ZAHI HAWASS «L'Egitto rivuole indietro reperti e statue rubati»

ZAHI HAWASS «L'Egitto rivuole indietro reperti e statue rubati» A TORINO IL SOVRINTENDENTE DELLE ANTICHITÀ' EGIZIANE E DIRETTORE DELLA PIANA DI GiZA ZAHI HAWASS «L'Egitto rivuole indietro reperti e statue rubati» colloquio Marco Zatterìn PERSINO Hitler, a un certo punto, convenne che fosse il caso di restituire il busto di Nefertiti all'Egitto. I suoi funzionari condussero una laboriosa trattativa con gh emissari del Cairo. Poi, all'ultimo istante, qualcuno suggerì al dittatore nazista di andare a vedere l'opera prima dell'addio definitivo. Fu un colpo di fulmine. Il Fuhrer rimase stregato da quell'immagine fantastica, dalla beUissima e misteriosa regina che aveva attraversato lo spazio e il tempo per trovare un posto in una teca berlinese. L'affare sfumò senza possibilità d'appello e da allora la proprietà non è mai stata messa in dubbio. Sino a che è arrivato «l'ultimo faraone» e la partita si è riaperta. «E' stato un furto, un inganno», rilancia Zahi Hawass, sovrintendente generale alle Antichità Egizie. H colpevole si chiamava James Simon, era un commerciante tedesco che all'inizio del secolo scorso finanziò gh scavi che condussero l'archeologo Ludwig Borchardt a ritrovare lo straordinario pezzo. Temendo che le autorità locali gh vietassero di portarlo fuori dal Paese, l'uomo lo contrabbandò senza pensarci due volte. «Lo prese nel museo del Cairo e lo coprì di fango, così lo trasportò di nascosto in Germania», ricorda l'archeologo egiziano, 56 anni, stella del piccolo schermo, «l'ultimo faraone» secondo i suoi ammiratori. Per questo, assicura, Nefertiti deve tornare a casa al più presto. E deve farlo in buona compagnia. Hawass chiede indietro tutti quelli che lui chiama «reperti unici», perché «i pezzi che non hanno eguali devono essere esposti insieme con il resto delle collezioni in Egitto». La regina di Amama è la prima della lista, ma l'archeologo più famoso del pianeta vuole anche la stele di Rosetta dal British Museum, lo Zodiaco di Benderà custodito al Louvre, il busto di Akhnaton da Boston e la statua di Hemiunu da Hildeshiem, in Germania. «Quattro di questi cinque pezzi sono rubati», sottolinea, pronto ad allungare l'elenco: «Voghamo tutto quello che è stato trafugato: abbiamo già avviato un'azione diplomatica per riottenre 280 pezzi acquisiti illegalmente. Ma ci sono anche altre cose, come i rihevi tolti dalle pareti deUe tombe ed esposti nei musei che andrebbero ricollocati nel contesto originale». Poche settimane fa con un volo di sola andata da Atlanta è atterrata al Cairo la mummia di Ramses I, nonno del celeberrimo Ramses E. In arrivo sono anche alcuni pezzi di muro della tomba di suo figlio, Sethi I. Hawass, però, punta tutto sul restyling del nuovo Museo Egizio della capitale, e invoca i «magnifici cinque» per almeno tre mesi. «La gente di qui, che non viaggia all'estero, ha U diritto di vederli», incalza. Il negoziato è in corso e i nemici del Dottor Zahi, che pochi non sono, avvertono del rischio di non rivederli più. Lui nega; ripete «solo tre mesi, solo tre mesi...», e disegna con ampi gesti nell'aria la mappa su cui intende far svolgere il programma di rilancio di tutto l'apparato museale dell'ex terra dei faraoni. Il piano prevede l'apertura di tredici nuove sedi e un amphamento significativo di quella del Cairo. Un terzo della collezione principale, rivela Hawass, sarà distribuito sul territorio nazionale. «Apriremo a Sharm-el-Sheikh e a Urgada racconta -. Avremo un museo dei mosaici ad Alessandria, e uno dei ritratti nel Fayoum. Rinnoveremo il museo copto e quello islamico». Al Cairo sarà inaugurata un'ala occidentale, cambieranno