«Ecco la nuova piovra di Bin Laden»

«Ecco la nuova piovra di Bin Laden» ROHAN GUNARATNA. DIRETTORE DELL'fNSTITUTE OF DEFENSE AND STRATEGIC STUDIES DI SINGAPORE «Ecco la nuova piovra di Bin Laden» «Per combatterla serve una rete di intelligence mondiale» analisi Rohan Gunaratna è responsabile delle ricerche sul terrorismo dell'lnstitute of Defense and Strategie Studies di Singapore, autore del saggio «Inside Al Qaeda» - Dentro Al Qaeda, la rete globale del terrore - e direttore del gruppo che ha creato ìl database dell'Onu su Al Qaeda. LA lotta al terrorismo è diventata più complessa. Negli ultimi anni l'intelligence statunitense si è focalizzata su Al Qaeda. Gh Stati Uniti hanno raccolto molte informazioni sul modo di affrontarla. Ma la rete del terrore si è adeguata rapidamente. Oggi dispone di trenta o quaranta sottogruppi sparsi in tutto il mondo e i servizi di intelligence americani hanno bisogno di saperne di più. Questi satelliti includono Abu Sayaf, il Fronte di liberazione islamica Moro e Jemaah Islamiya nelle Filippine; Lashkar e-Taiba nel Kashmir; diversi nuclei uzbeki e uighuri nell'Asia Centrale; il Gruppo armato islamico e il Gruppo salafista per la predicazione e il combattimento in Algeria, oltre a varie associazioni egiziane. Ognuno di essi rappresenta un livello differente di minaccia. Nel fondare il nucleo centrale di Al Qaeda Osama bin Laden intendeva fire della sua organizzazione l'avanguardia del movimento islamista. Nella slessa logica creò, gruppi afiBliati, con leader addestrati in Afghanistan, per rovesciare quelh che egli definiva i falsi governanti islamici e i loro regimi corrotti. La lotta per creare stati fedeli fu costosa tuttavia perché i regimi appoggiati dagh adepti di Al Qaeda erano fortemente repressivi. Bin Laden convinse quindi i suoi seguaci della necessità di colpire gh Stati Uniti, che lui definiva la «testa del serpente velenoso», por il supporto dato ai governi islamici corrotti. L'influenza di Al Qaeda e soci è evidente sia nella tempistica sia nell'esecuzione degh attentati loro attribuiti. Ad esempio gh attacchi dell'ottobre 2002 a Bah e del maggio 2003 a Casablanca seguirono passo passo le istruzioni dettate dai messaggi in codice registrati da Bin Laden. Erano entrambi modellati sulle tecniche di attacco simultaneo e coordinato messe a punto da Al Qaeda (si vedano le bombe contro l'ambasciata Usa in Africa nel 1998 e l'offensiva dell'I 1 settembre). E tuttavia, c'era anche un largo margine di iniziativa. I legami di Al Qaeda con i governi stranieri ed Hezboliali Quando Al Qaeda nel 1991 trasferì la sua base operativa in Sudan, lo fece con l'aiuto di Hezbollah. Bin Laden incontrò il loro comandante, Imad Mughniyeh, al suo arrivo nel Paese e i gruppi libanesi insegnarono nuove tattiche ai suoi uomini. La stessa tecnica deh'attacco suicida organizzato è mutuata da loro. Quando Bin Laden si trasferì in Afghanistan nel 1996, i rapporti fra le due organizzazioni si raffreddarono. Ma c'è la prova che siano ripresi con l'intervento statunitense in Iraq anche se non è ben chiaro il perché. L'Arabia Saudita II supporto saudita ad Al Qaeda è frutto più di trascuratezza che di reale compheità. Dopo che gh aiuti sono stati distribuiti alle associazioni umanitarie, Riad non si assume alcuna responsabilità per il suo utilizzo. I sauditi non hanno una buona amministrazione, tocca agli Stati Uniti cominciare a effettuare controUi di standard occidentale sulle istituzioni caritatevoli finanziate. Ideologicamente i sauditi hanno indirettamente aiutato Al Qaeda con la pratica wahabita, simile sotto diversi aspetti al salafismo predicato da quest'ultima. I finanziamenti sauditi alla diffusione del credo wahabita, tuttavia, non erano rivolti a promuovere l'estremismo violento quanto piuttosto a rafforzare