Sugar, che fa impazzire Londra di Mia Peluso

Sugar, che fa impazzire Londra Sugar, che fa impazzire Londra Mia Peluso IL petalo cremisi è Sugar, una prostituta dalla preraffaellitica chioma ramata, gli occhi distanti, il corpo esile da ragazzo segnato dalla scabrosità dell'ittiosi, quasi fosse una carta in miniatura della geografìa dell'epoca, le labbra secche e screpolate «come ah di farfalla». Pelle e labbra che, usate con incurante disinvoltura per ogni sorta di prestazioni carnali, fanno impazzire i suoi dienti della buona e ricca società borghese, meritandole una fama pruriginosa che seduce e contamina la pruderie londinese. Casta quanto Sugar è profondamente e naturalmente impudica è invece Agnes, il petalo bianco, dehcata e soiierente consorte di WiUiam Rackham, trascinata verso un'innocua follia da un lento tumore al cervello. Agnes annega nel grande letto matrimoniale cui spesso è costretta in sogni di ebbrezza rebgiosa, tra metri e metri di sete e broccati che con tenacia compone in abiti sontuosi. Tra loro si affaccia guardinga Emmeline Fox, ardente missionaria nel lereiume della miseria e della prostituzione, legata al mistico Henry, fratello e contraltare di William, alla cui assidua frequentazione dei lupanari contrappone la propria farneticante pudicizia. (Questi i personaggi principali di II petalo cremisi e il bianco, fastoso e monumentale romanzo di Michel Faber, olandese vissuto avventurosamente in Australia e approdato infine in Scozia, dove vive in una stazione ferroviaria abbandonata. Iniziato a diciannove anni, interrotto per affilare gli strumenti narrativi con racconti e romanzi piuripremiati, ripreso e limato per un lungo decennio, il lavoro offre un affresco grandioso e cesellato della Londra vittoriana del tardo Ottocento: un'ambientazione non nuova, se si pensa ad esempio a Ossessione di Byatt o a La donna del tenente francese di Fowles. Nuova é semmai la ripresa di un modo «arcaico» di condurre il lettore in un percorso di ossessivo realismo, che si snoda con totale complicità dai bassifondi e dai postriboli, dove nulla viene pietosamente taciuto, tra mucchi di sterco e pozze di liquame, fino ai raffinati quartieri alti con i loro intemi pesantemente decorati. E', a prima vista, il mondo narrato da Dickens e da Thackeray, da Trollope e da George Eliot, ma qui proposto a veli squarciati e con placida inverecondia, senza nemmeno quei residui formali di moralismo perbenistico che sopravvivevano in Jlfall Flanaers e Lady Roxana di Defoe. Un móndo costellato di figure minori minuziosamente incise: Caroline, la prostituta dalle forme generose; gli amici scapestrati e libertini di William, la piccola e trascurata Sophie; la fitta schiera dei domestici, confinati in soffitte sibilanti di spifferi d'aria gelida. L'irresistibile ascesa di Sugar attraversa due momenti, il primo dei quali si concentra sulla sua relazione con William. Lui, macchiettistico borghese ricco e inetto; lei anomala e sprezzante nella sua stessa cedevolezza, protofemminista assorta a riversare le proprie esperienze in un romanzo che sappia finalmente mostrare i risvolti più autentici della realtà postribolare, a cominciare dalla bassezza morale e dallo squallore dei maschi che la frequentano. Nel secondo, la conturbante protagonista si trasforma in una sorta di Jane Eyre, facendo da istitutrice alla piccola Sophie, e gli eventi prendono una direzione diversa, con tonalità da melodramma e tocchi gotici che maculano di noir il petalo cremisi e il bianco. Una variazione che pare inquinare le tinte dell'affresco iniziale ma che di fatto regala al lettore nuove e sorprendenti emozioni, dando prova di un talento virtuoslstico ch^ non fa rimpiangere i grandi, confortevoli romanzi del buon tempo antico. «Il petalo cremisi e il bianco» di Michel Faber: affresco grandioso dell'età vittoriana tardo Ottocento Dante Gabriel Rossetti: un particolare dal «Salotto sul prato»

Luoghi citati: Australia, Londra, Scozia