«Siamo prigionieri di una classe dirigente ingenerosa coi giovani»

«Siamo prigionieri di una classe dirigente ingenerosa coi giovani» LA VISIONE DI FRANCO BERNABE', NUOVO BANCHIERE DELLA ROTHSCHILD «Siamo prigionieri di una classe dirigente ingenerosa coi giovani» Secondo l'ex ad di Telecom ed Eni oggi a capo di un gruppo hi-tech «il peso delle corporazioni è eccessivo, per questo il paese non cresce» intervista Anna Masera CON Internet ho voltato pagina, adesso guardo all'Europa». Franco Bemabè, 55 anni, vice presidente di H3G, presidente di Kelyan, consighere di amministrazione di Tiscali e di PetroChina, un passato di super-manager di alcune tra le più grandi aziende italiane (amministratore delegato dell'Eni dal '92 al '98, poi della Telecom Italia per sette travaghati mesi), settimana scorsa ha annunciato di aver ceduto il 100 per cento delle attività di advisory della sua merchant bank, la Franco Bemabè 5- C, al gruppo Rothschild, una deUe maggiori banche d'investimento indipendenti a livello mondiale. In cambio, l'accordo siglato prevede la nomina di Bemabè a vicepresidente di Rothschild Europe e il suo ingresso nel consigho d'amministrazione di Rothschild Italia. Ecco la visione e il programma del nuovo banchiere europeo. Franco Bemabè, alla Rothschild dicono che lei porta in dote la sua esperienza manageriale e imprenditoriale oltre a una considerevole rete di contatti di alto livello sia in Italia che nel resto del mondo. E a lei, invece, perchè interessa diventare banchiere europeo della Rothschild? «La Rothschild è la più importante boutique di consulenza finanziaria europea, una delle poche che può competere contro lo strapotere degh americani in questo settore. Inoltre, tra tutte le banche, ha il vantaggio di non avere avuto problemi di conflitto di interessi. E poi fare il vice-presidente della Rothschild a hvello europeo vuol dire che tornerò a occuparmi di grosse operazioni finanziarie intemazionali: sarà una beUa sfida». Ci spieghi cosa intende per conflitto di interessi delle banche e perchè la Rothschild ne è esente. (di conflitto di interessi degh analisti e delle banche d'affari è stato uno dei fenomeni che hanno contribuito alla degenerazione della bolla finanziaria. Le banche si sono arricchite con quotazioni di start-up di belle speranze e poca esperienza. Per sostenere la credibihtà delle quah, venivano usati gh analisti come generatori di aspettative favorevoh. Il ruolo degh analisti era ufficialmente quello di fare ricerche indipendenti e pubblicarne i risultati in modo da indicare al pubblico e ai media quali potevano essere gh sviluppi futuri di certe aziende e di certi settori. Ma in realtà quel ruolo si era trasformato in una funzione di marketing intema deUe banche per aiutarle a vendere i propri prodotti e a sostenere le proprie operazioni finanziarie. Ecco: la Rothschild è una banca d'investimenti indipendente che ha evitato di mettersi entrambi i cappelli, di banchiere e di anahsta. Offre «advice» (consigli) finanziari e basta. Non è cosa da poco. Il mercato guarda con attenzione agh advisor indipendenti». Nel luglio del 2000 ci aveva dichiarato di aver scoperto con piacere la dimensione della start-up intemettiana, seppur ammettendo di partire da una posizione privilegiata, e sembrava entusiasta di occuparsi di innova- zione. Ha cambiato idea? «No. Ho un gruppo di società, tra cui Kelyan, proiettate sul futuro, che si occupano di nuove tecnologie e di energie alternative. Continuerò a gestirlo. Nel Duemila avevo riscoperto la dimensione imprenditoriale con Internet dopo la traumatica esperienza come amministratore delegato di Telecom e tanti anni all'Eni. Continuerò ad associare la mia attività di banchiere con Rothschild con l'attività di imprenditore nei settori innovativi». Ci parli della sua visione macroeconomica. Negh Usa c'è fiducia nella ripresa. Dopo questi ultimi nove mesi quasi catastrofici per le aziende italiane, secondo lei la ripresa sta arrivando anche qui? «Forse neUe ultime settimane qualcosa sta cambiando, la domanda sta tirando, ma ci sono ancora grosse difficoltà per le imprese. Le uniche davvero in ripresa sono quelle delle telecomunicazioni, in grado di spendere tanto, ma sono scomparsi i concorrenti e per gli altri settori c'è un blocco degh investimenti. Storicamente, l'Italia è uscita dalle crisi di domanda attraverso l'aumento delle esportazioni sostenuto dalla svalutazione e l'incremento della spesa pubblica sostenuto dal debito. Entrambe queste fonti di accelerazione, oggi, non possono essere attivate. Non basta affidarsi alle quahtà dei nostri imprenditori, che sono notevoh, ma che non hanno massa critica. L'unica chance per lltaha è quella di pensarsi come parte dell'Europa, specializzarsi sulle sue competenze specifiche e ristrutturarsi profondamente per mighorare la sua capacità di vincere nella quahtà della vita, nel turismo, nel design, e così via. Non sarà un processo facile. E molti soffriranno. Ma non mi pare un passaggio evitabile. Ci troviamo di fronte a scelte che segneranno il futuro per molto tempo. L'interpretazione della globalizzazione, la costruzione dell'Europa, le relazioni con gh Stati Uniti, ne sono i temi di punta: la macroeconomia ne è il quadro di fondo. I tassi di cambio e di interesse, la bilancia commerciale e la crescita