l'influenza saudita in Medio Oriente in risposta alla rivoluzione iraniana e alla guerra Iran-Iraq. L'Iran Dopo la guerra in Afghanistan molti uomini di Al Qaeda si rifugiarono in Iran e tra questi u \ figlio di Bin Laden, Saad. In diverse occasioni Bin Laden aveva accennato a convergenze fra Al Qaeda, in gran parte sunnita, e lo sdismo iraniano, affermando che è un peccato solo parlare di divisioni fra sunniti e sditi e che ogni possibile divergenza sparisce di fronte alla lotta contro il comune nemico, gh Usa. I gruppi palestinesi Benché Al Qaeda abbia infiltrato un gran numero di organizzazioni islamiste, i principah gruppi palestinesi, Hamas, la Jihad islamica e le brigate dei martiri di Al Aqsa sono riuscite a mantenersi indipendenti. Che si sappia solo pochissimi palestinesi sono stati addestrati in Afghanistan. A livello di supporto, tuttavia, diverse associazioni umanitarie europee e statunitensi hanno finanziato sia Al Qaeda sia le milizie palestinesi. La risposta ad Al Qaeda Ripercorrendo questi due anni e mezzo di guerra al terrorismo condotta dagh Stati Uniti se ne vedono chiaramente successi e fallimenti. E' positivo che Al Qaeda non sia più riuscita ad attaccare gh Stati Uniti, l'Europa occidentale e l'Australia dopo l'I! settembre. L'altissimo livello di vigilanza ha infatti reso più difficile organizzare attacchi in grande stile, con lunghi tempi di preparazione. Inoltre una cooperazione intemazionale senza precedenti sia a livello operativo sia di intelhgence ha potenziato gh sforzi del governo statunitense ed Al Qaeda è stata combattuta con efficacia, riducendo i gruppi sulla difensiva. Infine gh Stati Uniti hanno aumentato le misure difensive dei loro obiettivi sensibih d'oltreoceano come ambasciate e basi militari. Il più grave punto debole della strategia americana è stata l'incapacità di colpire e distruggere i capi dell'organizzazione. Fino a quando il leader spirituale, Bin Laden e il maggiore stratega, Ayman alZawahiri, saranno in libertà e resteranno un ponto di riferimento per i membri e i simpatizzanti, la campagna del terrore continuerà. In più Al Qaeda e i suoi satelliti hanno adeguato le loro strategie agli accrebduti livelli di sicurezza e spesso, più che armi convenzionali, adottano tecnologie a doppio uso come l'ammonio e i nitrati, usati anche come fertilizzanti, più facili da acquistare e da trasportare. Inoltre, poiché gh Stati Uniti e i loro interessi nel mondo sono più difesi, i terroristi si concentreranno sugh alleati e cercheranno obiettivi «morbidi», quasi impossibili da proteggere. Gli Stati Uniti dovranno puntare sulle risorse umane piuttosto che sulla sola tecnica per prevenire i futuri attacchi. E affidarsi molto all'intelligence, che richiede però la cooperazione mtemazionale,per prevenire piuttosto che colpire. L'apertura delle società occidentah le rende vulnerabili all'infiltrazione dei terroristi che sono liberi di raccoghere fondi e fare opera di propaganda e di reclutamento. Infine, Washington deve investire di più in diplomazia, in particolare sui mezzi di comunicazione perché affrontare il mondo arabo a livello di governo si è rivelato controproducente. Molti leader arabi mostrano un volto amichevole agh Usa mentre tengono un atteggiamento differente con i loro cittadini. Infine, ci sono regimi repressivi, come l'Uzbekistan, che hanno dato un grande aiuto nella guerra al terrore, dove, a causa delle diffuse violazioni dei diritti umani, è facile ipotizzare un trionfo dell'estremismo nel caso di un cambio al vertice. Washington deve lavorare anche con le organizzazioni non governative per contrastare la propaganda estremista. Copyright The Washington Institute for Near East Policy Soldati all'aeroporto di Nairobi Il Kenya è ritenuto uno dei prossimi obiettivi dei terroristi di Al Qaeda