Pisanu: smantellata la rete dei terroristi Ne prenderemo altri

Pisanu: smantellata la rete dei terroristi Ne prenderemo altri IL MINISTRO DELL'INTERNO DA BRUXELLES CONFERMA L'OPERAZIONE Pisanu: smantellata la rete dei terroristi Ne prenderemo altri «Da gennaio già 71 in manette con l'accusa di progettare attentati» «Ma non confondiamoli con i 17 milioni di islamici pacifici nella De» Maria Maggiore BRUXELLES Stanno andando bene le indagini sulla cellula di reclutamento per kamikaze, scoperta a Milano nelle scorse ore. Tanto bene che il ministro Giuseppe Pisanu, di passaggio a Bruxelles per un Consiglio Affari intemi europei, non esclude che «ci saranno sviluppi nei prossimi giorni con consistenti risultati». Insomma nuovi arresti, grazie anche alle numerose perquisizioni effettuate durante tutta la giornata di ieri. Una pista potrebbe venire da Torino dove sono stati arrestati ventotto marocchini legati al traffico di droga, un business sempre di più a braccetto secondo il ministro - con il terrorismo intemazionale. «E' solo una mera ipotesi investigativa» e sono in corso «ulteriori atìcertamenti' sui 28 maghrebini arrestati più le otto persone denunciate a piede libero, ma non escludo che il traffico di stupefacenti possa servire a finanziare organizzazioni terroristiche». Giuseppe Pisanu, nella sua veste di presidente di turno dell'Unione, arriva nella sala stampa del Justus Lipsius con due foglietti letti con cura prima di riprendere i lavori. Sembra un bollettino di guerra, quella che l'Italia sta sferrando contro il terrorismo intemazionale. Vengono confermati tre arresti eseguiti dai Ros di Milano tra la capitale lombarda e la città tedesca di Amburgo, sul Baltico. Si tratta del tunisino di 33 anni Bouyahia Maher Ben Abdelaziz noto come Abu Dhar Al Tunsi, tenuto per il momento al Centro di Prima Accoghenza di via Gorelli a Milano. Poi Housni Jamal detto Jamal Al Maghrebi, marocchino di 20 anni e l'algerino trentenne, Abderrazak Madijoub, preso in Germania dai Ros e dalla polizia locale. Una quarta persona Ali Ben Sassi, detto Ah il Tunisino, già in stato di fermo dal 22 novembre, resta in carcere a Milano con l'accusa di terrorismo intemazionale. Infine altri due sono ricercati: una donna tunisina di 42 anni, Bentiwaa Farida Ben Bechir, residente a Padova, da dove sarebbe scappata probabilmente in Tunisia poco prima della retata dei carabinieri. E l'iracheno Mahamad Majid, noto come Mullah Fouad, scappato da Parma probabilmente in Siria. Sarebbe proprio lo sceicco Fouad l'anima dei kamikaze italiani, il punto di riferimento della cellula di Milano. I sei avrebbero reclutato giovani da mandare in un campo di addestramento nel nord-ovest dell' Iraq, pronti ad entrare in azione nei prossimi attentati. GU sforzi investigativi si concentrano adesso sui flussi finanziari, per capire chi alimentava la cellula dei kamikaze in Italia. L'attenzione sarebbe sulle fonti classiche di credito, banche, istituti più o meno trasparenti nei vari paesi europei e tutta la rete di associazioni umanitarie che raccogde fondi per le popolazioni arabe. Alcune di queste potrebbero coprire organizzazioni terroristiche e la pitparazione degli ultimi attacchi in Iraq e in Turchia. E proprio su questa scia sta lavorando anche il Consiglio dell'Ue. Lo scorso set¬ tembre, a Stresa, i ministri degli esteri dei Quindici hanno deciso di mettere in una lista nera - con l'obbligo di congelare tutti i beni presenti in Europa - una serie di associazioni caritatevoli le cui attività restano dubbiose. Ma il ministro Pisanu, presidente dell'Unione fino a dicembre, ha voluto anche trasmettere un messaggio positivo ai colleghi europei. Da una parte la cooperazione giudiziaria e tra intelligence comincia a dare i suoi frutti sventando gruppi terroristici basati in Europa. Solo in Italia i dati sono inco- raggianti. Dall'inizio dell'anno a oggi sono state arrestate con l'accusa di terrorismo 71 persone, una cifra in continuo aumento rispetto alle 64 del 2002, 33 del 2001 e solo 16 arresti nel 2000. Ma si tratta solo di gruppi estremisti, una minuscola percentuale rispetto ai 17 milioni di islamici presenti nell'Ue. Non solo repressione, anche dialogo. «Non bisogna dimenticarlo - ripete Pisanu - questa gente ha voglia di vivere e lavorare in pace da noi mantenendo la propria identità religiosa e culturale». Occorre quindi sviluppare il dialogo tra religioni, per aiutare l'integrazione dei musulmani nei paesi europei. «Siamo sicuri che dialogare con gli islamici pacifici significa isolare gli estremisti' e' metterli nelle condizioni di non nuocere». L'Italia ha appoggiato quinrdil'appjcavazione dK imprffrtiB&ia^ razione politica dei Quindici sul «dialogo interreligioso». Un «impegno laico degli Stati», secondo Pisanu, per far dialogare le diverse reUgioni presenti in Europa. La reciproca conoscenza, ha osservato, è un mezzo «di integrazione sociale degli immigrati che arrivano nel nostro continente». Per il ministro è necessario «far parlare tra loro i credenti di religioni diverse», in modo «che imparino a conoscersi, a collaborare e a convivere pacificamente». II ministro Giuseppe Pisanu aMcpt Un'immagine dell'attentato terroristico anti-italiano a Nassiriya