Partivano da Milano gli uomini-bomba in Iraq di Fabio Poletti

Partivano da Milano gli uomini-bomba in Iraq LA PROCURA DI MILANO ORDINA CINQUE ARRESTI, TRE SONO STATI ESEGUITI. PER LA PRIMA VOLTA UNA DONNA NELLE INCHIESTE SUL FONDAMENTALISMO ISLAMICO Partivano da Milano gli uomini-bomba in Iraq Sgominata cellula di terroristi, un arresto in Germania. Fugge una tunisina Fabio Poletti MILANO Venivano da Milano cinque kamikaze morti negli ultimi mesi in Iraq. Uno era tunisino, si chiamava Lofti Rihani ed era ricercato dallo scorso ottobre. Un altro si chiamava Kamal Morchidi, era nato in Marocco e il 26 ottobre di quest'anno aveva partecipato all'attentato contro l'hotel Rashid di Baghdad, dove si trovava il sottosegretario Usa alla Difesa Paul Wolfowitz. Ma c'è il sospetto che venissero dall'Italia anche alcuni dei kamikaze morti negli attentati di Casablanca, Riad e di Nassiriya. Lo scrive il giudice Guido Salvini nelle 143 pagine della sua ordinanza contro la cellula milanese di Al Ansar, all'origine dell'arresto di quattro maghrebini mentre altri due, tra i quali una donna, sono ancora ricercati: «E' evidente che quantomeno analoga è la potenziale progettualità operativa degli spostamenti di uomini e risorse, che costituisce il filo unificatore delle indagini sviluppatesi nell'ambito del presente procedimento». In carcere ad Amburgo finisce il trentenne algerino Madijoub Abderrazak, detto lo sceicco. E' considerato uno dei referenti di molte cellule islamiche . attive in Europa. Era già stato I ^XmfitQilo^Kfffspilotte^bre dalla polizia tedesca ma era stato poi rilasciato per mancanza di indizi. A Milano nella notte, "la Digos e i Ros dei carabinieri, arrestano Jamal Housni, 20 anni, marocchino, ufficialmente meccanico,' seguito passo a passo anche durante un viaggio in Turchia dove era andato a consegnare ai fratelli musulmani un telefono cellulare «pulito». In manette anche il tunisino Maher Ben Abdelaziz mentre all'inizio della settimana era stata fermato un suo connazionale, Ali Ben Sassi Toumi, detto Ali il tunisino, impegnato nel settore logistico dell'organizzazione. Due persone sono invece ancora ricercate e forse già all'estero. Il primo è l'iracheno Muhamad Mahjid, alias Mullah Fouad, ufficialmente residente a Parma, da tempo in Siria dove secondo il Sismi gestisce alcuni campi di addestramento dell'or¬ ganizzazione. Latitante anche Bentiwaa Farida Ben Bechir, 42 anni tunisina, scomparsa da Padova nelle scorse settimane. E' la prima donna ad essere finita in un'inchiesta per terrorismo intemazionale anche se il suo è solo un ruolo logistico. Secondo il pùbblico ministero Stefano Dambruoso che ha chiesto il suo arresto e il gip Guido Salvini che lo ha firmato, la tunisina si sarebbe preoccupata di procacciare documenti falsi per i com- ponenti dell'organizzazione. Nel corso di una perquisizione nella sua abitazione, sono stati poi trovati oltre 200 mila euro in contanti, segno che il gruppo aveva una certa disponibilità economica. Tutti sono accusati di «compiere atti di violenza con finalità di terrorismo anche in Stati diversi dall'Italia». Secondo il giudice Salvini, la cellula milanese sarebbe direttamente alle dipendenze dell'emiro Krekar, le¬ gato al gruppo di Al Tawid alla cui guida ci sono alcuni dirigenti di Al Qaeda. Dalle numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, dalle perquisizioni avvenute anche nel centro islamico di via Quaranta a Milano, da più di dieci anni nel mirino degli investigatori, emergerebbe un livello non solo di supporto logistico del gruppo transitato dal Nord Jtalia. Scrive il giudice Salvim: «I componenti della cellula acquisivano la disponibilità di luoghi ove ricevere i coassociati ai fini del proselitismo e del successivo invio presso i campi di addestramento». Alla base di queste indagini la collaborazione di alcuni pentiti come il curdoiracheno Amm Mostafa, il somalo Ciise Maxamed e il marocchino Mohamed Daki. Attraverso mezze ammissioni, sono stati loro a fornire gli elementi su cui hanno poi lavora¬ to Digos e Ros, che hanno compiuto decine di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Fino ad avere un quadro delle attività dell'organizzazione. Fino a far ipotizzare al giudice Salvini la possibilità di altri attentati, anche in Italia: «Se, quando e dove e in danno di quale obiettivo questo avverrà, dipenderà dalle contingenze politiche del momento o dalle concrete occasioni e dagli ordini ricevuti. Ma è certo che anche in ragione dei propositi politici-religiosi di guerra a tutto l'Occidente, che il momento della decisione troverà le singole cellule pronte a portare a termine il loro compito». Un compito che in nome della Jihaad islamica, la cellula milanese di Al Ansar sarebbe pronta a svolgere ovunque. Con attentati da realizzare in Iraq ma non solo: «Anche contro un obiettivo italiano in Italia». Gli indagati avevano molto denaro: in una casa trovati 200 mila euro L'altro latitante forse in Siria dove gestirebbe campi di addestramento