Commerdo, la rivolta dei mille euro di Emanuela Minucci

Commerdo, la rivolta dei mille euro VERSO NATALE Commerdo, la rivolta dei mille euro «Piuttosto che tenere chiuso oggi paghiamo la multa» Emanuela Minucci Quanti saranno i negozianti che oggi, ultima domenica di novembre (ma prima di shopping pre-natalizio), si beccheranno 1000 euro di multa dal Comune perchè nonostante il divieto previsto dall'ordinanza - solleveranno comunque le serrande? Tanti, sia secondo i timori di Palazzo Civico, che ieri è arrivato a comprare una pagina pubblicitaria sui principali quotidiaiù intitolata «Regah di Natale? Si comincia da lunedì» sia secondo i pronostici delle associazioni di commercianti. Se poi le saracinesche si sollevassero di pari passo con le dichiarazioni di fuoco rilasciate ieri dai singoli negozianti allora la Torino di oggi pomeriggio ricorderebbe quella che ci sarà domani; tutti aperti, come si trattasse di un qualunque giorno feriale. Prima però di passare alle reazioni dei diretti interessati, tutte riassumibili sotto il titolo «C'è la crisi e questa è la mano che ci danno Regione e Comune», tentiamo di spiegare la situazione. Oggi, ultima domenica di novembre, sotto la Mole i negozi dovrebbero restare chiusi. Motivo? E' la legge che lo impone perchè non siamo ancora a dicembre, mese in cui si può tenere aperto tutte le domeniche, e il pacchetto delle aperture domenicali fuori programma (sono otto in tutto) a Torino è già stato esaurito. Risultato? Al di là della discutibilità del provvedimento, fanno notare i commercianti, in questo modo non si aiutano certo gli operatori in un momento di crisi, né - come spiega il presidente Ascom Giuseppe De Maria - «una pagina a paga¬ mento sui giornali per dire che Torino è chiusa non aiuta certo la sua immagine». A invelenire ulteriormente il clima c'è la multa. Quei 1000 euro che, sempre secondo i commercianti, presuppongono una selezione in base al censo: «La grande distribuzione se ne può infischiare perchè ha le spalle larghe, mentre noi piccolini non possiamo permettercela». L'assessore al Commercio Elda Tessore, come aveva già fatto nei giorni scorsi, si dichiara irremovibile : «Il Comune non può disattendere una nonna dello Stato, non ci divertiamo certo a sabotare gli incassi dei commercianti. E poi non vanno dimenticati gli interessi dei lavoratori dipendenti: i sindacati difendono il loro diritto al riposo domenicale. Infine va ricordato che la corsa al regalo non partirà certo oggi». E la concorrenza degli ipermercati della cintura? ((A parte il fatto che si trovano fuori dalla cinta daziaria e quindi non posso farci nulla, sono solo tre i Comuni che resteranno aperti e sono Grugliasco, Rivoli e Collegno. Io a Torino non avrei mai potuto fare una deroga contro la legge». Poi sbotta: «Ma perchè l'Ascom oggi si scandalizza tanto, mentre non l'ha fatto a suo tempo, quando abbiamo indetto una riunione sul tema?». Dichiarazioni che, se riferite di fronte a un bancone di chi oggi sarà costretto a tenere le serrande chiuse, suonano come una provocazione. E, per un Enrico De Wan (via Roma) che coglie l'occasione, di fronte al taccuino del cronista, di scusarsi pubblicamente con tutti i clienti cui aveva detto che oggi sarebbe stato aperto: «Io sono disciplinato e obbedirò, ma non credo ci sarebbe voluto un grande sforzo per barattare questa apertura con quella del 28 dicembre in cui, tradizionalmente, si sta tutti a braccia conserte». Stessa irritazione da parte di Maurizio Baiotti (piazza San Carlo), vicepresidente dell'associazione dei commercianti di via Roma che sfiderà il rischio-multa: «La mia è una posizione personale - chiarisce - non apro certo a nome degli associati. Trovo però ingiusto che in