le luci, le vetrine e il design interno. La promessa è che fra un anno e mezzo tutto sarà pronto. Si terrà una grande festa e, s'augura il sovrintendente, ci dovranno essere anche i anche gh anelati «magnifici cinque», con la coppia NefertitiAkhnaton finalmente ricongiunta. La sua opinione è che i musei debbano cambiare, che la missione principale sia diffondere messaggi e cultura, pensando tanto agli studiosi quanto ai bambini. Rinnovarsi nella tradizione, come si suol dire, argomento che porta il discorso da questa parte del Mediterraneo. «Torino? E' un luogo magnifico», risponde Hawass, deciso nel bocciare la polverosa ipotesi di un trasferimento nella reggia di Venaria. «I musei devono restare nei cuore delle città, dove la gente possa visitarli con facilità. Pensate al Metropolitan di New York o al British Museum, li vedreste in periferia?». Non lo convince ntanche la scusa dei magazzini traboccanti o quella della carenza di sale espositive denunciata dai sovrintendenti. «Di spazio ne hanno a sufficienza. Quanto ai sotterranei pieni è un grave errore. Facciano mostre itineranti. Prestino i pezzi ad altre istituzioni. Ma non li tengano in cantina. E' un vero spreco». I manager di via Accademia delle Scienze hanno imo spunto di riflessione. Un secondo, Hawass lo introduce parlando del palazzo storico della sede torinese che, rileva. «è parte integrante dello spettacolo». Un terzo arriva quando l'archeologo afferma che i pezzi esposti nelle teche di tutto il mondo non appartengono ai musei, ma ne sono soltanto «ospiti». «I monumenti egizi sono un patrimonio universale, ma noi siamo chiamati ad esserne i guardiani. Devono essere trattati con cura, altrimenti siamo costretti ad intervenire». Come? «Chi non rispetta i reperti non potrà più avere a che fare con noi, e quindi non potrà più contare sulla nostra collaborazione scientifica». ÉLÉL I tesori che non ™^ hanno eguali devono essere esposti nel nostro paese. Rivogliamo dal Louvre lo Zodiaco di Dendera e da Boston la statua di Akhnaton. Hitler si innamorò di Nefertiti per questo non ci rese il busto 99 CgtjCL I musei devono ^™ stare nel centro delle città. Se Torino ha poco spazio, ceda alcuni elementi della collezione ad istituzioni che li possano utilizzare Non bisogna esporre le mummie: vorreste che la vostra finisse in una bacheca? 99 TRE DEI PEZZI CONTESI SI TROVANO A BERLINO. LONDRA E BOSTON NEFERTITI Il suo nome significa «la bella che è arrivata». Fu sposa di Akhnaton (1364-1347 a.C), ma ebbe un ruolo che si spinse ben oltre quello della semplice regina. La sua influenza sulla guida politica del regno fu notevolissima. Il suo busto fu ritrovato ad Amarna nel 1912 e trasportato illegalmente a Berlino. Da oltre 80 anni l'Egitto ne chiede la restituzione LA STELE DI ROSETTA Durante la campagna napoleonica in Egitto venne ritrovata a Rashid (Rosetta) una pietra in basalto su cui era riportato un decreto di Tolomeo V in tre lingue: greco, egiziano geroglifico e demotico. Questa permise Jean-Francois Champollion (nel 1822) di individuare la chiave di lettura della scrittura egizia. Si trova al British Museum di Londra AKHNATON Faraone passato alla storia come r«eretico» (1356-1339 a.C.) che introdusse il monoteismo. Alla morte la maggior parte delle sue immagini furono distrutte. Quelle che restano sono strane nella foggia (aveva una rara malattia che ne rendeva le forme allungate) e preziose. Questo esemplare si trova a Boston Zahi Hawass: tra i suoi programmi un ampliamento del museo del Cairo e l'apertura di nuovi musei sul Mar Rosso. Oggi illustrerà le nuove scoperte fatte in Egitto dal suo team in una conferenza nella sala dei 500 al Lingotto