«Da Torino spariranno i cavalcavia» di Emanuela Minucci

«Da Torino spariranno i cavalcavia» AL CONVEGNO «STAZIONI E CITTÀ» I GRANDI CAMBIAMENTI CHE AVVERRANNO CON L'ABBASSAMENTO SOTTOTERRA DEI BINARI «Da Torino spariranno i cavalcavia» il preside di Architettura: nel 2011 una città irriconoscibile Emanuela Minucci «E' una città pressocchè irriconoscibile quella che i torinesi scopriranno entro il 2011 anche soltanto affacciandosi dai loro balconi: una Torino finalmente alleggerita da un'enorme matassa di binari e quattro cavalcavia. Il piano del ferro abbassato sottoterra restituirà un mihone di metri quadri tutti nuovi su cui costruire case, far crescere giardini e alberi, ma soprattutto seminare idee». Seminare idee? «Sì, perete il nuovo tracciato che dal Lingotto a stazione Stura ricucirà insieme due mondi urbani nati separati, potrà pure trasformarsi in trappola, se la parola d'ordine non sarà "diversificare". La città policentrica del futuro funzionerà soltanto se saprà essere, in tutte le sue realtà - vecchie, o nuove che siano - vivace e multi-funzionale». Così Carlo Olmo, curatore della mostra «Stazioni. Luoghi perla città» insieme con i colleghi Aimaro Isola e Guido Laganà, allestita fino al 20 dicembre alla Cavallerizza, è riuscito ieri mattina, durante la conferenza stampa di presentazione del convegno «Stazioni e Città» in programma nel pomeriggio alla Galleria d'Arte Moderna, a far sognare cronisti e curiosi di passaggio. Mentre l'assessore all'Urbanistica Mario Viano spiegava a che punto sono le trattative fra Ferrovie e Comune per la realizzazione della nuova Porta Susa e l'arretramento di Porta Nuova, il consigliere per la Oualità Architettonica e urbana della Città, si spingeva oltre. «L'eliminazione dei binari da Porta Nuova al Lingotto rappresentano ima sorta di rivoluzione copernicana per l'urbanistica, l'economia e lo sviluppo generale della metropoli - ha ammonito - ecco perchè dico che l'importante è non sbagliare». Il riferimento a quanto sta succedendo - o potrebbe succedere - su Spina 2, il grande spicchio di città in cui si stanno concentrando le più grandi mutazioni urbanistiche degli ultimi 200 anni (nuova Porta Susa, raddoppio del Politecnico, due nuovi torri destinate a Fs e uffici, la Bibilioteca unica di BeUi li, le Ogr destinate ad ospitare TUrban Center e il raddoppio della Gam, uno dei villaggi olimpici) è fin troppo scontato: «Dal momento che quell'area sarà fitta di uffici perchè poco più in là ci sarà pure il grattacielo della Regione realizzato da Fuksas, il rischio è quello di trasformare quel quartiere in una specie di city londinese. Ecco perchè ha bisogno di centri culturali, di cinema, teatri, luoghi di attrazione che ne sappiano bilanciare le esigenze di mobilità e i tempi di fruizione». Qual è aUora il modello? «Potrebbe essere il Lingotto - ha risposto ancora Olmo - così com'è adesso rappresenta una formula vincente. E lo sa il perchè? Perchè riesce ad esserre multi-funzionale, a offrire diverse facce di se stesso, da quella culturale e accademica, a quella dello shopping e dello svago. La mono-funzionahtà uccide le metropoh, sfomaquartie- ri dormitorio, o utilizzati da city-users, pendolari usa e getta che lì lavorano e poi fuggono. La Torino del futuro deve avere più centri, da tutti i punti di vista, ecco perchè bisogna saperli costruire con attenzione mischiando insieme tutti gh ingredienti del caso». E se per Spina 2, questo monito è già ben chiaro a sindaco e giunta, il discorso è ancora molto al di là da venire per Spina 3 (che ha ancora moltissime aree libere e attende la «benedizione» dell'interramento del Passante sotto la Dora, per veder decollare il proprio futuro) e ancora più remota per quanto concerne le aree occupate dai binari che vanno da Porta Nuova al Lingotto. Di sicuro si sa soltanto che prima o poi (Olmo dice entro il 2011) quel¬ l'enorme e ingombrantissimo fascio di binari che obbliga gli automobilisti ogni giorno a incolonnarsi sui quattro cavalcavia cittadini sparirà sotto terra. A quel punto, anche i sovrappassi - com'è già accaduto a quello metallico di Porta Susa - svaniranno nel nulla. Il punto vero è che cosa nascerà al posto di quel piano del ferro svanito nel nulla: «Non dico che non si debba fare un ragionamento economico - ha poi concluso Olmo - perchè tutta la partita fra Ferrovie e Città si snoda, com'è giusto che sia, attorno a obiettivi trasportistici ed economici. Ma è la formula di base che bisogna tenere a mente. Non bisogna puntare su nessuna funzione in particolare, ma essere il più aperti possibili verso la multi-funzionalità». II preside di Art. iitettura, Carlo Olmo

Persone citate: Aimaro Isola, Carlo Olmo, Fuksas, Guido Laganà, Mario Viano, Olmo

Luoghi citati: Fs, Torino