L'autentica musica dei Tuareg in una Woodstockdel Sahara

L'autentica musica dei Tuareg in una Woodstockdel Sahara L'autentica musica dei Tuareg in una Woodstockdel Sahara Alessandro Rosa A certi dischi riesce facile trasmettere una istintiva, autentica naturalezza. Più facile incontrarla in ambito folk, dove non agiscono sovrastrutture sulla primaria esigenza di comunicazione di un modo di pensare e raccontare. Testimonianze autentiche le esprime «Le festival du desert» (Triban Union/ Ponderosa, 1 Cd). A 3 ore di pista da Timbuctu, tra le dune sabbiose, nell'oasi di Essakane, è fiorito un festival del cui valore il disco è testimone prezioso. Una Woodstock del deserto che celebra la cultura musicale sahariana, l'impronta dei tuareg. Ma rappresenta un importante momento, il primo segnale di riconciliazione tra Nord e Sud del Mah dopo anni di lotte. Oltre all'impressione di lunga veglia musicale in un accampamento tuareg. Nelle 20 tracce si fanno incontri inusuali: i diversi accenti del Mah (Ah Farka, Tourè, Afel Bocoum, Babà Salah, significativo quello di Oumou Sangarè), Robert Plant che ritrova una certa fluidità del blues, il punk della band di Navajos Blackfire pensato nel deserto di un altro continente, Ludovico Einaudi che duetta al piano con il maestro di kora Ballakè Sissoko. Suoni acustici ed elettrici si accoppiano, come la ricca tradizione musicale di quest'area d'Africa con aperture transcontinentah che a volte appaiono incongrue. Ma sta proprio qui l'interesse del disco, nell'autenticità di questi innesti tentati. Portogallo in musica significa fado. Ma spesso s'incontra quello ritrito in salsa pop. Un disco ci porta in casa quel fado da strada, rustico e poetico, intriso di vita vera. Lo firma un'interprete superba di questa tradizione, Dona Rosa con il suo secondo disco, «Segredos» (Jaro, 1 Cd). Musicista non vedente, Rosa Francelina Dias Martins solo da due anni è pr—ente fuori da Lisbona. Ci fa partecipi dei suoi sogni con 15 episodi coinvolgenti (alcuni dal vivo) e una voce che ha ora toni acuti come nei canti delle mondine, ora è dolce come una madre, ora allegra come un'amante. Canzoni che hanno carattere sanguigno e l'aspro sapore del blues. In questo disco canta fado e altre canzoni tradizionale portoghesi che hanno segnato la sua vita. Spesso con uno stile in crescendo, dà voce e rari suoni ah'avvolgente calore di altri strumenti. Pochi peraltro: chitarra portoghese, chitarra acustica, basso, fisarmonica, piano, percussioni. Stessa lingua, non le origini e lo stile musicale, per Cibelle, una delle nuove talentuose voci del Brasile: un po' canto deUe sirene sulla spiaggia di Ipanema, con il dolce fascino retro in quel languore carioca della voce. Dopo averla ascoltata in altri dischi e nella compilation «New sound of Brasil» arriva il suo primo disco, «Cibelle» (Crammed, 1 Cd): bossanova, samba, soul su cui aggiunge un po' di psichedelia, di jazz, elettro-downtempo. Questa è la ricetta, ma è la personalità della bella cantante e pohstrumentista a rendere appetitose queste 11 portate dai delicati colori esotici e la sostanza moderna. Di incroci musicali è zeppo anche «Arzan» (FolkClub/Ethno Suoni, 1 Cd) quinto album, nato nel venticinquennale del gruppo folk torinese La Lionetta. Lo caratterizzano il robusto innesto di sonorità extracomunitarie sulla radice celtico-piemontese e un più stretto legame tra musica tradizionale e canzone d'autore (solo 3 su 11 i brani tradizionah). Per il compleanno ci sono partecipazioni di rihevo: Vincenzo Zitello («Palomar»), Felice Andreasi voce narrante in «Ij foi-fotu» (di Brofferio), il ritomo di Laura Malaterra. Partecipati racconti musicali, sovente venati d'ironia e impegno. DISCHI

Luoghi citati: Africa, Brasile, Lisbona, Portogallo