica Ubs, c'è chi prevede un ulteriore calo del 100Zo da adesso alla fine del 2004, quando per un euro occorreranno 1,32 dollari. Con nessuna emissione di Btp fino al 2004, si può tastare il polso del mercato dei titoli in euro verificando i rendimenti di alcuni bond corporate: l'AT&T 11/2006, rating BBB StandardePoor's (nono e penultimo gradino da Investimento), dà il 3,640Zo netto; Ahold 5/2008, B+ (quarto gradino speculativo) il 5,20Zo; Bayer 4/2007, A+ (quinto gradino da Investimento) il 3,1 g1^ [già. mag.]

Persone citate: Alan Greenspan, Merrill Lynch