Un razzo contro l'ambasciata italiana a Baghdad

Un razzo contro l'ambasciata italiana a Baghdad MISSILI DELLA GUERRIGLIA CONTRO IL MINISTRO DEGLI ESTERI BRITANNICO STRAW IN VISITA SEGRETA Un razzo contro l'ambasciata italiana a Baghdad L'attacco nella notte, quando i locali erano semideserti. Nessun ferito BAGHDAD Attacco all'ambasciata italiana a Baghdad. Ieri sera alle 23.30 locali (le 21.30 in Italia) un colpo di mortaio o un razzo ha centrato il secondo piano della sede diplomatica, quello in cui si trova la cancelleria. In quel momento c'era pochissima gente, e sono tutti incolumi. Pare ci siano stati però danni materiali. Secondo fonti diplomatiche, il capo della missione italiana, Gian Ludovico de Martino di Montegiordano, al momento dell'esplosione non era in ambasciata. Cinque giorni fa, proprio in un' area vicina alla nostra ambasciata, erano stati intercettati dai militari americani due carretti pieni di verdure trainati da asini che in realtà portavano, ben nascosti, una quarantina di razzi. E al fondo di tutto, è stato trovato un biglietto con minacce. Non c'erano però state conferme che il bersaglio fosse proprio la rappresentanza diplomatica italiana a Baghdad. Ieri la guerriglia irachena ha attaccato con missili anche Jack Straw, il ministro degli Esteri britannico arrivato in gran segreto a Baghdad quando, nella notte fra martedì e mercoledì. I missili hanno raggiunto l'area del quartier generale della coalizione sulle rive del Tigri dov'era alloggialo. Sebbene i danni agli edifici colpiti siano stati limitati, la coincidenza fra la presenza di Straw - peraltro non annunciata - e l'attacco lascia intendere che i fedelissimi di Saddam Hussein continuano a possedere una solida struttura logistica e buone fonti nella capitale. L'episodio ricorda quanto avvenne lo scorso 26 ottobre, quando una ben più numerosa raffica di missili venne lanciata contro l'hotel Rashid, dove si trovava il vice capo del Pentagono Paul Wolfowitz, causando la morte di un ufficiale americano. Commentando l'attacco, Straw - che poi si è recato a Bassora in visita al quartier generale del contingente britannico - ha detto di non aver «neanche sentito le esplosioni» ammettendo però che le condizioni di sicurezza «restano molto difficili». La via della stabilizzazione per Straw passa attraverso il trasferimento dei poteri: «Più responsabilità gli iracheni avranno nel costruire il loro futuro, meno saranno coloro che sceglieranno la via del terrore». Nel tentativo di scompaginare la rete della guerriglia le forze alleate danno la caccia a Izzat Ibrahim al-Douri, l'ex vice di Saddam e responsabile del Nord, che dopo la caduta di Baghdad sarebbe divenuto il «cervello» degli attacchi condotti alle forze della coalizione. Al-Douri è inseguito da una taglia di 10 milioni di dollari ma continua a sfuggire grazie a numerose qomplicità locali. Per fare terra bruciata attorno a lui, il comandante americano in Iraq, John Abizaid, ha ordinato l'arresto della moglie e della figlia. L'operazione è stata affidata a unità della IV divisione di fanteria che operano a ^amarra - circa 100 chilometri a Sud dì Baghdad - e mira a mettere al-Douri alle strette, obbligandolo alla resa. Paul Bremer, capo dell'ammini¬ strazione militare, assicura che «la guerriglia è stata indebolita» ma il suo predecessore, l'ex generale Jay Gamer, lo ha chiamato pubblicamente in causa per una serie di errori commessi nella gestione del dopoguerra. La principale accusa di Gamer a Bremer è di aver «mandato a casa l'esercito regolare di Saddam Hussein trasformando un milione di uomini poco coinvolti nel regime del Baath in potenziali reclute della guerriglia a causa della pressante necessità di danaro». Gamer fa autocritica anche sul proprio operato: «Tomando indietro mi comporterei in maniera diversa, avremmo avuto bisogno di più fanteria nelle città, di più soldati in Iraq e di un trasferimento più veloce dei poteri nelle mani degli iracheni. Ma siamo stati colti di sorpresa dalla rapida fine della campagna militare». Da Washington il Pentagono ha intanto reso noto di aver versato un milione e mezzo dollari a famiglie irachene che hanno lamentato la perdita di parenti o il danneggiamento di proprietà a causa di «errori» della coalizione. Sono 10.402 le richieste accettate e pagate e le autorità militari sperano che il versamento del rimborso - fatto in ottemperanza a una norma della legge islamica - consenta di evitare che i danni causati fomentino l'insoddisfazione e la rabbia di cui si serve la guerrigliaper continuare a reclutare. ' fm. me] Il capo della missione Gian Ludovico de Martino di Montegiordano in quel momento era fuori sede Colpito il secondo piano dell'edificio dove si trovano i locali della cancelleria Il carretto delle verdure che nascondeva 30 razzi abbandonato in Una strada vicino all'ambasciata italiana