«Una catastrofe se la Terra continua a scaldarsi» di Francesco Manacorda

«Una catastrofe se la Terra continua a scaldarsi» IL DIRETTORE DELLE POLITICHE CLIMATICHE DI GREENPEACE. BILL HARE «Una catastrofe se la Terra continua a scaldarsi» «Il protocollo di Kyoto non basta più, servono nuovi parametri: Usa e Russia li rispettino» intervista Francesco Manacorda PER fermare il cambiamento climatico bisognerebbe che le emissioni di gas responsabili dell'effetto serra scendessero delr8007o rispetto ai livelli attuah. Invece con il protocollo di Kyoto si arriverà, se tutto va bene, a una riduzione del 507o. Kyoto è solo un piccolo passo e purtroppo non è nemmeno appheato da tutti». Bill Hare, australiano, è l'uomo del clima - la dizione ufficiale è «cLret tore delle pohtiche climatiche» di Greenpeace. E' stato lui a guidare i delegati dell'organizzazione ambientalista durante le trattative che hanno portato al protocollo di Kyoto. Che cosa rischia il pianeta, secondo Greenpeace? «In estrema sintesi il problema è che la temperatura tende a salire sempre di più e quindi da una parte aumentano i rischi di siccità e dall'altra i rischi di alluvioni, come abbiamo visto anche in Europa negli ultimi due anni. Se non si ferma il cambiamento climatico nel prossimo futuro ri sarà un aumento nell'entità e nella durata di questi fenomeni». Sul clima Greenpeace fa fronte comune con altre associazioni, come il Wwf e gli Amici della Terra. Che cosa volete raggiungere in questo incontro milanese? «Vogliamo che il processo per combattere il cambiamento climatico non si fermi, anzi continui. Così faremo pressione sui governi che hanno già firmato l'accordo di Kyoto verché vadano avanti. Ad esempio i governi europei devono mettere a punto i loro piani nazionali i-jr la riduzione delle emissioni di gas inquinanti, in modo che dal 2008 si possa partire con la prima fase della riduzione, che durerà fino al 2012. In prospettiva vorremo anche regole molto più restrittive sulle possibilità di vendere e acquistare i diritti ad emettere gas nocivi. Ma faremo anche molta pressione su chi non ha ratificato l'accordo, come Stati Uniti e Russia». In che modo? «Gh Stati Uniti devono smetterla con la tattica dilatoria. Al Cop9 hanno mandato una delegazione di un centinaio di persone che cercherà di convincerci di tutto quello che stanno facendo, mentre non fanno proprio nulla per il cambiamento climatico. Andremo ad ascoltarli e cercheremo di controbattere ai ognuno di loro». La Russia è uno dei protagonisti più attesi. Se ratificasse il protocollo di Kyoto questo potrebbe entrare in vigore. Succederà? «Non certo adesso. Prima di affrontare questo nodo ci sono le elezioni pohtiche e poi le presidenziali. Ma certo la politica di Mosca non ci fa felici, tutt'altro». A Milano si parlerà anche di quali traguardi fissare dopo il 2012, passata cioè la prima fase di applicazione del protocollo di Kyoto? «No, è presto. Dei nuovi obiettivi per ridurre le emissioni dopo il 2012 si parlerà solo dal 2006». Voi vi battete per obiettivi che saranno realizzati tra 10 anni. Negli studi sul clima si citano rischi che il mondo correrà nel prossimo secolo. L'opinione pubblica vi segue anche se pericoli e rimedi sembrano lontani? «In Europa la gente è attenta al problema, specie al Nord. Negli Stati Uniti invece l'attenzione del pubblico è scarsa». Bill Hare, australiano, è «l'uomo del clima» di Greenpeace

Persone citate: Bill Hare