un momento eh crisi ci obblighino a chiudere specialmente sotto Natale». Arrabbiatissimi anche in piazza Castello e in piazza Vittorio: «Non aprirò soltanto perchè non posso permettenni di pagare la multa» annota Alfredo Pisapia, e il medesimo discorso arriva dai negozi Di Carta e Bertolini, di piazza Vittorio: «Non sappiamo ancora che cosa fare - dichiara il negoziante di scarpe e borse all'angolo di via Plana - certo è che non ce lo saremmo mai aspettato». Numerosi negozi non intendono osservare le disposizioni comunali «La grande distribuzione se ne frega, perchè dobbiamo rimetterci?» APERTURA SI LA BOUTIQUE di Ferragamo gestita da Laura Nixon in via Roma non chiuderà. «In un momento come questo non capisco come possano chiederci di rimanere chiusi - dice la Nixon -. Il Comune, attraverso un solo provvedimento, riesce a deludere tutti:! commercianti e i cittadini che vogliono fare shopping. Ecco perchè ho deciso di essere fra coloro che resta noa petti. Lo faccio perchè rispetto la mia clientela, e perchè in un periodo come questo non voglio lasciare i clienti a ipermercati come le Gru». PANORAMA il grande ipermercato di San Mauro ha scelto l'apertura non stop per tutte le domeniche fino al 31 dicembre sfidando le sanzioni pecuniarie. «La nostra scelta - spiega la direzione - è dettata da motivi di servizio alla clientela. I nostri utenti ci richiedono l'apertura e noi non possiamo fare altro se non soddisfare questa esigenza. Un'esigenza reale visto il positivo riscontro che stiamo ottenendo. D'altra parte attesterò \\ servizio domenicale offerto alla clientela è attivo da anni". L'ASSESSORE Carlina Gatti di Collegno è perentoria: «Non possiamo accettare che Torino decida per tutti. 1110 novembre Tessore ha permesso di tenere aperto tutti i negozi a Torino senza consultarci o concoroare nulla. Ora ci chiedono di resistere perché hanno deciso di tene^ chiuso. Noi, quella volta, abbiamo sopportato le proteste dei nostri commercianti, ora tocca a loro». E così, a Collegno, tutti aperti. Anche Rivoli e Grugliasco hanno fatto un'ordinanza per i loro ipermercati APERTURA NO CGIL, CISL E UIL con un comunicato dal titolo «Aperture domenicali, tra i due litiganti i lavoratori non esistono» hanno preso posizione contro la «rincorsa alle aperture domenicali». Una rincorsa che giudicano «ingiustificabile e insopportabile» spiega Giuseppe Melil o (foto) perchè per i lavoratori del commercio significa lavorare sette giorni su sette con ritmi e carichi di lavoro insostenibili per chiunque. «La legge - aggiungono - va rivista nella parte sanzionatoria, perchè riduce tutto a una questione economica» IL NEGOZIANTE di via Biglieri Elena Chinaglia si definisce «tradizionalmente scettica verso le aperture domenicali». Aggiunge: «Da quando funziona il centro commerciale del Lingotto vediamo passare tanta gente anche la domenica, ma di fronte al nostro negozio di arredamento se ne ferma ben poca, perché la calamita è qualche metro più in là». E conclude: «Forse questo divieto fa arrabbiare di più i commercianti del centro, che fanno affari d'oro». LARINASCENTE II centro commerciale del cuore torinese ha accettato di buon grado la chiusura: «Ci hanno detto che abbiamo già esaurito le domeniche del 2003 e noi chiuderemo: c'è tutto il mese di dicembre per concludere ottimi affari». E anche i tanti lavoratori dipendenti del grande magazzino che presto si vedranno sottoposti al grande tour de force prenatalizio non possono che «benedire» quest'ultimo giorno di festa dell'anno. Maurizio Baioni, titolare dell'omonimo negozio di piazza San Carlo e vicepresidente dell'Associazione di via Roma, posa accanto alla sua vetrina dove spicca il cartello con gli orari di apertura di oggi