del Pil sono misure quantitative di fenomeni qualitativi più importanti. E da questo punto di vista la situazione non è deUe più brillanti: gli Stati Uniti crescono molto più velocemente delTEuropa, ma soprattutto è l'Asia il nuovo polo di attrazione globale». H finanziere Elserino Piol in una recente ìntei vista si è dichiarato cautamente ottimista sul ritomo del {(venture capitai» in Italia. Perchè lei invece storce il naso? «Beh, io non ne sono così sicuro, non vedo tanti capitali pronti per essere investiti in nuove startup. Occorre che ci sia ima capacità di innovazione indipendente dall'alimento che viene dal venture capital. Non mi sembra che in Italia questa condizione sia soddisfatta». Tutta colpa del caro-euro? «La rivolta dei consumatori per il caro euro e gh scioperi dei tranvieri per i salari nei giorni scorsi sono sintomi di un malessere economico profondo. Secondo me il passaggio dalla lira all'euro in Italia ha determinato una redistribuzione istantanea e permanente del reddito. Cioè, alcune categorie sociah se ne sono approfittate e sono diventate più ric¬ che, altre invece più povere, perchè il cambio della valuta è arrivato in un momento in cui il mercato del lavoro era debole per effetto della recessione. Che cosa succederà è difficile dirlo, ma il fenomeno c'è stato. Questi processi o si consolidano, o si riassorbono. Ma una cosa è certa: non si è trattato di inflazione, non è stato un fenomeno congiunturale. Il problema è che alcuni si sono arricchiti a scapito di altri. La gente, con gh stipendi fermi ai livelli pre-euro, non è più in grado di spendere». Poi però, sui mercati valutari, l'euro ha cominciato ad apprezzarsi. «Certo, perchè la pohtica della Banca centrale europea ha l'obiettivo di evitare l'inflazione e non quello di sostenere la crescita. Con la conseguenza che si sono spostati i capitah dagli Usa ah'Europa. Con ima pohtica monetaria espansiva, gh Usa hanno allagato di liquidità il mondo. C'è un accumulo di riserve in dollari da parte dei cinesi». Sta dicendo che la Cina ha finanziato il deficit di bilancio degli Usa? «Sì: l'eccesso di liquidità degh Usa ci riporta a una situazione per certi versi simile a quella della fine degh anni Sessanta. In Europa l'economia è stagnante, mentre in Asia e persino negli Stati Uniti c'è un processo di espansione molto vivace». Quali sono le economie che tirano? «La Cina per l'industria manufatturiera, gli Usa e la Gran Bretagna soprattutto per i servizi». Lei va spesso in Cina per via di Petrochina. A detta di tutti è l'economia emergente. Ci racconti come la vede lei. «Beneficia di un mercato interno enorme e guarda al mercato internazionale come marginale: gli esportatori sono solo le multinazionali. Le aziende cinesi non hanno molto interesse a esportare, perchè hanno un mercato interno che le soddisfa ampiamente. Per esempio, la Haier è un gigante: produce elettrodomestici per i cinesi e non ha alcun bisogno di trovare sbocchi all'estero. Hanno grandi economie di scala, non hanno bisogno di noi. Lo sa come ci chiamano, noi occidentah? "I barbari dai nasi lunghi"». La piattaforma manifatturiera mondiale sarà inevitabilmente dominata dalla Cina? «Sì. E dagli indiani: d'altra parte, fino al '700 era l'India la piattaforma manifatturiera del mondo. Stiamo tornando a una situazione simile, da pre-rivoluzione industriale». In questo scenario, come vede l'Europa? «L'Europa è fatta di piccoli paesi con enclave linguistiche in via di estinzione. Se l'Europa continua nell'integrazione europea, se la può cavare; ma se si arresta, bloccata dai localismi voluti per esempio da movimenti pohtici, è un suicidio. Il problema che bisogna porsi è come sopravvivere con la produzione in Cina e in India e i servizi in Usa e Inghilterra. L'unica alternativa è ricavare nicchie. L'Italia ha l'estetica, il design, la Ferrari, la moda...Ma deve essere una vocazione». Cosa ne pensa della fuga di cervelli? «La classe dirigente itahana è ingenerosa, non ha molta vogha di impegnarsi per far crescere il Paese. Le corporazioni presidiano il potere, i dirigenti non vanno mai in pensione, non danno spazio ai giovani. I monopoh sono più forti di prima, sono scomparsi i concorrenti, non sono riusciti a fare breccia, a scalzare le posizioni dominanti». Perchè lei resta in Italia? «Io resto in Europa. Poi amo le belle arti italiane». E' in quest'ottica che ha accettato la presidenza della Biennale di Venezia? «L'ho fatto per spirito di servizio pubblico. Comunque non lo nascondo: sono stato fortunato nella vita». anna.masera@lastampa.it ^Ia Entro in una boutique "" di consulenza finanziaria tra le poche in grado di competere contro lo strapotere degli americani Ha il vantaggio di non avere avuto problemi di conflitto di interessi, uno dei fenomeni che hanno contribuito alla degenerazione della bolla finanziaria ffrdfc quotando le start-up ^T? &ÉL L'Europa ^^ ristagna: se la può cavare solo continuando nell'integrazione, guai ai localismi In Asia (specie in Cina) e persino negli Usa, c'è un processo di espansione vivace La rivolta dei consumatori per il caro-euro e i nuovi scioperi per i salari sono sintomi di un malessere A A profondo 77 D » e» ^Ia "" tra le pocdi compelo strapoHa il vanproblemuno dei fcontribudella boquotandFranco Berna Franco Bernabè in un disegno di Ettore Viola