Died italiani infettati ogni giorno dall'Aids «Allarme per i giovani» di Daniela Daniele

Died italiani infettati ogni giorno dall'Aids «Allarme per i giovani» I DATI DELL'ANLAIDS ALLA VIGILIA DELLA GIORNATA MONDIALE Died italiani infettati ogni giorno dall'Aids «Allarme per i giovani» Aiuti: si è arrestato il calo dell'epidemia che tanto aveva fatto sperare «Ora è indispensabile mettere in atto nuove strategie contro il virus» Daniela Daniele ROMA Vietato abbassare la guardia. L'infezione non è già storia, ma realtà. Insidiosa e mutante. E' il messaggio che l'Anlaids diffonde alla vigilia dalla giornata mondiale per la lotta all'Aids che si celebrerà il 1 ' dicembre. E lo fa fornendo il primo dato inquietante: ogni giorno 10 italiani contraggono il virus Hiv. Ogni anno, nel nostro Paese, ci sono circa 3500-4000 nuovi sieropositivi. Fernando Aiuti, immunologo dell'Università La Sapienza di Roma, in apertura del XVII congresso nazionale dell'Anlaids, di cui è presidente, precisa: «Non siamo ancora usciti dal tunnel». Secondo il Centro Operativo Aids dell'Istituto Superiore di Sanità (Coa), sono stati registrati 1780 gasi di Aids dal 1 " luglio ^002 al 30 giugno 2003, e 848 nel primo semestre di quest'anno. Dati che dimostrano, secondo Aiuti, che «purtroppo si è arrestato il calo che tanto aveva fatto sperare». Le altre cifre fomite dal Coa riguardano il quadro della malattia, dal suo comparire in Italia, fino alla scorsa estate. Dal 1982, anno della prima diagnosi di Aids nel nostro Paese, al 30 giugno 2003 si sono avuti 51968 casi di malattia conclamata. Nel 77,80Zo dei casi (40411) uomini, nell'1,4% (725) bambini al di sotto dei 13 anni e nel 5,907o (3056) stranieri. Nello stesso periodo, risultano 33564 i pazienti morti a causa della malattia, ma la stima potrebbe essere per difetto dal momento che non è obbligatorio denunciare la morte per Aids. Ai primi posti per numero di casi rimangono Lombardia e Lazio, agli ultimi Basilicata e Molise. «Siamo arrivati alla scadenza delle cambiah», commenta Ferdinando Dianzani, preside della facoltà di medicina del campus biomedico di Roma. E aggiunge che è necessario mettere in atto nuove strategie contro il virus. «Si potrebbero accorpare le terapie tradizionali - propone - con quelle che servono a rinforzare le difese immunitarie. E questo con l'intento non solo di colpire il virus, ma anche di sostenere il sistema immunitario che, da solo, controlla l'infezione». Per mettere a punto nuove strategie, però, occorre denaro e l'Anlaids ha in programma per questo fine settimana una campagna di sensibilizzazione per la raccolta di fondi che finanzino la ricerca e permettano l'acquisto di apparecchiature scientifiche, l'istituzione di borse di studio per giovani scienziati e la creazione di case-alloggio per i malati. Si può contribuire, telefonando al numero verde 800-50.11.88 di Cariasi e in altri modi che si potranno conoscere telefonando allo 06-48.20.999. La giornata di ieri è stata caratterizzata anche dalla polemica. ?er la prima volta, da quando negli Anni '80 è scoppiata anche in Italia l'emergenza Aids, la campagna ministeriale per la prevenzione della malattia non prevede il target specifico delle persone omosessuah e non coinvolge le associazioni gay. Lo denuncia Arcigay: «La prevenzione è bloccata, le nuo ve infezioni no. Il ministero si assume una responsabilità gravissima: il silenzio produce morte». «E' grave e ingiustificato commenta il presidente nazionale Arcigay, Sergio Lo Giudice - che, mentre stiamo assistendo ad un incremento percentuale della diffusione dell'Aids per via sessuale, anche relativamente ai rapporti omosessuah, il ministero decida di non prevedere, contrariamente a un suo preciso dovere, iniziative espressamente rivolte alla popolazione gay. La prevenzione è bloccata, le nuove infezioni no. Il ministero si assume una responsabilità gravissima: il silenzio del governo significa una condanna a morte per tanti giovani». Secondo il Rapporto semestrale dell'Istituto Superiore di Sanità, nel primo semestre 2003 i nuovi casi di Aids registrati, dovuti a rapporti omosessuali, sono stati il 18'ft del totale. Nel corso degli Anni '90, la percentuale era scesa al di sotto del 1507o. L'aumento percentuale, che si accompagna a quello della diffusione per via eterosessuale (4I,l0Zo del 2001 rispetto al 38,5 del 2002), deriva soprattutto dal decremento dei casi collegati alla tossicodipendenza e alle altre «categorie di esposizione», quali emofiliaci e politrasfusi. LA MALATTIA IN ITALIA I casi diagnosticati nei primi 6 mesi del 2003 roì I casi di malattia conclamata ^51.968 i dal 1982 al 2003 ■ il morti dal 1982 153.304 al giugno 2003 ^ I casi di bambini malati fino al giugno 2003 SITUAZIONE REGIONE PER REGIONE PERIODO: LUGLIO 2002-GIUGNO 2003 Incidenza dei casi ogni 100 mila abitanti Lombardia i 4. ■S| Lazio |Sardegna ^Liguria ^j Emilia Romagna f j|Piemonte iToscana lUmbria Marche Valle d'Aosta ^Sicilia Abruzzo Puglia Trentino Aito Adige Veneto Campania Calabria Friuli Venezia Giulta: ;Basi!tcata sMolise

Persone citate: Ferdinando Dianzani, Fernando Aiuti, Sergio Lo Giudice